Cronache dai Palazzi
È iniziato il conto alla rovescia verso le Europee di giugno 2024. Leader in campo e nomine in vista per Strasburgo. L’Europarlamento, composto da 705 eurodeputati che rappresentano i 27 Stati membri dell’Ue, è l’unica istituzione europea a essere eletta direttamente dai cittadini dell’Unione. Le prime elezioni si sono svolte nel 1979. Dopo la Brexit l’Italia occupa 76 seggi, il terzo gruppo più numeroso dopo Germania (96) e Francia (81), che supera Spagna (61) e Polonia (53). Per quanto riguarda le elezioni dell’8 e del 9 giugno, potranno votare senza recarsi in patria anche i quasi 830 mila fuori sede ma se ne faranno richiesta entro domenica.
Molti i nomi oggetto di probabili discussioni nelle prossime settimane. Giorgia Meloni alla fine è a capo delle liste di FdI nelle cinque circoscrizioni; tra i candidati di FdI anche l’ex sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi. Il ministro e vicepremier Antonio Tajani è capolista in 4 circoscrizione su 5 per Forza Italia-Noi moderati; tra i big in lista in quest’area c’è Letizia Moratti. La segretaria dem Elly Schlein e la leader di +Europa Emma Bonino sono a capo rispettivamente di Pd e Stati Uniti d’Europa in due circoscrizioni. Tra i candidati dem spiccano anche Nicola Zingaretti, Dario Nardella, Giorgio Gori, Lucia Annunziata, Antonio Decaro e la pacifista Cecilia Strada contraria all’invio di armi in Ucraina. Matteo Renzi con la sua Iv è confluito nel progetto di Emma Bonino. “Siamo sempre stati diversi, con differenti priorità e visioni, ma lui ha aderito al mio progetto senza porre condizioni”, afferma Emma Bonino riferendosi a Matteo Renzi. “Si è solennemente impegnato, casomai eletto, ad andare a Bruxelles”, aggiunge Bonino sottolineando: “Sono una liberale e non accetto e non metto veti quando una battaglia politica diventa comune, soprattutto questa che è il sogno di una vita politica”. Riguardo agli Stati Uniti d’Europa, infine, per Emma Bonino il primo passo verso la loro costituzione è “unirci concretamente. È l’unica strada se vogliamo garantirci, un futuro di sicurezza, crescita economica, democrazia e diritti. L’Europa degli Stati sovrani è destinata a diventare irrilevante nel mondo e inefficace a proteggere la libertà e la prosperità dentro i suoi confini”. Ed ancora: “Un’Italia sovranista si isola dentro la Ue: dovrà scegliere tra le sue convinzioni sovraniste e il vero interesse nazionale, che è quello di una Europa più integrata e forte”.
Carlo Calenda guida a sua volta Azione in 4 circoscrizioni su 5. In questo contesto di nomine di già nominati, Matteo Renzi aspramente dichiara: “Io in Europa ci andrò davvero, lasciando con fatica il mio posto al Senato. Ci sono dei truffatori, dei ladri di democrazia, che non lo faranno”. Il candidato più in vista dei Cinquestelle è Pasquale Tridico, attuatore del reddito di cittadinanza (cavallo di battaglia dei pentastellati) da presidente dell’Inps, candidato al Sud, e la calciatrice Carolina Morace candidata al Centro. Anche Giuseppe Conte assicura: “Nelle nostre liste troverete chi andrà davvero in Europa”. Il leader della Lega Matteo Salvini come preannunciato tempo addietro non si candida, pur mantenendo il proprio cognome nel simbolo: “per Salvini premier”. In questo frangente europeo Salvini, nonostante le resistenze interne al suo partito, affida la bandiera del Carroccio a Roberto Vannacci e la campagna per le Europee si trasforma in un ulteriore volano per il libro del generale. Alleanza verdi e sinistra (Avs) espone la candidata Ilaria Salis che se sarà eletta riceverà l’immunità parlamentare. Le liste di “Pace terra dignità” guidata da Michele Santoro aspettano infine un nuovo verdetto dalla Cassazione, in quanto in diverse circoscrizioni sono in corso delle verifiche per quanto riguarda la documentazione. “Vi posso dire che in tutta Italia di firme ne sono state raccolte ben più di centomila”, ha affermato Michele Santoro nella sua nuova veste di leader politico.
In questa ultima e decisiva fase di campagna elettorale si discute inoltre del tanto atteso faccia a faccia televisivo tra Elly Schlein e Giorgia Meloni. “Ci sarà. Io non ho mai cambiato idea su questo”, afferma la segretaria del Pd, sottolineando: “Servirà a fare chiarezza davanti al Paese. Saranno due visioni contrapposte che si confrontano”. Il confronto dovrebbe tenersi negli ultimi dieci giorni di maggio ma per la data esatta si dovrà ancora aspettare. Con molta probabilità il confronto avverrà all’interno del servizio pubblico radiotelevisivo, una prospettiva che Schlein sembra non condividere. Come trapela dallo staff della premier, Meloni in quanto presidente del Consiglio “non può che scegliere per un simile confronto il servizio pubblico”. Schlein da parte sua sembra disposta ad accettare convinta che “il centrodestra non abbia un programma, ma solo un nome, quello di Giorgia”. La leader dem contrappone al “fantastico mondo immaginato da Giorgia” la “dura realtà dei fatti”. Da qui la sfida alla premier per quanto riguarda ad esempio la sicurezza sul lavoro, tra l’altro a ridosso del Primo maggio. “Nel 2023 sono morte più di mille persone. È inaccettabile. È una media di tre persone al giorno. Occorre che tutta la politica e tutte le istituzioni si mettano insieme per fermare questa strage”, ha sottolineato Schlein che oltre alla sicurezza sul lavoro considera propri cavalli di battaglia per questa campagna elettorale anche il salario minimo e la sanità pubblica.
