Diritti Umani, una lunga marcia

Si celebra oggi la Giornata mondiale dei Diritti Umani. Esattamente settantacinque anni fa, il 10 dicembre 1948, le Nazioni Unite adottarono la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, un documento basilare che enuncia i diritti fondamentali e le libertà di tutti gli esseri umani.

Nacque al termine della Seconda guerra mondiale, dopo un ripensamento della coscienza umana mondiale, generata non solo dall’appena terminato orrore che aveva visto anche l’Olocausto, ma anche dall’aver preso atto del fallimento della Società delle Nazioni, organismo a cui la neonata ONU cercava di sostituirsi.

Nei suoi 30 articoli si dettagliano i “diritti e le libertà fondamentali” dell’individuo, sottolineando il loro carattere universale, inalienabile e applicabile a tutti gli esseri umani.

Adottata come “standard comune di realizzazione per tutti i popoli e tutte le nazioni,” questa dichiarazione impegna le nazioni a riconoscere l’uguaglianza di tutti gli esseri umani, dichiarando che sono “nati liberi ed eguali in dignità e diritti,” indipendentemente dalla loro “nazionalità, luogo di residenza, sesso, nazionalità o etnia, origine, colore, religione, lingua o qualsiasi altro status.”

Riecheggia in molti punti altri documenti storici che possono essere considerati i suoi antenati, ad iniziare dalla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino del 1789 con la quale condivide alcuni principi fondamentali ma anche alcune differenze significative, a dimostrazione di come centocinquanta anni dopo la Rivoluzione Francese si sentisse ancora il bisogno di ribadire diritti e libertà dell’Uomo che erano stati riconosciuti come degni di tutela due secoli prima.

Troviamo, ad esempio, presenti in entrambi i documenti il diritto alla libertà personale e la protezione dalla detenzione arbitraria; entrambi promuovono il principio dell’uguaglianza di fronte alla legge e vietano la discriminazione nonché il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione.

Una prima profonda differenza la troviamo laddove la Dichiarazione del 1948 include il diritto all’istruzione, stabilendo che “l’istruzione è diritto di ogni uomo” nell’articolo 26. Questo diritto non è esplicitamente menzionato nella carta del 1789 che, allo stesso modo non include il diritto al lavoro e alla protezione contro la disoccupazione e il diritto a un tenore di vita adeguato che troviamo nella carta del 1948 che all’articolo 25, stabilisce che “ognuno ha diritto a un tenore di vita sufficiente a garantire la sua salute e il suo benessere.” Si tratta di specchi dei tempi.

La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani è considerata un “documento fondamentale” scritta in un “linguaggio universalista,” che evita qualsiasi riferimento a una specifica cultura, sistema politico o religione e si colloca come strumento per lo sviluppo del diritto internazionale in materia di diritti umani. È inoltre considerata il primo passo verso la formulazione della Carta internazionale dei diritti umani, completata nel 1966 ed entrata in vigore nel 1976. Benché non sia giuridicamente vincolante, i suoi principi sono stati elaborati e incorporati nei trattati internazionali successivi, negli strumenti regionali sui diritti umani, nelle costituzioni nazionali e nei codici delle nazioni democratiche.

Tutti i 193 stati membri delle Nazioni Unite hanno ratificato almeno uno dei nove trattati vincolanti influenzati dalla Dichiarazione, con la stragrande maggioranza che ha ratificato quattro o più di essi e, come detto, anche se è generalmente riconosciuto che la Dichiarazione non ha forza giuridica e non fa parte del diritto internazionale consuetudinario, vi è un consenso diffuso sul fatto che molte delle sue disposizioni siano vincolanti e parte del diritto internazionale consuetudinario al punto di porsi come base per quella che è stata la creazione delle Corti di Giustizia che perseguono i crimini di guerra e i reati contro l’umanità.

In ogni caso, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani ha esercitato un impatto notevole sugli sviluppi legali, politici e sociali a livello globale e nazionale, come dimostrato dalle sue 530 traduzioni, il numero più alto per qualsiasi documento nella storia.

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