Cronache dai Palazzi
Il 2024 dovrà necessariamente rappresentare una svolta per vari fattori e sotto diversi punti di vista. Gli appuntamenti più importanti dell’anno appena inziato sono il G7e le Europee. A proposito di campagna elettorale la premier Meloni apre inoltre ad un confronto televisivo con la leader dem Elly Schlein: si attende il duello tv. “Sarebbe un bel test democratico”, ha affermato Meloni.
La presidente del Consiglio affronta la conferenza stampa di inizio anno a viso aperto, rispondendo ad oltre quaranta domande. Molti i nodi da sciogliere durante questo 2024. “È obiettivo centrale del governo fare quest’anno la riforma della burocrazia e della giustizia, che sono i due pezzi del sistema che in primo luogo scoraggiano gli investimenti”, ha chiarito la premier Meloni ai giornalisti. E poi ancora il premierato e l’autonomia. Diventano inoltre più concreti gli obiettivi del Pnrr per quanto riguarda gli interventi annuali sulla concorrenza, oltreché provvedere a risanare i gap italiani sugli investimenti esteri in quanto siamo tra gli ultimi Paesi del G7: al posto 58 su 190 nella classifica della Banca mondiale.
Per quanto riguarda il capitolo privatizzazioni “il governo intende muoversi con una riduzione delle quote in partecipate che non riduce il controllo pubblico, come Poste, oppure con l’entrata di privati con quote minoritarie, come in Ferrovie. Sono passaggi complessi e la tempistica non dipende solo da me”, ha puntualizzato la premier.
A proposito del ritardo italiano sulle concessioni balneari “l’appello del presidente non rimarrà inascoltato e occorrerà valutare con i partiti della maggioranza l’opportunità di interventi chiarificatori sulla materia, ora l’obiettivo è una norma che ci consenta di mettere ordine alla giungla di interventi e pronunciamenti e di un duplice confronto con la Commissione europea con il duplice obiettivo di scongiurare la procedura di infrazione e dare certezza agli operatori”. Un obiettivo che fa parte del pacchetto degli interventi annuali sulla concorrenza, argomento sottolineato per l’appunto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e tra i nodi da sciogliere nel 2024. Il 30 dicembre 2023 il capo dello Stato ha promulgato la legge sulla Concorrenza 2022 ma solo perché la legge rientrava tra gli obiettivi del Pnrr da conseguire entro il 2023. Il presidente Mattarella ha comunque rivolto una lettera ai presidenti delle Camere e alla presidenza del Consiglio affinché siano apportati dei correttivi alla proroga di 12 anni. Lo scorso 16 novembre la Commissione europea ha a sua volta dato due mesi al governo italiano per rispondere alle istanze europee, pena il deferimento alla Corte di Giustizia. In scadenza il 31 dicembre 2023, le concessioni balneari sono state prorogate di un anno prevedendo indennizzi per il concessionario uscente. L’obbligo di gara pubblica è scattato nel 2020 con uno stop dell’Ue del Consiglio di Stato nel 2021.
Il governo sembra a sua volta finalmente pronto ad approvare una norma che presupponga una gara per le concessioni balneari, con regole nuove sulla concorrenza. Oltre all’intervento del capo dello Stato sono due i fattori che rafforzerebbero la consapevolezza della necessità di un intervento sui balneari. In primo luogo, da quest’anno un sindaco o un magistrato potrebbe disapplicare la normativa vigente appellandosi alla normativa europea, pretendendo l’avvio delle gare e aprendo di fatto un caos legislativo che finirebbe per danneggiare l’intero settore riducendolo ad un far west. Alcune gare sono già state bandite. In secondo luogo, con un nulla di fatto, la Commissione europea potrebbe girare la materia alla Corte di Giustizia europea che a sua volta potrebbe riservare all’Italia una multa pesante, da decine di migliaia di euro al giorno, che dovrebbe pagare il Mef e quindi in pratica tutti i contribuenti. Oltre ovviamente al macigno di un’ennesima procedura di infrazione. Di fatto occorre procedere alla stipulazione di nuove regole che siano in linea con la direttiva Bolkestein sulla concorrenza, in quanto il nostro Paese non ha mai provveduto ad un reale allineamento. Un testo che tutelerebbe gli attuali titolari di concessioni (conferendo quindi un valore agli investimenti fatti o altri criteri) è stato già discusso in maniera informale con gli uffici della Commissione, disposta all’approvazione di una legge che comprenda sia il diritto alle gare che i diritti maturati dai titolari di aziende balneari. “Che si debba risolvere un problema è chiaro”, ha dichiarato il vicepremier Antonio Tajani, puntualizzando: “La direttiva Bolkestein ha creato una serie di problemi forse bisognava intervenire differentemente durante l’iter legislativo, magari escludendo – vista la situazione particolare – balneari e ambulanti, però la norma c’è e bisogna trovare una soluzione che permetta di rispettare il diritto internazionale e tutelare le imprese”. Il ministro degli Esteri ha inoltre aggiunto che “il governo è al lavoro, anche con una mediazione europea. Credo che bisogna trovare un compromesso che permetta di rispettare le decisioni della giustizia europea e italiana e anche di tutelare balneari e ambulanti. Una buona soluzione che ci consenta di rispettare le regole, che vanno comunque rispettate”.