A ridosso della Festa dei Lavoratori arriva da parte di Palazzo Chigi una stretta sul lavoro nero nei cantieri edili, anche i cantieri privati oltre i 70 mila euro. I cantieri che non avranno ottenuto la certificazione di “congruità della manodopera” prima della fine dei lavori dovranno adempiere delle sanzioni da mille a 5 mila euro. L’obbligo di certificare la congruità della manodopera, ossia l’incidenza del lavoro sul costo complessivo dell’opera – certificazione necessaria anche per poter usufruire delle detrazioni fiscali – è in vigore fin dal 2021. L’elemento di novità sono le sanzioni introdotte con il decreto Pnrr pubblicato in Gazzetta il 30 aprile, in particolare per determinati interventi: lavori pubblici oltre i 150 mila euro e privati oltre 500 mila.
Il nuovo provvedimento approvato dal Consiglio dei ministri anche se non vi è ancora un testo ufficiale cancella quindi le soglie per i lavori pubblici e limita a 70 mila euro la soglia per i lavori privati. Infine, oltre alla congruità della manodopera, in ballo vi sono anche le norme sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro. La certificazione che riguarda la congruità della manodopera tende ovviamente a scoraggiare il lavoro nero e sul piano dei salari, inoltre, il lavoro nei cantieri non può risultare sottopagato scendendo al di sotto di determinate soglie di remunerazione, che devono essere definite di concerto da imprese e sindacati.
Con il decreto legge di riforma dei fondi europei di coesione Palazzo Chigi ha approvato infine degli sgravi per le imprese che assumono a tempo indeterminato e in particolare donne, giovani e persone appartenenti alla Zes, Zona economica speciale del Sud. Per finanziare tali misure si dovrà attingere ai fondi Ue per il Programma giovani donne e lavoro che mette a disposizione circa 5 miliardi di euro.
Un mondo del lavoro che funzioni si basa sul “dialogo sociale”, ha ricordato il capo dello Stato nel suo discorso per il Primo maggio, e quindi “il dialogo tra imprese e sindacati” e, in generale, “il dialogo tra istituzioni di livello diverso. Il dialogo tra Regione, Comune, aziende, cittadini”. Nel corso della nostra storia repubblicana, “dal confronto tra istituzioni e parti sociali sono giunte spinte importanti per il progresso e per la definizione e la diffusione dei diritti, per l’ammodernamento delle stesse imprese”. In sostanza “i corpi intermedi sono un elemento caratterizzante del disegno della nostra Costituzione e recano beneficio all’Italia. Il movimento sindacale – portatore di valori democratici – è interlocutore insopprimibile per lo sviluppo di una fruttuosa contrattazione collettiva, di settore e aziendale. Affinché il welfare – elemento base dei diritti di cittadinanza – non smarrisca il suo carattere universalistico”. In particolare “per una crescita equilibrata dei salari, che rimuova una stagnazione che pesa sulla vita delle famiglie, a differenza di quanto avviene in altri Paesi dell’Unione Europea” ha spiegato il presidente Mattarella.
Sul lavoro è fondata la nostra Repubblica e occorre sottolineare che “il lavoro non è una merce” bensì “un elemento base, quindi, della nostra identità democratica”. “Non si tratta soltanto di un richiamo ai valori di libertà e di eguaglianza ma dell’indicazione di un modello sociale vivo, proiettato verso la coesione e la solidarietà”, ha affermato il capo dello Stato. Un modello “capace, quindi, di rimuovere continuamente, nel corso del tempo, gli ostacoli che sottraggono opportunità alle persone e impediscono il pieno esercizio dei diritti”. In questo contesto occorre ribadire che “il lavoro è legato, in maniera indissolubile, alla persona, alla sua dignità, alla sua dimensione sociale, al contributo che ciascuno può e deve dare alla partecipazione alla vita della società”. È “proprio la connessione con la realizzazione della personalità umana” che “conferisce al lavoro un significato ben più grande di un bene economico, lo rende elemento costitutivo del destino comune. Il lavoro è libertà”.
In primo luogo il lavoro è “libertà dal bisogno, e strumento per esprimere sé stessi, per realizzarsi nella vita”. In questa prospettiva “i progressi straordinari della scienza e della tecnica per migliorare la qualità e la sostenibilità dei prodotti e dei servizi, devono essere sempre indirizzati alla tutela della dignità e dell’integrità delle persone, dei loro diritti. A partire dal diritto al lavoro”.
Un lavoro che “deve essere libero dai condizionamenti, squilibri, abusi che creano emarginazione e dunque rappresentano il contrario del suo ruolo e del suo significato”. Si tratta di “fattori che rappresentano pesanti impedimenti al cammino dell’intera società”. In definitiva il lavoro ha un “rilievo umano e costituzionale” – sottolinea il capo dello Stato – che “deve spingere le istituzioni a ogni livello, e con esse tutti gli attori economici e sociali, a non sentirsi mai appagate fino al conseguimento di una piena e buona occupazione”.
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