Il plenilunio delle vergini (Film, 1973)
Luigi Batzella (1924-2008) comincia come attore e montatore, dirige a partire dal 1967 alcuni film commerciali, considerati di serie Z dalla critica colta, firmandosi con diversi pseudonimi come Paull’ Hamus, Dean Jones e Ivan Kathansky, ma il suo preferito resta Paolo Solvay, che utilizza anche come attore. Nella fase terminale della carriera si dedica al porno e all’edizione italiana di film stranieri. Viene definito una sorta di Ed Wod all’italiana per la facilità con cui passa da un genere all’altro, lasciando un’impronta politicamente scorretta. Tra i generi frequentati citiamo il western (Anche per Django le carogne hanno un prezzo – 1971, La colt era il suo Dio – 1973), il tonaca movie (Confessioni segrete da un convento di clausura – 1973) e il nazi erotico (Kaput lager – 1977, Gli ultimi giorni delle SS – 1977, La bestia in calore – 1978). Si ricorda per due buoni film horror come Il plenilunio delle vergini (1973) e Nuda per Satana (1974). In tempi recenti è stato scoperto che il primo non è stato girato solo da Batzella ma diretto insieme ad Aristide Massaccesi, in arte Joe D’Amato.
Il plenilunio delle vergini (1973) è scritto e sceneggiato da Luigi Batzella con la collaborazione di Walter Bigari, la fotografia è di Aristide Massaccesi, che lo dirige insieme a Batzella, le musiche sono di Vasil Kojucharov, il montaggio di Piera Bruni e di Gianfranco Simonelli. Ottime le scenografie demoniache di Carlo Gentili. La pellicola si ricorda per la sensuale interpretazione di Rosalba Neri, al massimo del suo splendore, nei panni della perversa contessa. Fanno parte del cast anche Mark Damon, Esmeralda Barros, Ghengher Gatti, Stefano Oppedisano e Giorgio Dolfin.
Luigi Batzella e Joe D’Amato mettono il loro marchio di autori da horror erotico (anche abbastanza scabroso), inserendo la storia in un contesto gotico, ispirato a suggestioni classiche. Mark Damon restò così impressionato dalle capacità tecniche di Massaccesi, soprattutto dal punto di vista fotografico, che propose il suo nome come collaboratore di Roger Corman per La rivolta delle gladiatrici, diretto dal regista romano insieme a Steve Carver. Rosalba Neri, invece, non ebbe un buon rapporto con Batzella, che ricorda di aver visto poco sul set e quelle poche volte di aver notato certi suoi scatti d’ira che non le piacevano per niente.
Il film racconta una storia di vampire lesbiche alla Jess Franco, ma girata con maggior cura, soprattutto fotografata benissimo da Massaccesi. Alcuni critici (Marco Giusti e Paolo Mereghetti) sostengono che parte del film sia stata diretta dal protagonista Mark Damon (al suo ultimo film italiano), ma non è vero. Batzella – che si firma Solvay – è autore specialista di tematiche erotiche, D’Amato ancora di più, per loro è semplice realizzare sequenze saffiche e confezionare per Rosalba Neri un ruolo da vampira assetata di sangue e sesso. Il lato gotico del film è costituito dalla ricerca dell’anello dei Nibelunghi nel castello del conte Dracula che renderà invincibile il possessore. Franz Schiller (Damon) – uno studioso di antichità e di tradizioni esoteriche – ci prova, ma finisce vampirizzato dalla torbida contessa e toccherà al fratello gemello Karl (interpretato dallo stesso Damon) vendicarlo.
L’ambientazione è in una finta Transilvania, nel castello di Dracula, dove Franz arriva proprio alla vigilia del plenilunio delle vergini. In realtà siamo in provincia de L’Aquila, in un luogo storico del cinema italiano: il castello Piccolomini, che fa bella mostra di sé in una panoramica altura del comune di Balsorano. Il plenilunio delle vergini è un evento che si verifica ogni cinquant’anni e consiste nell’offerta ai vampiri di cinque vergini. Il castello non è più proprietà di Dracula, ma ci vive la contessa De Vries (la moglie del vampiro transilvano) che accoglie Franz per circuirlo e vampirizzarlo.
Si tratta di un lavoro da riscoprire più per la componente erotica che per quella horror, piena di luoghi comuni e di cliché vampirici. Le parti memorabili sono il sabba delle streghe e la presenza di scene di nudo interpretate da diciottenni dall’aria ingenua. Monster Bis lo definisce “uno dei più bei film horror italiani”, ma come sempre esagera. Batzella e D’Amato pescano a piene mani dai fumetti horror per adulti che andavano di moda negli anni Settanta e inseriscono buoni effetti speciali come le trasformazioni della contessa in pipistrello gigante e le apparizioni di mostri. Rosalba Neri che fa il bagno nuda nel sangue è uno spettacolo che merita ancora oggi la visione del film. I rapporti saffici tra la Neri e la Barros sono intensi e di alto contenuto erotico. Xiro (Ciro) Papas si cala nei panni di un vampiro, una sorta di mostro dai passi zombeschi, ma la sua apparizione è più comica che minacciosa.
Una curiosità che troviamo nel Dizionario Horror compilato da Rudy Salvagnini: “Nella versione uscita all’epoca nelle sale compariva un sottofinale con una mano che sbucava dal terreno e si prendeva l’amuleto lasciato da Karl sulla tomba del fratello. Questa scena è anche raffigurata nel manifesto del film, ma assente nella versione home video”. Rivisto in versione uncut con titoli anglofoni, l’episodio della mano che sbuca dalla tomba e si riprende l’anello esiste e rende il film ancora più interessante con un finale aperto. Da notare che quasi tutti i componenti della troupe sono accreditati nei titoli di coda con pseudonimi anglofoni, secondo una moda del tempo.
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Regia: Luigi Batzella (Paolo Solvay) e Aristide Massaccesi (Joe D’Amato). Soggetto e Sceneggiatura: Mark Damon, Ian Danby, Ralph Zucker (Massimo Domenico Pupilo). Fotografia: Aristide Massaccesi. Montaggio: Piera Bruni. Casa di Produzione: Virginia Cinematografica. Durata: 83’. Paese di Produzione: Italia, 1973. Genere: Horror. Musiche: Vasili Kojucharov. Produttore: Ralph Zucker (Massimo Domenico Pupilo). Interpreti: Mark Damon – Alan Arris, vero nome (Franz e Karl Schiller), Rosalba Neri (contessa De Vries – nei titoli Sara Bay), Ciro (Xiro) Papa (mostro vampiro), Esmeralda Barros (Lara, la zombi), Enza Sbordone (Tanja, figlia dell’oste), Gengher Gatti (uomo misterioso), Carlo Gentili (oste taverna), Stefano Oppedisano (abitante villaggio).
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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]