Le nuove cariche all’Europarlamento

In seguito alla decisione in plenaria sulla struttura e le dimensioni delle commissioni permanenti e delle sottocommissioni del Parlamento, i gruppi politici e i membri non iscritti hanno nominato i deputati assegnati a ciascuna di esse. Secondo il Regolamento interno del Parlamento, la composizione delle sue commissioni (comprese le sottocommissioni) dovrebbe, per quanto possibile, riflettere la composizione del Parlamento nel suo complesso. Le responsabilità di ciascuna commissione sono stabilite nell’Allegato VI del Regolamento interno; durante la precedente legislatura, il Parlamento ha approvato riforme strutturali per un Parlamento più moderno ed efficiente, modificando il modo in cui commissioni e delegazioni gestiscono i rispettivi compiti.

Le commissioni si riuniscono in pubblico (a meno che le regole non impongano diversamente). Il loro lavoro verte sulla stesura, modifica e votazione di proposte legislative e relazioni di iniziativa propria, nonché sullo svolgimento di dibattiti con rappresentanti del Consiglio e della Commissione, audizioni con esperti esterni e organizzazione di missioni di accertamento dei fatti. Svolgeranno un ruolo cruciale nelle prossime audizioni dei Commissari designati. Il Parlamento può istituire sottocommissioni e commissioni temporanee speciali per occuparsi di questioni specifiche e può anche creare commissioni d’inchiesta per indagare sulle accuse di cattiva amministrazione del diritto dell’UE. Le commissioni si occupano delle proposte legislative, nominano squadre negoziali per condurre colloqui con i ministri dell’UE, adottano relazioni, organizzano audizioni e controllano altri organi e istituzioni dell’UE, la Conferenza dei presidenti di commissione coordina il loro lavoro.

Tutte le 20 commissioni permanenti e le quattro sottocommissioni del PE hanno tenuto le loro riunioni costitutive per eleggere il loro presidente e i loro vicepresidenti. L’ufficio di presidenza di una commissione (il presidente e un massimo di quattro vicepresidenti) è eletto per un mandato di due anni e mezzo. Cinque dei 14 vicepresidenti eletti provengono dai socialisti, tre dal Partito popolare europeo, due da Renew Europe, uno ciascuno dai Verdi e dalla Sinistra e due dai Conservatori e riformisti europei. Esclusi i candidati di Patrioti per l’Europa e di Europa delle Nazioni sovrane.

Due deputati italiani sono stati eletti alla presidenza di una commissione del PE nelle votazioni che si sono tenute martedì scorso, mentre dodici italiani sono stati nominati vicepresidenti: Commissione per gli affari esteri: Terzo vicepresidente: Alberico Gambino (ECR, IT); Sottocommissione per la sicurezza e la difesa: Terzo vicepresidente: Alberico Gambino (ECR, IT); Commissione per i bilanci: Secondo vicepresidente: Giuseppe Lupo (S&D, IT); Commissione per il controllo dei bilanci: Primo vicepresidente: Caterina Chinnici (PPE, IT); Sottocommissione per le questioni fiscali: Presidente: Pasquale Tridico (The Left, IT); Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare: Presidente: Antonio Decaro (S&D, IT); Secondo vicepresidente: Pietro Fiocchi (ECR, IT): Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia; Secondo vicepresidente: Elena Donazzan (ECR, IT): Terzo vicepresidente: Giorgio Gori (S&D, IT); Commissione per i trasporti e il turismo: Quarto vicepresidente: Matteo Ricci (S&D, IT); Commissione per lo sviluppo regionale: Terzo vicepresidente: Francesco Ventola (ECR, IT); Commissione per la pesca: Secondo vicepresidente: Giuseppe Milazzo (ECR, IT); Commissione giuridica: Secondo vicepresidente: Mario Mantovani (ECR, IT); Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni: Terzo vicepresidente: Alessandro Zan (S&D, IT); Commissione per le petizioni: Quarto vicepresidente: Cristina Guarda (Verdi/ALE, IT).

