Cronache dai Palazzi

Un invito drammatico ad imparare l’alfabeto della democrazia. Intervenendo alla Cerimonia di apertura della Cinquantesima Edizione della Settimana Sociale dei Cattolici in Italia, a Trieste, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella auspica di “battersi affinché non vi possano essere ‘analfabeti di democrazia’”. Si tratta di una “causa primaria, nobile, che ci riguarda tutti. Non soltanto chi riveste responsabilità o eserciti potere”. Un appello saldo in un periodo storico in cui il funzionamento delle democrazie è in difficoltà e molte volte “persino in affanno”. Una democrazia “della maggioranza” rappresenterebbe una contraddizione insanabile.

“Democrazie imperfette” in cui le urne sono molto spesso disertate e “dove il principio ‘un uomo un voto’ venga distorto attraverso marchingegni che alterino la rappresentatività e la volontà degli elettori”. La “rappresentatività” non è e non deve essere un marchingegno; non esistono marchingegni quando si parla di democrazia altrimenti il rischio più grande sono varie forme di “libertà vulnerate” che conduce per l’appunto a “democrazie illiberali” o comunque “depotenziate e affievolite”.

“Democrazia parola di uso comune, anche nella sua declinazione come aggettivo. È ampiamente diffusa. Suggerisce un valore. Le dittature del Novecento l’hanno identificata come un nemico da battere. Gli uomini liberi ne hanno fatto una bandiera.” Molto spesso invocata in maniera strumentale per sostenere tesi di parte.

Il titolo della Settimana Sociale dei Cattolici italiani, “Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro”, risulta alquanto emblematico; in ballo ci sono gli equilibri della democrazia. A margine del Premierato, ad esempio, l’invito è non esagerare con soglie spropositate del premio di maggioranza, un avviso preannunciato fin dal 2014 anche dalla Corte costituzionale della quale il presidente Mattarella era membro, con una sentenza ad hoc.

“Una democrazia ‘della maggioranza’ sarebbe un’insanabile contraddizione, per la confusione tra strumenti di governo e tutela della effettiva condizione di diritti e di libertà”, sottolinea il Capo dello Stato che cita il filosofo Norberto Bobbio “quando ammonisce a non ricorrere a semplificazioni di sistema in nome del “dovere di governare””. Occorre non incorrere in una democratura o comunque in una grave stortura della democrazia.

Di nuovo una illuminante lezione di pedagogia istituzionale da parte del Capo dello Stato, una lectio magistralis del Presidente Mattarella in occasione del Cinquantesimo della Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, convocata a Trieste dal 3 al 7 luglio 2024: il concetto intrinseco di democrazia, la partecipazione attiva dei cittadini, il senso del limite di chi detiene il potere; l’interpretazione autentica della Carta costituzionale.

Riprendendo di nuovo le parole di Bobbio, il Presidente della Repubblica sottolinea che le “condizioni minime della democrazia sono esigenti”. La base su cui fondarsi è “elaborare una visione del bene comune in cui si intreccino – perché tra loro inscindibili – libertà individuali e aperture sociali, bene della libertà e bene dell’umanità condivisa”.

Una visione ampia e pragmatica della democrazia che non ha bisogno di ulteriori spiegazioni. Occorre recuperare la dimensione sociale e umana dei sistemi democratici ed eliminare le incrostature personalistiche che negli ultimi anni della storia politica delle democrazie occidentali hanno soffocato la discussione sui temi veri, reali, dei quali è necessario occuparsi per concretizzare il bene comune, il bene di tutti. Tutto ciò sia sul piano della macropolitica sia sul piano della micropolitica all’interno delle formazioni politiche in cui la tendenza al verticismo ha per lo più sbiadito l’obiettivo nobile per cui fare politica vuol dire essere al servizio del Paese. Occorre per l’appunto rivolgersi “al cuore della democrazia” e recuperare dei valori assopiti ma necessari per l’equilibrio delle società liberaldemocratiche. Assistiamo a “democrazie affievolite, depotenziate da tratti illiberali”. Come ammonisce Norberto Bobbio, al bando eventuali “semplificazioni di sistema” o, tantomeno, “restrizioni di diritti” anche se “in nome del dovere di governare”.

