Tassi, ora che farà la BCE?

Il 6 giugno la BCE, dopo una lunga serie di rialzi, iniziati a luglio del 2022, ha abbassato i tassi dello 0,25%, portando così il tasso principale al 4,25%. La decisione è stata presa all’unanimità, con la sola eccezione del governatore austriaco Robert Holzmann che ha votato contro il ribasso.

Due considerazioni a riguardo. La prima è connessa all’andamento dell’inflazione. A molti è apparso piuttosto singolare che il primo taglio di tassi dell’Eurozona si sia concretizzato proprio nel momento in cui l’inflazione stava dando segnali di una rinnovata vitalità. Infatti, l’inflazione generale a maggio su base annua è salita dal 2,4% al 2,6%. E, anche l’inflazione core, che esclude i prezzi delle fonti energetiche e dell’alimentare fresco, è salita dal 2,7% al 2,9%. Tra i contrari, al ribasso, a titolo di esempio, il capo economista di Commerzbank, Joerg Kraemer, che ha giudicato il taglio dei tassi decisamente prematuro. In realtà, la BCE ha fatto molto bene a non farsi intimorire dai dati di maggio sull’inflazione per almeno due motivi.

Primo motivo: la BCE aveva preparato il campo a questo primo taglio da molto tempo, proprio per dare un segnale incoraggiante ai mercati e al comparto produttivo. Di conseguenza, il contraccolpo derivante da un rinvio prudenziale dei tassi avrebbe iniettato una dose di incertezza difficilmente tollerabile, sia dai mercati che da un comparto produttivo ancora stordito dalle recenti crisi.

Secondo motivo: come ha spesso ribadito la signora Lagarde, il percorso verso il target di inflazione del 2% sarà un percorso accidentato, caratterizzato da andamenti prevedibili, ma anche da improvvisi sbalzi. In quest’ottica, ha fatto bene la BCE a trascurare i dati puntuali di maggio e a decidere sulla base delle previsioni di medio e lungo periodo che confermano che l’inflazione nell’eurozona si attesterà nel 2026 sotto la soglia del 2%.

Anche perché come dice il capo economista della BCE, Philip Lane, la politica monetaria della BCE il 6 giugno non è ancora diventata espansiva, “è stato solo tolto un po’ di restrizione monetaria”.

Seconda considerazione: che farà la BCE? In assenza di sorprese, è probabile che la BCE proceda a settembre a un secondo taglio dei tassi sempre dello 0,25%. Anche perché l’inflazione USA a maggio è scesa al 3,3% (era oltre il 9% nel luglio del 2022), per cui anche la Fed verosimilmente inizierà in autunno ad allentare la propria politica monetaria. Un terzo taglio dei tassi da parte della BCE entro il 2024 appare invece più incerto e dipenderà dai dati economici che si avranno a disposizione. E, forse è giusto così, perché allentare la politica monetaria per sostenere il comparto produttivo è fondamentale, ma è anche necessario procedere con prudenza per evitare di fare passi falsi che costringano poi la BCE a fare marcia indietro sui tassi. Cosa che sarebbe assolutamente deleteria per famiglie, imprese e PMI.

[NdR – Fonte Teleborsa.it che si ringrazia per la collaborazione – Andrea Ferretti è docente al Master in Scienze economiche e bancarie europee LUISS Guido Carli]

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