Italia delle Regioni
Sulla rigenerazione urbana si è svolta recentemente un’audizione della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome presso l’VIII Commissione Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica del Senato della Repubblica. Si tratta dell’audizione in merito ai disegni di legge su “Misure per la rigenerazione urbana” e sulle “Disposizioni in materia di rigenerazione urbana”.
Rappresentanti all’audizione della Conferenza delle Regioni sul provvedimento il Coordinatore della Commissione Infrastrutture, Mobilità e governo del Territorio, Fulvio Bonavitacola (Vicepresidente della Regione Campania), e il Coordinatore vicario della Commissione Infrastrutture, Mobilità e governo del Territorio ed Assessore della Regione Liguria, Marco Scajola.
Si osserva che, pur apprezzando l’iniziativa di riordino della materia, la rigenerazione urbana dovrebbe essere ricondotta entro il più ampio e generale contesto della pianificazione urbanistica, puntando ad una organica riforma della normativa sul governo del territorio e nel rispetto del quadro istituzionale definito dal Titolo V della Costituzione.
Di seguito il documento consegnato al Parlamento e approvato dalla Conferenza delle Regioni.
In via generale, con riguardo alle proposte normative di cui ai disegni di legge S 29 “Misure per la rigenerazione urbana”, S 761 e S 863 “Disposizioni in materia di rigenerazione urbana”, le Regioni accoglie con favore la ripresa di un’attività legislativa sul tema del governo del territorio, ancorché limitato alla sola rigenerazione.
Tuttavia, si osserva che la rigenerazione urbana dovrebbe essere ricondotta entro il più ampio e generale contesto della pianificazione urbanistica (di cui, di fatto, la rigenerazione costituisce uno specifico obiettivo da perseguire), puntando, dunque, ad una organica riforma della normativa sul governo del territorio nel rispetto del quadro istituzionale definito dal Titolo V della Costituzione.
Una norma sul tema, inserita in un contesto più ampio, dovrebbe prevedere disposizioni in grado di superare le difficoltà che si avvertono a livello regionale, dove la potestà legislativa delle Regioni stesse non può superare disposizioni nazionali ormai obsolete, per introdurre in modo ordinario e permanente principi e disposizioni sulla fiscalità urbanistica e patrimoniale, sulla perequazione territoriale e fornire indicazioni generali sull’attuazione delle politiche per lo sviluppo sostenibile e il contrasto e adattamento al cambiamento climatico.
Sarebbe, pertanto, quanto mai necessario considerare la rigenerazione in un contesto più ampio, evitando di far coincidere linee e bandi di finanziamento con un sistema di pianificazione in “deroga” alle ordinarie modalità di governo del territorio gestite a livello regionale, provinciale e locale.
Legislazione e Piani urbanistici vigenti. Rispetto delle specificità territoriali – È fondamentale che la già menzionata redazione di definizioni e principi comuni tenga in debito conto di quanto già previsto e disciplinato dalle singole Regioni e PA, al fine di evitare inutili e dannose sovrapposizioni. A tale scopo, si conferma la necessità di prevedere una clausola di salvaguardia delle legislazioni regionali già vigenti in materia di rigenerazione e contenimento di consumo di suolo.
Tale scelta farebbe salvi gli specifici regimi normativi regionali in materia di rigenerazione urbana (e, più in generale, di governo del territorio), fermi restando i principi di carattere generale fissati a livello sovraordinato, e sarebbe altresì necessaria per non rendere ancor più complesso un quadro normativo già di per sé articolato, soprattutto per quanto riguarda le procedure urbanistiche. Se del caso, saranno le stesse Regioni/Province autonome a valutare l’opportunità di prevedere specifiche procedure di aggiornamento ovvero modifiche ai Piani, in un’ottica di semplificazione amministrativa.
