UE, nuovo Patto migrazione e asilo

Lo scorso aprile il Parlamento Europeo, dopo l’accordo politico con i governi UE di dicembre, ha approvato dieci testi legislativi che riformano la politica europea sulla migrazione e l’asilo. I punti fondamentali sono l’esame più rapido delle domande di asilo, anche alle frontiere UE, e rimpatri più efficaci; nuove norme per l’identificazione all’arrivo migliorata; controlli sanitari e di sicurezza obbligatori per le persone che entrano irregolarmente nell’UE; possibilità per i Paesi UE di scegliere se accogliere i richiedenti asilo, stanziare contributi finanziari o fornire sostegno operativo; un meccanismo di risposta alle crisi e nuovo programma volontario per il reinsediamento dei rifugiati provenienti da paesi terzi. Ci sono stati 1,83 milioni di attraversamenti illegali delle frontiere esterne dell’Unione europea nel 2015, anche se questo numero è sceso a 125,100 nel 2020, il Parlamento europeo ha preparato negli anni delle proposte per rimediare alle carenze della politica di asilo e immigrazione dell’Unione europea: dalla riforma del sistema di asilo al rafforzamento della sicurezza ai confini alla promozione dell’integrazione dei rifugiati. Il Fondo per l’asilo, la migrazione e l’integrazione per il periodo 2021-2027, il cui ammontare è stato portato a 9,88 miliardi di euro per il 2021-2027, fornirà alle autorità locali e regionali, finanziamenti diretti a politiche e programmi di integrazione basati su consulenza, istruzione, conoscenza linguistica, così come corsi di formazione, di orientamento civico e orientamento professionale. Gli eurodeputati hanno sostenuto inoltre la creazione del nuovo Fondo per la gestione integrata delle frontiere (IBMF) assegnandogli 6,24 miliardi di euro.

Il nuovo patto sulla migrazione e l’asilo stabilisce procedure migliorate e più rapide in tutto il e sistema migratorio e rappresenta una revisione del regolamento Dublino, identificando il paese incaricato di gestire ogni richiesta di asilo. Il sistema proposto incoraggia i paesi membri dell’UE a contribuire in modo flessibile, adottando misure come la ricollocazione dei richiedenti asilo dal paese di primo ingresso o il rimpatrio di persone senza diritto di soggiorno. Il nuovo sistema si basa sulla cooperazione volontaria e su forme flessibili di sostegno, che potrebbero diventare obbligatorie in periodi di maggiore pressione. Il regolamento sulle situazioni di crisi e di forza maggiore istituisce un meccanismo di risposta agli aumenti improvvisi degli arrivi, garantendo solidarietà e sostegno agli Stati membri che devono far fronte a un afflusso eccezionale di cittadini di paesi terzi. Le nuove norme affronteranno anche il tema della strumentalizzazione dei migranti, ossia il loro uso da parte di paesi terzi o attori non statali ostili con l’obiettivo di destabilizzare l’UE. Le persone che non soddisfano i requisiti per entrare nell’UE saranno soggette a un accertamento preliminare della durata massima di sette giorni e comprensivo di identificazione, raccolta di dati biometrici e controlli sanitari e di sicurezza e gli Stati membri dovranno istituire meccanismi di controllo indipendenti per garantire il rispetto dei diritti fondamentali. I dati delle persone che entrano irregolarmente nell’UE, comprese le impronte digitali e le immagini del volto di chiunque abbia più di sei anni, saranno memorizzati nella banca dati Eurodac aggiornata. Le autorità potranno anche segnalare gli individui aggressivi, armati o che rappresentano una minaccia alla sicurezza.

L’Unione europea ha incoraggiato la migrazione legale per affrontare la carenza di manodopera, colmare le lacune di competenze e stimolare la crescita economica. Questi includono: la Carta Blu UE: un permesso di lavoro e di soggiorno che consente ai cittadini extracomunitari di lavorare e vivere in un paese dell’UE, a condizione che siano in possesso di una laurea o di un titolo equipollente, e un’offerta di lavoro che soddisfi una soglia salariale minima. Il Permesso Unico: un permesso combinato di lavoro e soggiorno, rilasciato per un massimo di due anni dal paese dell’UE. Status di soggiornante di lungo periodo nell’UE: consente alle persone provenienti da paesi extra UE di soggiornare, lavorare e circolare liberamente nell’UE per un periodo indefinito.

