Prima i neri dei nativi?
Il Citizenship Act del 1924 (o Indian Citizenship Act del 1924) è l’atto legislativo che conferì la cittadinanza degli Stati Uniti ai nativi americani. Questo atto fu firmato dal presidente Calvin Coolidge il 2 giugno 1924, esattamente cento anni fa.
Prima del 1924, molti nativi americani non erano cittadini degli Stati Uniti e non godevano appieno dei diritti civili. L’Indian Citizenship Act estese la cittadinanza a tutti gli individui di discendenza nativa americana nati entro i confini degli Stati Uniti. Questa data segna pertanto un momento significativo nella storia degli Stati Uniti con la firma del documento da parte del presidente Calvin Coolidge.
L’Indian Citizenship Act fu voluto e promosso principalmente dal rappresentante del New York Congress Homer P. Snyder e dal senatore dell’Oklahoma Charles Curtis, che era di discendenza nativa americana (Kaw/Osage). Questi legislatori lavorarono non poco e tra molti ostacoli per ottenere il sostegno necessario per l’approvazione dell’atto al fine di concedere la cittadinanza agli individui di discendenza nativa americana nati negli Stati Uniti.
L’iniziativa ebbe diversi sostenitori all’interno del Congresso, poiché vi era un crescente riconoscimento della necessità di estendere i diritti civili a tutti i cittadini degli Stati Uniti, indipendentemente dalla loro origine etnica. La cittadinanza fu vista come un passo verso l’eliminazione delle disuguaglianze legali che molti nativi americani affrontavano in quel periodo. Il Citizenship Act fu quindi il risultato di un impegno bipartisan, con il sostegno di vari membri del Congresso e l’approvazione del presidente Calvin Coolidge
Siamo in un’epoca precedente alle battaglie per i diritti civili degli anni Sessanta e per l’eliminazione delle forme di razzismo e segregazione, ma almeno sessant’anni dopo un altro importante atto dove si parlava di libertà, ma nel quale i nativi non erano menzionati. Almeno sulla carta, la situazione degli afroamericani era infatti migliore di quella dei nativi che, non dimentichiamolo, erano ancora confinati in riserve.
Prima della Guerra Civile Americana, anche i neri schiavi non godevano dei diritti di cittadinanza negli Stati Uniti. La schiavitù era non solo legale, ma anche profondamente radicata in molte parti del paese, e gli schiavi africani erano considerati proprietà piuttosto che cittadini. Non dimentichiamo, in tal senso, che erano la forza lavoro a basso costo delle piantagioni e una sentenza del 1857, La Dred Scott v. Sandford della Corte Suprema degli Stati Uniti, aveva stabilito che gli schiavi africani o i loro discendenti non potevano essere cittadini degli Stati Uniti.
Tuttavia, con l’abolizione della schiavitù con il XIII Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti nel 1865, da parte del Presidente Lincoln, e l’approvazione del XIV Emendamento nel 1868, la cittadinanza fu estesa a tutte le persone nate o naturalizzate negli Stati Uniti, compresi gli ex schiavi. Il XIV Emendamento sancisce il principio della cittadinanza per “tutte le persone nate o naturalizzate negli Stati Uniti e soggette alla loro giurisdizione”, garantendo parità di protezione legale.
Ciononostante, i neri continuarono ad affrontare discriminazioni sistemiche e violazioni dei loro diritti civili per molti anni, soprattutto durante il periodo di segregazione razziale noto come l’era Jim Crow. La lotta per i diritti civili, che si intensificò durante il movimento per i diritti civili degli anni ’50 e ’60, cercò di affrontare queste disuguaglianze e assicurare l’applicazione effettiva dei diritti civili per tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro razza.
Ma, in tutto questo periodo, nulla viene fatto, e neppure minimamente pensato, per i nativi, quelli che possiamo ancora chiamare gli indiani delle praterie e che, proprio in quegli anni, subivano lo spoglio delle loro terre ed erano impegnati in guerre sanguinose contro l’invasore bianco. La battaglia di Little Big Horn che vide la sconfitta e la morte di Custer è del 1876 e il massacro di Wounded Knee addirittura del 1890.
Si tratta di una delle innumerevoli contraddizioni e dei paradossi della storia degli Stati Uniti e non solo. O forse i movimenti per i diritti civili si erano dimenticati dei nativi?
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