Domino (Film, 1988)
Stroncare Domino è fin troppo facile. Credo che l’abbiano fatto tutti. Dalla rivista web Gente di Rispetto a Maurizio Porro sul Corriere della Sera, passando per Fabio Bo (Il Messaggero) e Giovanni Bogani (La Nazione), per finire con Marco Giusti su Stracult. Ivana Massetti è al debutto, perché ormai lo sappiamo che She (1983) e I predatori dell’anno Omega (1984) sono di Avi Nesher e David Worth, come sappiamo che non ha girato Alter Ego (1992), ancora di Avi Nesher. Ivana Massetti, regista di video musicali – soprattutto sui Pooh – e documentari ha diretto soltanto due film a tema: l’erotico-patinato Domino e Nadro, colui che non dimentica (1998), per raccontare la vita di Frédéric Bruly Bouabre e il dramma della Costa d’Avorio. Il vero mestiere della Massetti è il video clip, infatti le cose migliori di Domino sono legate alla musica e alla scenografia, soprattutto quando racconta la vita di Billie Holiday attraverso le sue canzoni. Tutto il resto è noia, direbbe Califano. Ma di una noia mortale, soporifera, da gran premio della resistenza cinematografica.
Brigitte Nieles (1963), attrice danese ed ex modella, non si sa come arrivata al successo, forse per la sua altezza esagerata (185 centimetri), dotata della sensualità di un palombaro, è al massimo della notorietà. Proviene da Festival su Canale 5, presentato accanto a Lorella Cuccarini e Pippo Baudo, è comparsa nuda su alcune riviste patinate, e ha già interpretato diverse pellicole (Rocky IV di Sylvester Stallone, Beverly Hills Cop II di Tony Scott). Ivana Massetti la ritiene adatta a interpretare un erotico – psicologico, ispirato ai successi di Tinto Brass (La chiave, 1983) e Joe D’Amato (L’alcova, Il piacere, Voglia di guardare, Lussuria, 1985 – 86), anche se l’ex modella di Versace non ha certo la sensualità di Stefania Sandrelli, Lilli Carati, Jenny Tamburi e Laura Gemser. Tutt’altro. Le sue performance erotico – masturbatorie sono soporifere ed eccessive, oltre al fatto che non recita con la sua voce, ma è doppiata fuori sintonia da Micaela Esdra Carmosino. Il soggetto di Domino è ai minimi termini, condito da psicologia spicciola da dopo cena. Una regista in crisi affettiva, Domino, sembra votata alla solitudine, usa gli uomini come oggetti erotici, vive con un manichino di plastica nera, frequenta un’amica puttana e un ragazzo gay, viene spiata da un improbabile molestatore telefonico e se la dice con un vicino di casa cieco. Meraviglia la presenza di Gerard Brach (collaboratore di Polanski) come sceneggiatore, ma la pochezza della storia fa pensare che la regista abbia fatto quasi tutto da sola. Tra gli attori ricordiamo un giovanissimo Kim Rossi Stuart, nei panni dell’amico gay, che naufraga nella pochezza del racconto. Tra citazioni colte di Vinicius De Moraes (Una donna deve avere qualcosa di più della bellezza. Qualcosa che piange) e filippiche femministe che vorrebbero mostrare la differenza tra uomo e donna, il film annoia mortalmente e non lo risollevano certo le grazie della giunonica Nielsen. Una fotografia psichedelica, color pastello, in certi casi tendente al bianco e nero, sottolinea la falsità di una scenografia ricostruita in studio e con pochi esterni. Una luna di cartone cerca di imitare Fellini, ricordato anche dalle scenografie imponenti di Cinecittà, ma il regista più saccheggiato è Tinto Brass, citato a ripetizione in numerose sequenze erotiche. Domino è un film pretenzioso, assurdo, inconcludente, raffazzonato, senza capo né coda, irrisolto, inutile, macchinoso, soporifero, montato e fotografato come un porno, totalmente privo di senso logico. Il mestiere vero di Ivana Massetti viene fuori nelle parti musicali dedicate a Billie Holiday e in tutto quel che ricorda il documentario. La fiction non fa per lei, l’erotismo meno che mai, perché non è sinonimo di noia. Domino tradisce intenzioni autobiografiche, perché racconta la vita di una regista di videoclip, ma l’interpretazione della Nielsen è ai minimi storici, in tutti i sensi.
Pare che questo film inutile quanto patinato e lussuoso sia costato ben sette miliardi di vecchie lire. Si nota dalle scenografie imponenti e dalle immagini false ricostruite in studio. Non credo che gli incassi abbiano ripagato le spese. Brigitte Nielsen viene definita da certa critica “un’icona di bellezza contemporanea”, ma anche “la donna simbolo degli anni Ottanta”. Avranno ragione loro, certamente, visto che lavora ancora, con discreto successo. Lasciateci dire che come icone di erotismo preferivamo Gloria Guida, Edwige Fenech, Lilli Carati, Stefania Sandrelli, Ornella Muti e l’elenco potrebbe continuare. Domino, in ogni caso, è un film sconsigliatissimo. Irrecuperabile.
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Regia: Ivana Massetti. Soggetto: Ivana Massetti. Sceneggiatura: Gerard Brach, Ivana Massetti. Fotografia. Tonino Nardi. Montaggio: Anna Rosa Napoli. Scenografia: Giantito Burchiellaro. Costumi: Silvana Fusacchia. Case di Produzione: Clemi Cinematografica srl, Rete Italia spa. Produttore: Giovanni Di Clemente. Direttore di Produzione: Domenico Lo Zito. Organizzatore Generale: Bruno Ridolfi. Produttore Esecutivo: Michal Janczarek Kapuscinski. Aiuti Regista: Bruno Mancinelli, Albino Cocco. Assistente Regia: Guidalberto Torlonia. Operatore alla Macchina: Maurizio Calvesi. Effetti Speciali: Aldo Frollini (visivi), Adriano Pischiutta (scenici), Cooperativa Studio Sound (sonori). Musica: Alessandro Murzi, Massimo Terracini (Edizioni Musicali Gipsy). Brani Musicali cantati da Billie Holiday: For Heaven’s Sake, (Meyer/ Bretton/ Edwards), You Don’t Know What Love Is (Rae/ De Paul). Altri Brani: These Arms of Mine (Otis Redding), Adios Nonino (Astor Piazzolla). Interni: Teatri di Posa Cinecittà. Doppiaggio: CDC, diretto da Massimo Giuliani. Interpreti: Brigitte Nielsen (doppiata da Micaela Esdra Carmosino), Thomas Arana, Daniela Azzone, Lucien Bruchon, Pascal Druant, Cyrus Elias, Stephane Ferrara, Sheila Folli, Joy Garrison, Geretta Giancarlo, Yves Jouffroy, Kim Rossi Stuart, Antonella tinazzo, David Warbeck.
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