Ursula e Kamala

Molti degli appuntamenti elettorali previsti quest’anno si sono svolti. Alcuni, inattesi, si sono aggiunti, come quelli in Francia e in Regno Unito. Ma forse il colpo più imprevedibile è venuto dal cambio in corsa del candidato Democratico nelle elezioni americane. Un esito che sembrava sempre più a favore di Trump, in una settimana è stato ridiscusso con la scelta quasi unanimemente già condivisa dai Democratici di sostenere Kamala Harris.

L’impostazione che Trump aveva definitivamente impresso alla campagna, da ultimo con la scelta del giovane Vance come suo vice, sarà arduamente adattabile di fronte a una candidata giovane, espressione di una minoranza etnica e con un solido percorso nella Procura generale della California. Grazie alla compattezza dimostrata dai Democratici, i Repubblicani ora sono costretti a perdere tempo prezioso e sacrificare parte della loro coerenza per trovare una nuova retorica che potrebbe non essere quella vincente per assicurarsi la riconquista della Casa Bianca.

Per questo i prossimi due mesi saranno cruciali, anche perché in Francia, dopo la pausa delle Olimpiadi, dovrà prendere forma il nuovo governo che a sua volta dovrà dare il suo contributo qualificante alla formazione della Commissione Europea. Ursula von der Leyen dovrà così dare forma al nuovo esecutivo auspicabilmente tenendo nella dovuta considerazione il bisogno di sterzare l’azione dell’UE per dare a noi Europei la certezza che a Bruxelles si ha una visione concreta dei bisogni nazionali e che la cessione di sovranità rappresenta un investimento fruttuoso.

Se in queste condizioni Ursula avrà alla Casa Bianca Kamala come interlocutrice, il 2025 potrà cominciare con auspici più ottimistici per tutto l’Occidente.

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