Cento anni di «Allegria!»

Ci teneva a ricordare che era nato a New York Michael Nichola Salvatore Bongiorno, per tutti Mike, detto anche il Re del Quiz e Super Mike. Oggi avrebbe compiuto cento anni. Non ha raggiunto questo traguardo, ma ne conta molti altri a cui, possiamo aggiungere, quello di essere un conduttore TV rimpianto da molti: in un’epoca di urlatori, la sua calma sarebbe molto apprezzata.

Nato nella Grande Mela il 26 maggio 1924, americano di seconda generazione, a causa della separazione dei genitori venne in Italia dove frequentò le scuole elementari a Torino e iniziò presto a lavorare per le pagine sportive de “La Stampa” come galoppino. Durante la Seconda guerra mondiale, decise di entrare a far parte dei gruppi partigiani e, grazie alla sua conoscenza dell’inglese, fu impiegato come staffetta per attraversare nel periodo invernale messaggi in Svizzera. Venne catturato e condannato alla fucilazione, ma si salvò quando venne notato il suo passaporto americano. Trasferito nel carcere di San Vittore a Milano, vi trascorse sette mesi, di cui due in isolamento. Qui conobbe Indro Montanelli. Dopo aver conosciuto più prigioni e lager, venne liberato a febbraio 1945, grazie a uno scambio di prigionieri di guerra.

La sua carriera, per quello che lo conosce il grande pubblico, ancora a quindici anni dalla morte, iniziò lo stesso giorno in cui la RAI dette il via alle sue trasmissioni. Dopo l’annuncio iniziale dell’avvio della programmazione, fu infatti lui il primo protagonista della TV nazionale con il programma “Arrivi e partenze”, che fu trasmesso alle 14:30 dello stesso giorno: si trattava di una breve rubrica d’intrattenimento in cui venivano intervistati personaggi italiani e internazionali che si trovavano in visita a Roma. Il programma ispirò un film di Totò ed è al centro della trama de “Il vigile” di Luigi Zampa con Alberto Sordi.

Si cimentò nei fotoromanzi e comparì anche in un film, ma il suo exploit viene con “Lascia o raddoppia” versione italiana di un format statunitense. Nato originariamente per coprire la fascia serale del giovedì, Lascia o Raddoppia? è andato in onda dal 26 novembre 1955 fino al 16 luglio 1959. Dal giovedì passò al sabato su richiesta dei gestori dei locali pubblici che avevano visto assottigliarsi gli incassi, proprio per la serata considerata più lucrativa della settimana.

Ricordiamo, infatti, che in quegli anni, erano pochi gli italiani che potevano permettersi di acquistare una televisione, magari pagando in cambiali e, di conseguenza, le famiglie uscivano per assistere allo spettacolo davanti a quegli schermi che venivano messi a loro disposizione dai gestori dei bar. In quegli anni, guardare la TV voleva quindi dire anche socializzare, uscire, parlare con gli altri; fare a piedi quei pochi o tanti metri che separavano l’abitazione dai luoghi di ritrovo.

Lascia o Raddoppia portò per la prima volta nelle case degli italiani personaggi che diventarono celebri e dei quali si poteva parlare; a volte istrionici ma mai volgari in una televisione che perseguiva anche una missione educatrice e didattica.

La carriera di Bongiorno si è poi sviluppata per i successivi quarant’anni portando al successo i suoi quiz sia fino a quando è rimasto con la RAI e, successivamente, quando fu uno dei primi a credere nel progetto della TV privata lanciato in grande da Berlusconi a si trasferì in Mediaset.

È stato oggetto di battute, ironia, dileggio ed ha dato origine a luoghi comuni che non sono tutti veri: “Ahi, ahi, signora Longari, lei mi è caduta sull’uccello” è una delle frasi più celebri, una mitologica gaffe attribuita a Mike Bongiorno ma sembra che mai sia stata detta dal conduttore.

Presentatore di Sanremo e non solo, viene da chiedersi se, oggi, potrebbe trovarsi ancora a suo agio in una TV dove i quiz sono esattamente il contrario di quelli del passato. Forse qualcuno ricorda Rischiatutto, il programma che teneva incollati gli italiani alla TV nei primi anni Settanta. Prima della parte centrale del gioco, i concorrenti dovevano rispondere a dieci domane e lo facevano velocemente.

L’esatto contrario di oggi che, interruzioni pubblicitarie a parte, i conduttori ricoprono un ruolo che serve solo a far perdere tempo, allentando l’attenzione degli spettatori nel tentativo di creare una suspense del tutto inutile e fine a sé stessa, fatta di ammiccamenti al pubblico e domande retoriche che dilatano i tempi nel probabile tentativo di mascherare la mancanza di contenuti. Mike non lo avrebbe permesso.

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