Libertà e democrazia sono due dimensioni inscindibili. L’una dipende dall’altra e la seconda, nonostante la ben nota forza e decisione della maggioranza, non può negare la dignità delle minoranze, in quanto la dignità è una dimensione essenziale della libertà umana. “Si è persino giunti ad affermare che siano opponibili tra loro valori come libertà e democrazia con quest’ultima artatamente utilizzabile come limitazione della prima”, ammonisce il Presidente Mattarella, puntualizzando: “Non è fuor di luogo, allora, chiedersi se vi sia, e quale, un’anima della democrazia”. A tale riguardo “Alexis de Tocqueville affermava che una democrazia senz’anima è destinata a implodere, non per gli aspetti formali, naturalmente, bensì per i contenuti valoriali venuti meno”.

In questo contesto il concetto di giustizia sociale assume un significato essenziale, riparatore, perché ciò che è giusto è equo e l’equità rappresenta la chiave per superare molte divisioni e per riparare molti dei difetti delle democrazie contemporanee, ciò che viene definito “il complesso occidentale” da diversi studiosi. Occorre inverare una sorta di “democrazia sostanziale”, come la definiva Giuseppe Dossetti ponendo la questione del “vero accesso del popolo e di tutto il popolo al potere e a tutto il potere, non solo quello politico, ma anche a quello economico e sociale”.

Il cuore della democrazia è costituito dalle “persone”, dalle “relazioni” e dalle “comunità” che si costituiscono per l’appunto grazie alle relazioni significative tra le persone e che sono “le espressioni civili, sociali, economiche che sono frutto della loro libertà, delle loro aspirazioni, della loro umanità: questo è il cardine della nostra Costituzione”.

La crescita di un Paese e l’efficienza delle proprie Istituzioni – al di là della molteplicità delle idee e degli interessi – possono inverarsi quando sussiste “la percezione di un modo di stare insieme e di un bene comune” che neutralizza ogni qualsivoglia tentativo di “rivalsa” e di “delegittimazione”. In questo modo predomina “l’universalità dei diritti” che determina l’equilibrio e dà voce alla solidarietà che rappresenta “il tessuto connettivo di una economia sostenibile, se la partecipazione è viva, diffusa, consapevole del proprio valore e della propria necessità, della propria essenziale necessità”, ha sottolineato il Presidente Mattarella inaugurando la Settimana Sociale dei Cattolici italiani.

Nel momento storico in cui viviamo registriamo un “cambiamento d’epoca” sostanziale, carico di difficoltà che rischiano di depotenziare il funzionamento delle democrazie, o comunque ‘affannarle’. “Criticità inedite, che si aggiungono a problemi più antichi”. Occorre inoltre ricordare che “la democrazia non è mai conquistata per sempre”.

La democrazia, “ordito essenziale della nostra vita”, viene molto spesso interpretata in maniera “strumentale”, nei dibattiti di parte viene molto spesso “invocata a conforto della posizione propria” invece di rappresentare una “base di rispetto reciproco”. L’analisi del Capo dello Stato è molto limpida e in essa si rispecchia la società contemporanea non solo del nostro Paese ma, a causa dei fatti che accadono, è uno specchio delle principali democrazie occidentali proprio in questi giorni di rinnovamento dei sistemi rappresentativi attraverso nuove elezioni.

Contro ogni forma di assolutismo e di dittatura la Costituzione, nello specifico, è “l’intelaiatura” dei sistemi liberaldemocratici, “garanzia dei diritti dei cittadini”. La libertà rappresenta il “rifiuto di ogni obbligo di conformismo sociale o politico, come diritto all’opposizione. La democrazia, in altri termini, non si esaurisce nelle sue norme di funzionamento, ferma restando, naturalmente, l’imprescindibilità della definizione e del rispetto delle ‘regole del gioco’”.

In sostanza la democrazia oltre che essere un forte ideale è prima di tutto pragmatismo, una dimensione della vita delle persone. “È la pratica della democrazia che la rende viva, concreta, trasparente, capace di coinvolgere”, sottolinea Mattarella spiegando: “La democrazia, infatti, si invera ogni giorno nella vita delle persone e nel mutuo rispetto delle relazioni sociali, in condizioni storiche mutevoli, senza che questo possa indurre ad atteggiamenti remissivi circa la sua qualità”. La democrazia “non è semplicemente un metodo, bensì costituisce lo ‘spazio pubblico’ in cui si esprimono le voci protagoniste dei cittadini”. La democrazia è funzionale “a rendere effettive le libertà delle persone e delle comunità”, sulla scia dell’articolo 2 della nostra Carta costituzionale.

