Si può fare… amigo (Film, 1972)
Il fiorentino Maurizio Lucidi (1932-2005), ottimo montatore e discreto regista, mette in scena un soggetto di Ernesto Gastaldi per una storia western molto nelle sue corde, per lui che in vita sua ha fatto soprattutto cinema di genere leggero e senza implicazioni d’autore. Si può fare… amigo si caratterizza per essere un Bud Spencer movie con Pedersoli (doppiato da Glauco Onorato) orfano di Terence Hill, ma in buona compagnia di un Jack Palance (doppiato da Renato Turi) in insolite vesti comiche.
La storia si racconta in poche battute. Coburn Thompson (Spencer) è un ladro di cavalli, di fatto buono se non lo si stuzzica troppo, che si trova a far da tutore al piccolo Chip Anderson (Cestiè) – che si vede morire lo zio per arresto cardiaco – e deve proteggerlo da chi vorrebbe trafugargli una fattoria ereditata, perché sotto c’è un giacimento di petrolio. Sonny (Palance) è un pistolero che gestisce un gruppo di prostitute da saloon e vorrebbe far sposare la sorella Mary (l’attrice francese Dany Saval) a Coburn, perché pensa (ma non è vero) che abbia attentato al suo onore. Il film vive tutto su questa comica rivalità e sugli scontri tra i due – uno con le pistole, l’altro con i cazzotti – che in fondo (ma proprio in fondo!) sembrano volersi bene. Un altro personaggio straordinario è lo sceriffo Franciscus, impersonato da un Francisco Rabal (pure prete e giudice) in eccellente versione comica, doppiato da Paolo Ferrari.
Si può fare… amigo è un film divertente e scanzonato, ideale per famiglie, poco programmato sulle reti generaliste rispetto al valore reale, ma che per fortuna è stato restaurato per la sua definitiva conservazione. Cast tecnico d’eccezione, la colonna sonora è del grande Luis Enriquez Bacalov, al tempo solo un giovane di belle speranze, così come la fotografia è curata da Aldo Tonti e il montaggio da Renzo Lucidi. Sceneggiatura di Rafael Azcona, autore di grandi film d’autore con Marco Ferreri, ottimo scrittore di cinema che riesce a sviluppare con dialoghi incisivi un soggetto di Ernesto Gastaldi di tipo comico-grottesco.
Ernesto Gastaldi mi confida di non aver mai avuto a che fare con Rafael Azcona: “Mai conosciuto Azcona, usarono il suo nome per obblighi di coproduzione. La sceneggiatura l’ho scritta io con Lucidi sulla spiaggia di Sperlonga. Bud fece quel film per i fratelli Sansone per evitare una causa: aveva letto un mio soggetto e lo aveva raccontato a Barboni, era Trinità. I Sansone erano falliti ma il soggetto l’avevano comprato. Bud credeva che Barboni l’avesse comprato”.
La commedia western è un genere che in Italia riesce da sempre molto bene, almeno da Barboni in poi (Cloucher), per tacere di Pino Colizzi, con Lucidi che si pone sulla scia e si dimostra capace di sfruttare le doti mimiche di Bud Spencer. Immancabili le risse nei saloon, le scazzottate, gli sguardi allibiti e le reazioni violente del protagonista, con il personaggio caratterizzato dal fatto che quando deve menare le mani inforca gli occhiali. Ci vedo benissimo, solo che mi aiutano a pensare, risponde al piccolo Cestiè che chiede quante diottrie gli manchino (va da sé che non sa cosa siano le diottrie), dopo aver spiegato che intende i gradi di vista. Interessante la presenza di Renato Cestiè, volto del lacrima movie e bambino prodigio, rivisto a fine anni Ottanta ne I ragazzi della Terza C e negli anni Duemila come concorrente di un quiz televisivo. Resta indimenticabile la sua interpretazione ne L’ultima neve di primavera, ma anche in questa versione comica se la cava da attore spontaneo e naturale. Tra le altre cose da citare la canzone di Rocky Robert che apre il film (Can be done), la sequenza della morte dello zio di Chip che muore per davvero dopo la terza volta che Coburn gli chiude gli occhi, la borraccia di Coburn forata dalla pallottola di Sonny, la scena del tacchino conteso in prigione e quando Coburn entra nella stanza della prostituta ed è così impacciato da spaccare tutto quel che trova.
Tempi dilatati per accogliere a dovere le tante gag comiche, soprattutto la classica parte di Bud Spencer come duro dal cuore d’oro, uomo tutto d’un pezzo e dagli sganassoni facili. Nel cast ricordiamo una giovanissima Dalila Di Lazzaro, mascherata come Dalila Di Lamar, poco visibile e per niente valorizzata nei panni di un’anonima ballerina. Girato in Almeria, regione andalusa della Spagna, come la gran parte delle coproduzioni western italo-franco-spagnole. Da recuperare.
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Regia: Maurizio Lucidi. Soggetto: Ernesto Gastaldi. Sceneggiatura: Rafel Azcona. Fotografia: Aldo Tonti. Montaggio: Renzo Lucidi. Musiche: Luis Bacalov. Scenografia: Eduardo Torre De La Fuente, Rosalba Gristina. Costumi: Mario Giorsi, Silvano Giusti. Trucco: Luciano Giustini, Antonio Maltempo. Produttori: Henryk Chroscicki, Alfonso Sansone. Case di Produzione: Sancrosiap, Terza Film Produzione Indipendente, Atlantida Films, Les Productions Jacques Roitfeld. Distribuzione (Italia): Cineriz. Lingua Originale: Italiano, Spagnolo, Francese. Paesi di Produzione: Italia, Spagna, Francia, 1972. Durata: 109’. Genere: Western, Commedia. Interpreti: Bud Spencer (Coburn Thompson), Jack Palance (Sonny Bronston), Francisco Rabal (sceriffo Franciscus), Renato Cestiè (Chip Anderson), Danny saval (Mary Bronston), Luciano Catenacci (James), Franco Giacobini (uomo che mangia la terra), Roberto Camardiel (ubriaco), Marcello Verziera (vice sceriffo), Riccardo Pizzuti (pistolero), Giancarlo Bastianoni (pistolero), Poalo Figlia (pistolero), Franco Ukman (pistolero), Serena Michelotti (vedova Warren), Luciano Bonanni (barista), Dalila Di Lazzaro (come Dalila Di Lamar – ballerina), Dante Cleri (medico), Manuel Guitián (zio di Chip).
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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]