Imballaggi, all’Italia il primo round con l’UE
Lo scontro in atto in Europa sul nuovo Regolamento sugli imballaggi tocca molto da vicino l’Italia, che da anni investe sul riciclo e verrebbe fortemente penalizzata dalla versione originaria del Regolamento europeo che favorisce, invece, il riuso. L’ultima parola sarà quella del Consiglio UE il prossimo 18 dicembre. Analizziamo la situazione.
L’aumento degli imballaggi – Tutto parte dal sensibile aumento dei rifiuti da imballaggio, che negli ultimi dieci anni sono aumentati di circa il 20%. Per correggere questo trend, la Commissione europea, lo scorso anno, ha presentato una proposta di regolamento che pone dei drastici limiti all’utilizzo degli imballaggi – carta, cartone, plastica, vetro – e mette al bando il packaging monouso. Il punto nodale è che il regolamento, di fatto, manda in archivio l’economia circolare, basata sul riciclo, sostituendola senza appello con un’economia basata sul riuso dei contenitori.
La situazione italiana – Il problema è che invece l’Italia investe da 25 anni sull’economia circolare, basata sul riciclo, ed è diventata leader di questo processo. Più in particolare, dal 2001 al 2021, in Italia sono stati effettuati investimenti per 7 miliardi sulla raccolta differenziata ed altri 4 miliardi sul recupero dei materiali di scarto. Dunque, le conseguenze del regolamento in esame sarebbero particolarmente pesanti per il nostro tessuto produttivo, e non solo per le aziende appartenenti al settore dell’imballaggio, ma per intere filiere nei settori agroalimentare, ortofrutticolo, vinicolo. Secondo le associazioni di categoria, il regolamento in discussione potrebbe andare in qualche modo a danneggiare il 30% del PIL italiano. Da evidenziare, inoltre, che il passaggio da riciclo a riuso, potrebbe anche non essere indolore. Infatti, a titolo di esempio, si sostiene che questo passaggio porterebbe ad un aumento del trasporto su gomma, aumenterebbe gli stoccaggi degli imballaggi da riutilizzare e, comunque, implicherebbe per le nostre aziende investimenti di riconversione industriale per miliardi.
La posizione dell’Europarlamento – Grazie anche alla decisa opposizione italiana al Regolamento sin qui descritto, l’Europarlamento di recente ha preso sul Dossier imballaggi una posizione decisamente più morbida rispetto a quello della Commissione. Più in particolare, il Parlamento, riconoscendo pienamente la validità del riciclo come strumento di tutela ambientale, ha previsto che i paesi che raggiungeranno nei prossimi tre anni l’85% del riciclo degli imballaggi saranno esentati dagli obblighi di riuso degli stessi. Da sottolineare con un certo orgoglio, che in Italia la percentuale di riciclo degli imballaggi si attesta già intorno al 73%, con picchi di oltre l’80% per la carta e per il vetro.
Conclusioni – Con la posizione dell’Europarlamento è stata vinta una prima battaglia contro un’idea di sostenibilità ambientale del tutto indifferente alle ricadute economiche sociali ed occupazionali, con l’aggravante che questa idea di transizione, del tutto ideologica, si macchia della gravissima colpa di ostacolare in qualche modo una transizione equilibrata, non generatrice di shock economici e sociali insostenibili. Tuttavia, non è stata ancora vinta la guerra perché il 18 dicembre il Consiglio d’Unione Europea prenderà la sua posizione sul dossier imballaggi e allora la guardia deve continuare ad essere molto alta.
[NdR – Fonte Teleborsa.it che si ringrazia per la collaborazione – Andrea Ferretti è docente al Master in Scienze economiche e bancarie europee LUISS Guido Carli]
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