La presidente del Consiglio difende inoltre la riforma del premierato e non contempera i rischi di un eventuale referendum che non è scontato rafforzi le sorti del governo. Inoltre non è assicurato che un premier eletto direttamente dal popolo non entri in concorrenza con il ruolo superpartes del presidente della Repubblica, che l’esecutivo dice comunque di voler preservare. Il premierato è una forma di governo che rafforza i poteri del primo ministro con l’obiettivo di rendere più stabile l’esecutivo ed è al centro della riforma della Costituzione proposta dal Centrodestra. L’esecutivo ipotizza inoltre l’elezione diretta del presidente del Consiglio da parte dei cittadini e, se il premier dovesse cadere, la riforma prevede che sia nominato un successore, scelto esclusivamente tra i parlamentari eletti tra le fila della maggioranza.
In sintesi i paletti di Palazzo Chigi. A proposito di migranti: “Non siamo soddisfatti del lavoro”; per quanto riguarda il Mes, bocciato dal Parlamento, le posizioni sono complesse ma rivendicate: “È stato un errore sottoscrivere una modifica del Trattato, come ha fatto Giuseppe Conte. Penso che il Mes sia uno strumento obsoleto, lo si può trasformare in qualcosa di più efficace”, ha dichiarato Meloni.
A proposito della cosiddetta “legge bavaglio” la premier non l’avrebbe proposta, pur considerando equilibrata la soluzione raggiunta dal Parlamento. Dopo il sì della Camera ora si attende la controprova del Senato. La “legge bavaglio” impedisce la pubblicazione integrale delle ordinanze di custodia cautelare.
Sul Patto di Stabilità appena approvato: “Sono soddisfatta, anche se non è quello che volevo”, ha affermato Meloni. E per quanto riguarda la cosiddetta maggioranza Ursula a Bruxelles “io lavoro per costruire una maggioranza alternativa, di sicuro mai sarei disponibile ad accordi con la sinistra”, dice la premier.
Altro nodo al pettine gli extraprofitti delle banche: “Mi fa sorridere che i primi a criticare il primo governo che ha avuto il coraggio di tassare le banche sono quelli che alle banche hanno preferito fare regali miliardari”, ha ammonito Meloni rivolgendosi al Pd, e ai “salvataggi diretti”, e al M5S “cintura nera di aiuti alle banche”. Meloni inoltre sottolinea: “L’operazione è per noi win-win, da una parte c’è l’ipotesi di pagare subito la tassa l’altra ipotesi è il rafforzamento del capitale. Dobbiamo riconoscere il coraggio e finora i cittadini italiani hanno mostrato di capire”.
Al centro del dibattito anche le politiche per le donne: “Non accetto che la maternità possa precludere altre opportunità”, in sostanza “l’obiettivo è costruire gli strumenti per conciliare lavoro e maternità”, ha sottolineato Giorgia Meloni.
Ed ancora Superbonus e sostegno alle imprese. Appalti Anas per cui “bisogna attendere la magistratura”; per Palazzo Chigi, inoltre, “le intercettazioni fanno riferimento al precedente governo” ed “è un errore trasformare un caso come questo in un caso politico”. In sostanza per la premier il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini “non” deve “riferire in Aula”.
Sul fronte internazionale e globale non si possono ovviamente trascurare i conflitti in corso in Ucraina e Medio Oriente; la situazione economica mondiale e nazionale, concorrenza e investimenti.
La realizzazione del Pnrr, eventuali nuove tasse e nuovi tagli alla luce del nuovo Patto di Stabilità, sono infine tra le questioni più scottanti alle quali far fronte nel corso del nuovo anno appena iniziato. Il primo obiettivo dei prossimi sei mesi: “Abolire la povertà”, ha decretato la premier.
Infine l’economia sembra essere ripartita: inflazione in calo e più potere di acquisto da parte degli italiani; aumenta anche il tasso di risparmio nonostante gli allarmi sui rincari annunciati dalle associazioni dei consumatori.
Nuova frenata a dicembre per l’indice dei prezzi, ai minimi dal 2021. E dopo la fase critica iniziata a fine 2022 si avvertono dei segnali di recupero per i bilanci familiari. La discesa positiva dell’inflazione e quindi il movimento dell’indice annuo dei prezzi al consumo che un anno fa sfiorava il 12% continua a scendere. A dicembre, secondo le stime preliminari dell’Istat, il suddetto indice è calato dallo 0,7% allo 0,6%, il livello più basso da febbraio 2021. Un indice tra l’altro molto al di sotto del 2,9% medio della zona euro. Insieme al Belgio il nostro Paese registra il più basso tasso di inflazione tra i venti che adottano l’euro. In Francia l’inflazione è salita dal 3,9% al 4,1%, come anche in Germania dove dal 2,3% ha raggiunto il 3,8%.
In definitiva in Italia calano i prezzi dei beni energetici – che aumentano dell’1,2% rispetto all’impennata del +50,9% del 2022 – e accelera il comparto alimentare in quanto si registra un’accelerazione della crescita media annua: +9,8% dal +8,8% del 2022. Sulla base delle stime preliminari il trascinamento dell’inflazione al 2024 è pari a +0,1%. Commentando questi dati, il Codacons ammonisce: “Il rialzo di prezzi e tariffe che ha colpito tutti i settori nel 2023 è costato in media 1.796 euro a famiglia a titolo di maggiore spesa annua”. In pratica “considerata la totalità delle famiglie italiane si tratta di una maxi-stangata da complessivi 46,3 miliardi di euro in un solo anno”.
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