Inoltre, in questo modo non si comprometterebbero i processi di rigenerazione già avviati e consentirebbe di rispettare le specificità di determinati territori. Basti pensare, ad esempio a tutto l’arco alpino e in generale montano, in cui sarebbe necessario disciplinare forme di rigenerazione volte a riqualificare da un lato i piccoli nuclei abitati, prevedendo l’inserimento di infrastrutture e servizi al fine di scongiurarne l’abbandono, dall’altro le stazioni turistiche, caratterizzate dalla presenza di un patrimonio immobiliare ormai datato, sovente in stato di abbandono e incuria. Le dinamiche socioeconomiche, che governano queste aree, sono diverse da quelle tipiche delle aree urbane e periurbane e queste specificità non possono essere semplicemente ricondotte alle politiche delle aree interne. La rigenerazione di queste realtà dovrebbe essere autonomamente disciplinata, in modo diverso rispetto all’ambito urbano/metropolitano, ma nel rispetto e nella salvaguardia delle competenze statutarie in materia di pianificazione e governo del territorio delle Regioni e Provincie autonome.
Infine, si sottolinea la necessità che non si prevedano sistematici meccanismi di deroga alla strumentazione urbanistica vigente per la realizzazione degli interventi di rigenerazione urbana, che dovrebbe essere uno dei risultati/obiettivi della pianificazione ordinaria e non, al contrario, risultarvi estranea.
Fondo nazionale per la rigenerazione urbana e programmazione nazionale – Si propone l’istituzione di un Fondo nazionale, ripartito annualmente tra Regioni e Province autonome, assicurando risorse certe e continuative per un periodo pluriennale congruo, da destinare alla realizzazione di processi di rigenerazione, con particolare attenzione a forme di compartecipazione pubblico-privato.
Si riterrebbe altresì opportuno che le Regioni/Province autonome, sulla base degli indirizzi e delle direttive stabilite dalla Cabina di Regia, potessero definire in piena autonomia i criteri e le modalità di selezione degli interventi degli Enti locali, di cui al D.lgs. 267/2000, con la possibilità di integrare le risorse statali con ulteriori risorse proprie.
La programmazione stabile di risorse economiche da assegnare alle Regioni/Province autonome consentirebbe la necessaria pianificazione degli interventi da parte degli Enti locali.
In un contesto simile, i Comuni potrebbero avviare processi di rigenerazione che si articolino nel tempo secondo priorità e tempistiche stabilite (anche eventualmente riprogrammabili) e che rispondano ai reali fabbisogni ed alle condizioni di contesto effettive invece che alle scadenze dettate dalla disponibilità di risorse (ad esempio ove queste venissero distribuite per mezzo di bandi).
Programmare la rigenerazione urbana, articolandone i singoli interventi entro un orizzonte temporale ben definito, favorirebbe lo sviluppo di adeguate competenze e di idonee soluzioni progettuali, anche in esito a processi di riutilizzo di buone pratiche mutuate da altri contesti.
Inoltre, l’eventuale previsione di un Programma nazionale per la Rigenerazione consentirebbe la necessaria programmazione a livello regionale degli interventi entro un orizzonte temporale ben definito favorendo lo sviluppo di adeguate competenze e di idonee soluzioni progettuali, anche in esito a processi di riutilizzo di buone pratiche mutuate da altri contesti. La Programmazione nazionale consentirebbe, altresì, la condivisione, qualità, efficacia e fattibilità degli obiettivi e delle azioni.
Previsione di incentivi ed agevolazioni di natura economica e fiscale – La previsione di strumenti normativi e fiscali in grado di favorire l’azione pubblica, o pubblico-privata appare quanto mai opportuna, per un doppio ordine di motivi: in quanto gli interventi di rigenerazione urbana hanno generalmente costi maggiori rispetto ad analoghi interventi di nuovo consumo di suolo, a causa degli oneri, spesso ingenti, di demolizione e bonifica; nonché per favorire l’azione pubblica verso l’inerzia alla trasformazione delle aree dismesse e degradate, quale concreto presupposto al riuso dell’esistente e al contrasto al consumo di suolo.
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