UE, stretta all’export di rifiuti plastici

Con 587 voti favorevoli, 8 contrari e 33 astensioni, lo scorso febbraio gli eurodeputati hanno approvato l’accordo raggiunto con il Consiglio che mira a proteggere più efficacemente l’ambiente e la salute umana, contribuendo nel contempo agli obiettivi dell’economia circolare dell’UE e dell’inquinamento zero. Nell’adottare la presente relazione, l’Europarlamento introduce nuove norme ambientali relative alle spedizioni di rifiuti sia all’interno dell’UE che nei paesi terzi e applichi controlli e sanzioni più rigorosi per fermare le esportazioni illegali, come indicato nelle proposte 5,11 e 20, paragrafo 2, delle conclusioni della Conferenza sul futuro dell’Europa. La nuova legge istituisce inoltre un gruppo di lavoro per migliorare la cooperazione tra i Paesi dell’UE sulla prevenzione delle spedizioni illegali. In collaborazione con le autorità nazionali la Commissione potrà effettuare ispezioni negli Stati membri, laddove sussistano sufficienti sospetti che si stiano verificando spedizioni illegali di rifiuti, magari mascherati da prodotti di seconda mano o riciclati.

La proposta di riforma delle norme dell’UE in materia di spedizioni di rifiuti stabilisce procedure e misure di controllo in funzione dell’origine, della destinazione e del percorso di trasporto dei rifiuti, nonché del tipo di rifiuti e del trattamento che subiranno a destinazione. Nel 2020, le esportazioni di rifiuti dell’UE verso paesi terzi hanno raggiunto 32,7 milioni di tonnellate, pari a circa il 16 % del commercio mondiale di rifiuti. Inoltre, ogni anno tra i Paesi dell’UE vengono spediti circa 67 milioni di tonnellate di rifiuti. All’interno dell’UE, lo scambio di informazioni e dati sulle spedizioni di rifiuti sarà digitalizzato, attraverso un hub elettronico centrale, per migliorare la comunicazione e la trasparenza. Oltre allo stop alle esportazioni per i rifiuti non pericolosi in plastica il nuovo regolamento limiterà anche l’avvio a smaltimento tra paesi Ue, che sarà consentito solo in circostanze ben motivate e in ogni caso nel rispetto della procedura di notifica e approvazione.

Il 22 giugno la riforma del regolamento europeo sulle spedizioni di rifiuti è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale ed entrerà in vigore tra venti giorni, ma troverà piena applicazione solo dal 21 maggio 2026. I rifiuti di spedizione destinati ad essere smaltiti in un altro paese dell’UE saranno consentiti solo in circostanze eccezionali. Tra due anni gli Stati membri dell’Ue non potranno più esportare i propri scarti in plastica verso paesi non OCSE, mentre per spedire rifiuti a recupero fuori dai confini dell’Unione le imprese dovranno dimostrare che gli impianti di destino operino in maniera compatibile con l’ambiente e la salute umana. Al via il periodo transitorio verso la piena operatività della nuova disciplina europea sulle movimentazioni transfrontaliere di rifiuti. La stretta sulle esportazioni di plastiche non pericolose riguarderà, sebbene in misura meno radicale, anche quelle dirette verso i paesi EFTA e OCSE (incluse le principali mete per i rifiuti in uscita dall’Ue, ovvero Turchia e India), che dovranno essere sempre soggette alla procedura di notifica e approvazione.

La relatrice Pernille Weiss (PPE, DK) ha dichiarato: “Questa legge offre maggiore certezza ai cittadini europei che i nostri rifiuti saranno gestiti in modo appropriato, indipendentemente da dove saranno spediti. L’UE si assumerà finalmente la responsabilità dei suoi rifiuti di plastica vietandone l’esportazione verso paesi non appartenenti all’OCSE. I rifiuti sono una risorsa quando sono gestiti correttamente, ma non dovrebbero in nressun caso causare danni all’ambiente o alla salute umana“.

Stéphane Arditi, direttore dell’integrazione delle politiche e dell’economia circolare presso l’Ufficio europeo dell’ambiente (EEB), ha commentato: “Spedire i rifiuti al di fuori dell’UE è […] un’occasione mancata per trasformare i rifiuti in materie prime secondarie, riducendo la nostra dipendenza dalle risorse naturali importate e facendo diventare l’UE un esportatore di materie prime secondarie”.

Pui Yi Wong dell’ONG Basel Action Network ha dichiarato: “Siamo rassicurati dal fatto che l’UE abbia ascoltato le nostre richieste e stia riconoscendo l’orribile impatto causato dal consumo eccessivo di plastica e dall’esportazione dei suoi rifiuti”.

Lauren Weir, senior campaigner presso l’Environmental Investigation Agency (EIA) per conto dell’alleanza Rethink Plastic, ha aggiunto: “Spetta ora agli Stati membri dell’UE garantire che venga fatto ogni sforzo affinché le future esportazioni di rifiuti plastici dell’UE siano gestite in modo ecologicamente corretto e non abbiano un impatto negativo sulle capacità di riciclaggio dei Paesi destinatari”.

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