Le previsioni della Commissione UE
Le previsioni di primavera appena formulate della Commissione Europea e le implicazioni delle stime sui nostri conti pubblici, alla luce del rispetto del nuovo Patto di stabilità europeo.
La crescita nell’Eurozona – Dopo la stasi del 2023 la Commissione prevede una crescita del PIL nell’Eurozona dello 0,8% nel 2024 e dell’1,4% nel 2025. In particolare, da evidenziare la situazione della Spagna che, unica tra i big europei, continuerà a crescere, secondo la Commissione, a ritmi decisamente elevati: +2,1% nel 2024, +1,9% nel 2025.
La crescita italiana – Per quanto riguarda l’Italia, le previsioni di crescita appaiono abbastanza confortanti o, comunque, in linea con la crescita degli altri partner europei. Infatti, da una parte la Commissione ha ritoccato a rialzo le previsioni di crescita del nostro PIL per il 2024, portandole a un +0,9%, dall’altra ha previsto un incremento del nostro PIL nel 2025 dell’1,1%, non molto al di sotto della media europea. Molto interessante, a questo proposito, l’ottima performance della nostra industria alimentare, che nel 2023 ha fatto segnare un export record (53 miliardi, +7% rispetto all’anno precedente).
I conti pubblici italiani – Maggiori preoccupazioni destano invece le previsioni della Commissione sull’evoluzione della nostra finanza pubblica. Infatti, la Commissione prevede che il nostro deficit scenderà al 4,4% nel 2024, ma poi si innalzerà nuovamente al 4,7% nel 2025, dato decisamente più elevato rispetto al 3,7% ipotizzato dal governo. Parallelamente, la Commissione prevede un trend del nostro debito pubblico nuovamente crescente, 138,6% nel 2024, 141,7% nel 2025.
Ora, posto che le previsioni della Commissione non tengono ancora conto di alcuni recenti interventi del governo, ad esempio la privatizzazione in corso di parte del capitale sociale dell’ENI, non possono essere trascurati due aspetti: 1) verosimilmente, il 19 giugno per l’Italia e per un’altra decina di Paesi si aprirà la procedura di infrazione per deficit eccessivo che accenderà un forte riflettore sui nostri conti pubblici; 2) nell’ambito del nuovo patto di stabilità, entro pochi mesi dovremo presentare alla Commissione un piano di rientro dal debito e dal deficit che sia, al contempo, accettabile per la Commissione e sostenibile per i nostri conti pubblici. E questo è un problema per nulla banale.
Conclusione – In questa situazione appaiono dunque indispensabili gli interventi del governo volti a disinnescare gli effetti perversi del superbonus. Tuttavia, tra questi bisogna fare particolare attenzione a quelle misure che impongono alle banche vincoli retroattivi nell’ambito della gestione dei crediti edilizi acquisiti. Qui il vero rischio è che una norma diretta alle banche sbagli bersaglio e colpisca invece il comparto produttivo ancora fragile e convalescente.
[NdR – Fonte Teleborsa.it che si ringrazia per la collaborazione – Andrea Ferretti è docente al Master in Scienze economiche e bancarie europee LUISS Guido Carli]
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