Le altre presidenze di commissione sono andate a:  Commissione Affari Esteri (Afet): David McAllister (Ppe, Germania); Commissione Sviluppo (Deve): Barry Andrews (Renew, Irlanda); Commissione Commercio Internazionale (Inta): Bernd Lange (S&D, Germania); Commissione Bilanci (Budg): Johan Van Overtveldt (Ecr, Belgio); Commissione Controllo dei Bilanci (Cont): Niclas Herbst (Ppe, Germania); Commissione Problemi Economici e Monetari (Econ): Aurore Lalucq (S&D, Francia); Commissione Occupazione e Affari Sociali (Empl): Li Andersson (La Sinistra, Finlandia); Commissione Ambiente, Sanità Pubblica e Sicurezza Alimentare (Envi): Antonio Decaro (S&D, Italia); Commissione Industria, Ricerca ed Energia (Itre): Borys Budka (Ppe, Polonia); Commissione Mercato Interno e Protezione dei Consumatori (Imco): Anna Cavazzini (Verdi/Ale, Germania); Commissione Trasporti e Turismo (Tran): Elissavet Vozemberg-Vrionidi (Ppe, Grecia); Commissione Sviluppo Regionale (Regi): Adrian-Dragoş Benea (S&D, Romania); Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale (Agri): Veronika Vrecionová (Ecr, Repubblica Ceca); Commissione Pesca (Pech): Carmen Crespo Díaz (Ppe, Spagna); Commissione Cultura e Istruzione (Cult): Nela Riehl (Verdi/Ale, Germania); Commissione Giuridica (Juri): Ilhan Kyuckyuk (Renew, Bulgaria); Commissione Libertà Civili, Giustizia e Affari Interni (Libe): Javier Zarzalejos (Ppe, Spagna); Commissione Affari Costituzionali (Afco): Sven Simon (Ppe, Germania); Commissione Diritti delle Donne e Uguaglianza di Genere (Femm): Lina Gálvez (S&D, Spagna); Commissione Petizioni (Peti): Bogdan Rzońca (Ecr, Polonia).

Appare evidente come la destra sia stata esclusa da tutti i ruoli che contano, la cintura sanitaria innalzata dalle forze politiche europeiste e democratiche ha funzionato nuovamente, tra i 14 vicepresidenti dell’emiciclo eletti martedì ci sono due esponenti dei Conservatori e riformisti europei, tra cui Antonella Sberna di Fratelli d’Italia, ma nessuno proviene dal gruppo Europa delle Nazioni sovrane né da quello dei Patrioti per l’Europa, che pure è il terzo più numeroso dell’Europarlamento. Gli altri gruppi parlamentari si sono infatti rifiutati di votare per i candidati dei Patrioti, l’ex direttore di Frontex Fabrice Leggeri e l’eurodeputata ceca Klára Dostálová.

Le scelte politiche di Giorgia Meloni continuano a inanellare sconfitte e aumentano la marginalità dell’Italia nei processi decisionali europei; dopo la perdita del settore sud della NATO che pareva inizialmente assicurato al nostro Paese, ora si rimane esclusi anche dalla presidenza dell’importante Commissione ECON, dopo averla guidata con Gualtieri e Tinaglia. L’inadeguatezza della premier e nel governo di figure poco significative da lei guidato pone il problema della posizione nei confronti delle linee programmatiche presentate dalla presidente Ursula von der Leyen all’Eurocamera e approvate a larga maggioranza, ma con il voto contrario del principale partito di governo in Italia, ossia FdI. L’opposizione interna del PD, ma nella maggioranza in Europa, ha preferito optare per la presidenza Commissione Ambiente, assegnata ad Antonio Decaro; mentre l’ex-presidente INPS, il pentastellato Pasquale Tridico, ha visto il movimento contrario ai politici di professione, assegnarli la poltrona della Sottocommissione FIsco.

Daniel Freund (Verdi/Efa) ha commentato: “I partiti e i gruppi politici che fondamentalmente vogliono distruggere questo parlamento, che vogliono indebolire o abbandonare l’Unione europea, non dovrebbero avere responsabilità nell’Unione europea, non dovrebbero avere responsabilità qui al Parlamento europeo. Se il tuo obiettivo politico è distruggere questo Parlamento, non dovresti essere incaricato di gestirlo. Ed è per questo che applichiamo il cordone sanitario“.

Il leghista Paolo Borchia ha ribattuto: “Non ho deciso io che il gruppo dei Patrioti è il terzo gruppo per dimensioni all’interno del Parlamento europeo, ma l’hanno deciso gli elettori. Per cui il fatto di andare contro la loro volontà, una volontà espressa democraticamente da milioni di elettori europei, rappresenta una grossissima assunzione di responsabilità, oltre che una mancanza di rispetto“.

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