Il suono del silenzio

Esattamente sessant’anni fa, il 10 marzo 1964, Paul Simon e Art Garfunkel registrarono The sound of silence, una delle loro canzoni più celebri e tema della seconda metà degli anni Sessanta che ancora oggi resta un classico intramontabile non solo della musica ma anche del costume.

Chi non la ascoltò nella sua prima edizione, probabilmente la ricorda come il pezzo usato per i titoli di testa del film Il Laureato, altra icona di un decennio irripetibile non solo a livello musicale. All’inizio del film, la musica e parole di Simon, magistralmente interpretate con Garfunkel, accompagnano l’arrivo del protagonista, l’allora giovanissimo Dustin Hoffman che era ancora inconsapevole della sua storia con Ms. Robinson a cui è dedicato un altro pezzo celeberrimo del duo.

Il brano, con il titolo The sounds of silence, venne registrato per il primo LP della copia che, fino ad allora, si era esibita con il nome di Tom and Jerry dai due personaggi dei cartoni animati. Il loro l’album di debutto in studio dal titolo Wednesday morning 3.00 A.M. fu un flop nei negozi.

Al top delle vendite c’erano due dei più importanti album del quartetto di Liverpool; A hard day’s night e Meet the Beatles. Nelle hit parade troviamo Luis Armstrong con Hello Dolly, le Supremes di Diana Ross, i Beach Boys e gli Animals, con House of the rising sun, che cercavano di offrire alternative ai FabFour, ma anche Bob Dylan e Roy Orbyson con Pretty Woman, rilanciata dal film con Julia Roberts.

Difficile quindi affermarsi alla loro prima uscita per i due allora poco più che ventenni provenienti da New York. Simon si prese un periodo sabbatico in Inghilterra e Garfunkel riprese gli studi.

Il pezzo, per fortuna del pubblico venne ripreso. Fu il produttore Tom Wilson (o secondo alcune fonti addirittura Bob Dylan) ad avere l’idea di incidere delle parti di basso, chitarra elettrica e batteria. Il giorno di Capodanno del 1966, il pezzo, che aveva perso la “s” del titolo, raggiunse il primo posto della classifica americana, favorendo l’uscita del secondo album del duo, dal titolo The sounds of silence, che contiene una serie di altri capolavori, come Kathy’s song, I am a rock, Homeward bound. Il disco affronta temi come l’incomunicabilità, l’alienazione giovanile, la solitudine così come proprio la canzone di cui oggi si celebra il compleanno.

Si può dire che da quel momento nacque la fortuna della canzone e quella di un duo che si è mantenuto ai vertici del successo per oltre un ventennio con pezzi passati veramente alla storia non solo della musica.

Sounds of Silence di Simon & Garfunkel è una canzone che può essere interpretata in vari modi, e il suo significato può essere soggettivo. Paul Simon, l’autore della canzone, ha fornito diverse interpretazioni nel corso degli anni. La canzone è stata scritta negli anni ’60, un periodo di profondi cambiamenti sociali e culturali negli Stati Uniti.

Il brano si offre a forse troppe possibili interpretazioni. È stata vista come una riflessione sull’isolamento e sulla mancanza di comunicazione nella società moderna. Il “suono del silenzio” rappresenta una mancanza di connessione e comprensione tra le persone. Altre interpretazioni la vedono come una critica alla superficialità e alla mancanza di autenticità nella società. Il “neon” e la “luce tenue” possono simboleggiare la superficialità che copre l’essenza di persone che sentono senza ascoltare o parlano senza dire; sembra quasi offrano un’anteprima della società di internet.

In base alle circostanze storiche degli anni ’60, alcuni l’hanno interpretata come una riflessione sul rapido cambiamento culturale e sociale dell’epoca, con il silenzio rappresentante una perdita di valori tradizionali mentre, a livello più personale, la canzone può anche riflettere l’isolamento e la solitudine di un individuo.

Simon stesso ha dichiarato che la canzone rifletteva la sua sensazione di isolamento e la difficoltà di comunicare. Ma visto il risultato e di come ancora oggi venga cantata, l’effetto comunicativo e di bellezza del brano, sono valori che rimangono.

Noi riascoltiamola, magari nella versione dal vivo nel Concert a Central Park.

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