Le cause della migrazione sono numerose e vanno da sicurezza, demografia e diritti umani fino al cambiamento climatico. Secondo Eurostat (l’istituto statistico dell’UE) al 1º gennaio 2021, il numero totale di cittadini extracomunitari residenti nell’UE era di 23,7 milioni, ovvero il 5,3% della popolazione dell’UE e la maggior parte dei cittadini stranieri presenti nei paesi dell’UE proveniva da paesi terzi. Negli ultimi anni le persone arrivano in Europa per fuggire da conflitti, terrore e persecuzione nel paese d’origine. Nel 2019, nell’UE è stato riconosciuto lo statuto di protezione a 384.245 richiedenti asilo, oltre un quarto dei quali provenienti dalla Siria, seguiti da profughi afgani e venezuelani. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro delle Nazioni Unite, nel 2019 erano circa 169 milioni i lavoratori migranti nel mondo, ovvero le persone che migrano per trovare lavoro, pari a oltre due terzi dei migranti internazionali. Quasi il 70% si trovava in paesi ad alto reddito, il 18,6% in paesi a reddito medio-alto, il 10,1% in paesi a reddito medio-basso e il 3,4% in paesi a basso reddito.

Ci sono tre principali fattori di spinta e di attrazione: fattori sociopolitici, fattori demografici ed economici e fattori ambientali. Tra i motivi sociopolitici che spingono le persone a scappare dal proprio paese ci sono le persecuzioni etniche, religiose, razziali, politiche e culturali. Anche la guerra o la minaccia di un conflitto e la persecuzione da parte dello stato sono fattori determinanti per la migrazione. Coloro che fuggono da conflitti armati, violazioni dei diritti umani o persecuzioni possono essere definiti profughi o migranti umanitari. Questa loro condizione influenza la loro destinazione, in quanto ci sono paesi che hanno un approccio più liberale di altri per quanto riguarda l’accoglienza dei richiedenti asilo. Questi migranti vengono accolti solitamente nel paese più vicino che accetta richiedenti asilo.

I cambiamenti demografici determinano come le persone si spostano e migrano. Fattori come l’invecchiamento o la crescita della popolazione possono influire sia sulle opportunità lavorative nei paesi d’origine sia sulle politiche d’immigrazione nei paesi di destinazione. L’immigrazione demografica ed economica è legata alle scarse condizioni di lavoro, a agli alti tassi disoccupazione e stato di salute generale dell’economia di un paese. Tra i fattori di attrazione ci sono salari più alti, maggiori possibilità di lavoro, miglior qualità di vita e opportunità di studio. Se le condizioni economiche non sono favorevoli e sono a rischio di ulteriore declino, le persone tenderanno a spostarsi verso paesi con prospettive migliori. Fattori come crescita della popolazione, povertà, sicurezza umana e conflitti rendono difficile calcolare con precisione il numero di migranti ambientali presenti nel mondo. Le stime variano dai 25 milioni a un miliardo di migranti ambientali entro il 2050. Secondo l’Organizzazione mondiale per le migrazioni, “I migranti ambientali sono coloro che a causa di improvvisi o graduali cambiamenti ambientali, che colpiscono negativamente la loro vita o condizioni di vita, sono obbligati a lasciare la propria abitazione, temporaneamente o in modo permanente, e che si spostano in un’altra area del proprio paese o all’estero”.

©Futuro Europa® Riproduzione autorizzata citando la fonte. Le immagini utilizzate sono tratte da Internet e valutate di pubblico dominio: per segnalarne l’eventuale uso improprio scrivere alla Redazione

Condividi
precedente

Italia delle Regioni

successivo

Occhiali neri (Film, 2022)

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *