Giovani e privacy
Le generazioni dei nativi digitali, probabilmente, non hanno una compiuta cognizione e consapevolezza di che cosa siano la privacy, la riservatezza, la tutela della loro immagine e della loro identità. Si tratta di un punto focale di discussione e possibile dibattito che ancora non è abbastanza sviluppato anche, forse, per il timore di affrontarlo. Farlo, infatti, vorrebbe poter dire correre il rischio di perdere quel nuovo stile di vita, improntato al benessere portato dal vivere digitale in nome di una privacy alla quale proprio i più giovani hanno ormai abdicato.
Ma è necessario affrontare l’argomento perché è necessario creare una corretta percezione della privacy tra i nativi digitali, concetto notoriamente distante da quella delle generazioni precedenti e cercare di far capire loro che, alla base, vi sarebbe il rispetto per sé stessi e la loro identità.
Nel vasto panorama della ricerca emergono diverse prospettive, ognuna delle quali contribuisce a delineare le preoccupazioni più palpabili di molti genitori e insegnanti attenti al problema ma che, d’altro canto, si scontrano con chi ha ceduto ad un sistema in cui l’esibizionismo online, che spesso rasenta l’ossessione del farsi vedere, è parte del vivere quotidiano. Oggi tutto è immagine.
La costante connessione in un mondo digitale senza regole apparenti e la persistente presenza online sollevano preoccupazioni riguardo a una serie di pericoli, dall’oscura minaccia della pedofilia alla violenza, dal cyberbullismo alle nuove patologie connesse alla sovraesposizione a informazioni.
Tuttavia, di fronte a questo bivio, sorgono due alternative chiare. Ci troviamo di fronte a una decisione cruciale: distruggere i meriti del mondo online limitandone drasticamente l’accesso, oppure adottare decisioni sagge per un futuro luminoso e consapevole nell’era digitale?
La cultura della paura, alimentata spesso dai media, deve confrontarsi con le autentiche opportunità offerte ai giovani. Queste comprendono l’interazione unica dei nativi digitali con le informazioni, l’espressione di sé negli spazi sociali, la creazione di nuove forme d’arte e modelli di conoscenza e-business, nonché il fervore dell’attivismo digitale ma anche l’ingresso in un nuovo mondo del lavoro nel quale le competenze digitali saranno la base per la quasi totalità delle professioni.
Il percorso da percorrere è chiaro: dotare i giovani di strumenti e competenze digitali per apprendere l’uso responsabile dei dispositivi e sfruttare appieno le nuove opportunità nel campo dell’istruzione. Proteggere la gioventù e gli interessi collettivi richiede un equilibrio delicato, che consenta loro di esplorare autonomamente, pur dotandoli dell’educazione digitale necessaria. Solo così saranno in grado di evitare di essere inghiottiti dall’abisso digitale, diventando vittime incoscienti e inconsapevoli.
Inoltre, accanto alle preoccupazioni legate alla sicurezza online, si staglia un’ulteriore sfida nella formazione dei giovani: la capacità di discernimento e pensiero critico nell’affrontare l’abbondanza di informazioni digitali. In un mondo in cui la quantità di dati disponibili è sorprendente, è essenziale educare le nuove generazioni a valutare in modo critico le fonti, a distinguere la verità dalla disinformazione e a sviluppare una consapevolezza acuta delle implicazioni etiche connesse all’utilizzo delle tecnologie digitali. L’obiettivo è creare cittadini digitali informatici, in grado di navigare il vasto oceano di informazioni con discernimento e responsabilità e non semplici scrollatori di contenuti altrui o generati da forme di intelligenza artificiale che si nutrono dei loro dati.
Parallelamente, si manifesta la necessità di incoraggiare la creatività e l’innovazione tra i giovani, sfruttando appieno le potenzialità della tecnologia digitale. Questa epoca offre un terreno fertile per esplorare nuove forme d’arte, modelli di apprendimento innovativi e iniziative imprenditoriali.
Dall’apprendimento basato sui giochi all’uso creativo delle piattaforme sociali, è fondamentale spingere i giovani a essere non solo consumatori passivi, ma anche creatori consapevoli e partecipi nella costruzione di un mondo digitale più ricco e significativo. In questo contesto, la sfida è non solo mitigare i rischi, ma anche coltivare il potenziale positivo della rivoluzione digitale.
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Un Commento
Complimenti al Collega Avv. Dell’Aiuto per l’analisi e l’attenzione che dedica a tempi di grande e, purtroppo, crescente attualità, che oltre alla prospettiva del giurista denotano una grande sensibilità umana!