Una società liberaldemocratica è, citando Karl Popper, una “società aperta” in cui poter “massimizzare le opportunità di costituzione di identità sociali” che necessariamente interagiscono all’interno del “terreno politico e istituzionale”.

Per Norberto Bobbio occorre inoltre ribadire che “le condizioni minime della democrazia sono esigenti: generalità ed eguaglianza del diritto di voto, la sua libertà, proposte alternative, ruolo insopprimibile delle assemblee elettive e, infine, non da ultimo limiti alle decisioni della maggioranza, nel senso che non possono violare i diritti delle minoranze e impedire che queste possano, a loro volta, divenire maggioranza”.

Tornando per l’appunto alla pratica, in questo preciso momento spunta ad esempio il referendum abrogativo a proposito dell’Autonomia differenziata che il ministro Calderoli ribadisce “non rischia di spaccare il Paese”. Le opposizioni comunque non mollano e sembrano unite, come poche volte accade, per portare i cittadini alle urne e far loro esprimere per l’appunto il proprio parere rispetto ad un disegno di legge approvato in Parlamento e che ha ricevuto il lasciapassare del Colle ma che suscita, senza dubbio, l’irritazione delle forze di opposizione.

Democrazia vuol dire soprattutto partecipazione e partecipazione è il diritto di esprimere la propria voce in mezzo al coro, e quindi anche combattere per la defezione sempre più accentuata nel corso delle tornate elettorali. E, soprattutto, “occorre attenzione per evitare di commettere l’errore di confondere il parteggiare con il partecipare”. In questo contesto è necessario “adoperarsi concretamente affinché ogni cittadino si trovi nelle condizioni di potere, appieno, prender parte alla vita della Repubblica”, perché “i valori si inverano attraverso l’esercizio democratico”.

Come affermava nel 1945 il giurista Egidio Tosato – citato a Trieste dal Presidente Mattarella – “noi sappiamo tutti ormai che la presunta volontà generale non è in realtà che la volontà di una maggioranza e che la volontà di una maggioranza, che si considera come rappresentativa della volontà di tutto il popolo, può essere, come spesso si è dimostrata, più giusta e più oppressiva che non la volontà di un principe’”. In sostanza “un fermo no all’assolutismo di Stato, a un’autorità senza limite, potenzialmente prevaricatrice”.

Non si può parlare di democrazia senza aver ben chiara la “coscienza dei limiti”, un “fattore imprescindibile per qualunque istituzione”, e “senza la tutela dei diritti fondamentali di libertà, che rappresentano quel che dà senso allo Stato di diritto e alla democrazia stessa”. Esiste “un’area intangibile di diritti fondamentali delle persone” che deve essere considerata ‘indisponibile’ “al contingente succedersi delle maggioranze e, ancor di più, a effimeri esercizi di aggregazione di interessi”.

Il “bene comune” non consiste nel “‘bene pubblico’ nell’interesse della maggioranza”, bensì è “il bene di tutti e di ciascuno”. Un principio fondamentale che si estende anche alle Istituzioni europee. “Nel continente che degli Stati è stato la culla, si avverte l’esigenza di costruire una solida sovranità europea che integri e conferisca sostanza concreta e non illusoria a quella degli Stati membri. Che consenta e rafforzi la sovranità del popolo disegnata dalle nostre Costituzioni ed espressa, a livello delle Istituzioni comunitarie, nel Parlamento Europeo”.

In questa prospettiva occorre “porsi di fronte allo stato di salute delle Istituzioni nazionali e sovranazionali e dell’organizzazione politica della società”, ancor di più in un clima di rischio permanente ed aumentato in cui “nuovi steccati sono sempre in agguato a minare le basi della convivenza sociale”.

In definitiva “le basi della democrazia non sono né esclusivamente istituzionali né esclusivamente sociali, interagiscono fra loro”. Ciò che definisce una società liberaldemocratica è la consapevolezza del fatto che diritti politici e sociali dei cittadini e dei popoli ‘concorrono’ per costruire “un futuro comune”. L’unità e l’equilibrio delle “comunità civili moderne” si fondano per l’appunto su una base “intangibile” che è “la dignità della persona umana”, essenza della libertà e nel contempo della democrazia.

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