Il giorno in cui poteva finire la guerra

Il 21 luglio del 1944 dalle stazioni radio di Berlino e di tutta la Germania, poteva essere annunciata la fine della Seconda guerra mondiale almeno sul fronte occidentale; invece, le onde radio portarono la voce di Adolf Hitler che annunciava il prossimo regolamento dei conti.

Il giorno prima era infatti fallito il tentativo di assassinare il Fuhrer messo in essere da un gruppo di congiurati, tra i quali la storia ha dato preminente rilievo al colonnello della Wehrmacht Claus Schenk von Stauffenberg che, materialmente, piazzò l’ordigno che avrebbe dovuto eliminare Hitler e alcuni altri gerarchi presenti quel giorno nel quartiere generale chiamato La tana del lupo in Prussia.

Se il piano avesse avuto successo, dopo l’eliminazione di Hitler, i membri della congiura avrebbero assunto il potere a Berlino instaurando un nuovo regime per negoziare una pace separata con gli Alleati, allo scopo di evitare la disfatta militare e l’invasione della Germania da ovest, continuando la guerra ad est contro l’Unione Sovietica.

L’attentato fu pensato sfruttando la possibilità che offriva il Piano Walküre, ossia la mobilitazione della milizia territoriale in caso di colpo di Stato o insurrezione interna, opportunamente modificato dal colonnello von Stauffenberg.

Stauffenberg, un ufficiale dell’esercito tedesco che era profondamente disgustato dalle azioni del regime nazista, pianificò l’attentato e riuscì a portare con sé una valigetta contenente una bomba a tempo dopo avere ottenuto un incontro con Hitler.

Durante una riunione al quartier generale, Stauffenberg riuscì a piazzare la valigetta vicino al Fuhrer sotto il tavolo interno al quale erano raccolti alcuni tra le più importanti figure al vertice della Germania, tra cui Goering, Keitel e il generale Jodl. Quel pomeriggio era anche previsto l’arrivo di Benito Mussolini dall’Italia.

Stauffenberg riuscì a piazzare la valigetta con la bomba sotto al tavolo e lasciò la stanza in quanto avrebbe dovuto fare immediatamente ritorno a Berlino per prendere il comando della milizia territoriale. Il suo ruolo era fondamentale nel complotto. La bomba esplose, uccidendo quattro persone, tre ufficiali e uno stenografo, e ferendone altre compreso lo stesso Hitler che sopravvisse poiché la valigetta era stata spostata sotto il tavolo.

Nonostante l’attentato non fosse riuscito, ci furono gravi conseguenze per i cospiratori. Più di 200 persone vennero arrestate e circa 5.000 giustiziate per la loro presunta partecipazione all’attentato, compresi i loro parenti. Stauffenberg e altri leader della cospirazione vennero giustiziati per fucilazione poche ore dopo il fallito tentativo. Stauffenberg venne fucilato la sera stessa e le sue ceneri, come quelle di altri complottisti, disperse nelle fogne.

Tra le vittime della vendetta, ci fu anche Erwin Rommel (il generale detto “La Volpe del deserto” per le sue abilità militari) che fu coinvolto nelle conseguenze dell’attentato principalmente a causa di presunti legami con i cospiratori. Sebbene non vi siano prove concrete che Rommel fosse direttamente coinvolto, c’era un sospetto diffuso che fosse a conoscenza dei piani dei cospiratori e potesse aver simpatizzato con il loro obiettivo per rovesciare Hitler. Inoltre, alcuni membri del cerchio di Stauffenberg avevano avuto contatti con Rommel in passato.

Rommel divenne sospettato agli occhi del regime a causa della sua crescente insoddisfazione per la conduzione della guerra da parte di Hitler e per le sue critiche pubbliche alla strategia nazista. Inoltre, era una figura di spicco nell’esercito tedesco e il regime temeva che il suo coinvolgimento nell’attentato potesse compromettere la lealtà di altri ufficiali di alto rango

Come risultato, Rommel fu posto sotto sorveglianza e venne incolpato di coinvolgimento. Tuttavia, a causa della sua fama e del rispetto che aveva guadagnato tra le truppe, Hitler decise di offrirgli un’opportunità di evitare il processo pubblico e il disonore per la famiglia. Rommel fu costretto a scegliere tra il suicidio o il processo e la pubblica esecuzione. Scelse il suicidio il 14 ottobre 1944 e la sua morte venne presentata come avvenuta per ferite riportate in combattimento. Hitler ordinò un funerale di stato per onorare la sua memoria.

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