EU, la mappa delle Smart city
Le città del futuro saranno sempre più “smart”, lo prevedono le principali società di consulenza IT, da IBM a Gartner e IDC. Ma nel concreto come si stanno muovendo le città europee su questo fronte? Per rispondere a questa domanda, la Commissione per l’Industria, la ricerca e l’energia del Parlamento europeo (ITRE) ha messo a disposizione dei cittadini un documento liberamente scaricabile, “Mapping Smart Cities in EU”, in cui s’illustrano lo stato dell’arte e i progressi sinora raggiunti.
Lo studio definisce “smart” le città che risolvono i problemi della collettività con soluzioni IT sviluppate con il coinvolgimento e la partecipazione di tutti gli stakeholder (portatori d’interesse in italiano). La loro importanza è riconosciuta a livello nazionale (pensiamo per esempio all’Agenda Digitale Italiana) ma anche comunitario: le smart cities rientrano, infatti, negli obiettivi strategici di lungo termine che l’UE ha definito nel piano “Europe 2020”. In particolare, le iniziative giudicate pertinenti con questo obiettivo sono tese a creare occupazione e riguardano i seguenti ambiti: innovazione e R&S (ricerca e sviluppo), istruzione, energia (con particolare attenzione alle fonti rinnovabili), lotta alla povertà e iniziative di inclusione dei soggetti emarginati, rilancio dell’economia attraverso lo svolgimento di attività sostenibili non solo per il business, ma anche per l’ambiente e la società civile.
All’interno dello studio “Mapping Smart Cities in EU” sono presenti i centri urbani (suddivisi in tre fasce in base alla popolazione, dai 100mila abitanti in su), che negli ultimi si sono dimostrati più sensibili sul tema smart cities. Dall’analisi dei dati si scopre che le città più virtuose – ossia quelle che hanno promosso il maggior numero di buone azioni a beneficio dell’ambiente, dell’economia e della cittadinanza – sono: Amsterdam (Olanda), Barcellona (Spagna), Copenaghen (Danimarca), Helsinki (Finlandia), Manchester (Gran Bretagna) e Vienna (Austria). Quanto all’Italia, vanta assieme a Inghilterra e Spagna il primato di essere il Paese a maggiore concentrazione di città intelligenti, con Milano e Firenze a fare da apripista. Il Belpaese si distingue, inoltre, per le iniziative di smart mobility e smart gorvenance (nel report si cita come esempio il progetto “Burocrazia! Diamoci un taglio” per incoraggiare PA e cittadini a utilizzare strumenti digitali).
Come prevedibile, sono le grandi città a registrare indici “smart” tendenzialmente più alti rispetto a quelle di piccole e medie dimensioni, in quanto queste ultime sono soggette a maggiori vincoli in termini di budget e risorse da stanziare. A causa di questi limiti strutturali di ordine economico, burocratico e organizzativo, le amministrazioni locali sono costrette a rinunciare loro malgrado a ben due progetti su tre.
L’obiettivo cui auspica l’EU è arrivare da qui ai prossimi sette anni al maggior numero di centri urbani innovativi, avanzati e sostenibili. Ce la faremo?