Cronache dai Palazzi
Il Presidente della Repubblica ha promulgato il decreto Carceri convertito in legge a ridosso del via libera di Montecitorio con 153 sì, 89 no e un astenuto, con le opposizioni che contestavano l’assenza del ministro della Giustizia, che si trovava a Palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni per “illustrare misure contro il sovraffollamento” negli istituti penitenziari. Dovendo fornire delle spiegazioni il ministro Nordio ha chiarito che l’incontro con Giorgia Meloni “è avvenuto nell’ambito della consueta interlocuzione, su richiesta della premier e alla presenza di Antonio Tajani, Giancarlo Giorgetti e del sottosegretario Alfredo Mantovano”. Nordio ha inoltre sottolineato che “l’incontro ha avuto come oggetto una programmazione futura che ovviamente non intende in alcun modo interferire né sovrapporsi con i lavori in corso presso il Parlamento sovrano”. Nordio ha inoltre annunciato che chiederà “un incontro al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sull’emergenza sovraffollamento”, puntualizzando che il governo andrà avanti per la “riforma della custodia cautelare” auspicando che “le opposizioni non facciano barricate”.
Tra i nodi focali il fatto che il Ddl Nordio impegna l’esecutivo a realizzare “un intervento normativo” sull’articolo 274 comma 1 lettera C del Codice di procedura penale a proposito delle esigenze di custodia cautelare. Un intervento “finalizzato a un puntuale bilanciamento tra presunzione di innocenza e garanzie di sicurezza” anche “tenuto conto degli effetti che l’applicazione delle misure può produrre sulla consistenza della popolazione carceraria”. L’attuale comma della norma prevede che si possano disporre misure cautelari quando “sussista il pericolo che la persona sottoposta a indagini” possa reiterare i reati “della stessa specie di quello per cui si procede” e “per i quali è prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni”.
Per gli esponenti delle opposizioni e quindi delle forze di minoranza tale nuova misura mirerebbe ad introdurre uno scudo penale per i governatori. “Vogliono evitare che altri governatori del centrodestra, eventualmente indagati, debbano dimettersi”. Prima della riformulazione la custodia cautelare era ammissibile solo per delitti di mafia, terrorismo, omicidi e furti. Sarebbero rimasti fuori dal quadro, dall’ipotesi di incarcerazione, reati come la corruzione e la concussione. L’attuale formulazione del governo appare comunque generica. L’ordine del giorno è stato approvato da Azione, Italia viva, +Europa e da tutte le forze di maggioranza. In definitiva “il carcere prima del processo dovrebbe essere una extrema ratio mentre oggi rappresenta una sentenza anticipata”. Come ha spiegato Enrico Costa “il 25% dei detenuti non ha subito una condanna definitiva” e “dal 1992 ad oggi oltre 30 mila persone sono state risarcite in quanto arrestate ingiustamente”.
Tra gli elementi principali del decreto Carceri approvato mercoledì 7 agosto vi è invece l’assunzione di mille nuovi agenti di polizia penitenziaria tra il 2025 e il 2026 e procedure più fluide per consentire di uscire in anticipo dal carcere a chi ne ha diritto. I detenuti potranno inoltre ricevere più telefonate settimanali; si prevede un albo di comunità in cui rientrerebbero determinate categorie di reclusi con residuo di pena basso, tossicodipendenti e condannati per determinati reati, persone che potranno finire di scontare la loro condanna. Viene infine introdotto il reato di peculato per distrazione del pubblico ufficiale, definito per l’appunto “peculato per distrazione” che potrebbe compensare il vuoto creato dal disegno di legge prefigurato dal governo per cancellare il reato di abuso d’ufficio. Il testo definitivo dell’abuso d’ufficio è arrivato anche sulla scrivania del Capo dello Stato Mattarella che lo ha firmato generando malcontento tra le forze di opposizione.
Dubbi e riserve, in particolare per quanto riguarda i rapporti con l’Unione europea, hanno caratterizzato tutto il percorso fino alla firma del Colle. Criticità costituzionali esplicitate anche con la premier Meloni. Il ragionamento sottostante considerava il crescente orientamento anticorruzione della legislazione europea; eliminare quindi specifici reati potrebbe esporre il nostro Paese a giudizi critici da parte di Bruxelles favorendo ulteriori tensioni istituzionali. In sostanza “l’abuso di ufficio non può essere abolito”. L’Italia non può permettersi ulteriori prove di forza in Europa e non solo.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha alla fine promulgato il Ddl Nordio: otto articoli che propongono una significativa riforma del Codice penale, del Codice di procedura penale e dell’ordinamento giudiziario.
Oltre all’abrogazione dell’abuso di ufficio – viene abolita la norma del Codice penale (art. 323) che punisce il pubblico ufficiale che violando consapevolmente leggi, regolamenti o l’obbligo di astensione, cagiona un danno ad altri o si procura un vantaggio patrimoniale – si prevedono modifiche al traffico di influenze restringendo l’ambito di applicazione di questo reato. La mediazione viene ritenuta illecita nel momento in cui è finalizzata a far compiere un reato ad un pubblico ufficiale. Si elimina l’ipotesi della “millanteria” e restano le condotte più gravi. Sul piano sanzionatorio, aumenta il minimo edittale della pena: da 1 anno e 6 mesi a 4 anni e 6 mesi.
A proposito di intercettazioni e tutela del terzo estraneo, non dovranno essere riportate le conversazioni e i dati corrispondenti a soggetti non coinvolti nelle indagini, se non sono rilevanti per il procedimento. Non dovranno essere indicati dati personali dei soggetti diversi dalle parti, a meno che non siano indispensabili in quanto depositari di elementi rilevanti. Il giudice dovrà in sostanza stralciare le intercettazioni che contengono dati relativi a soggetti diversi dalle parti, qualora non essenziali.
Gli avvisi di garanzia dovranno contenere una descrizione solo sommaria del fatto su cui si indaga. La consegna dell’atto dovrà avvenire in modo da garantire la riservatezza del destinatario. A proposito di contraddittorio e misure cautelari il giudice dovrà procedere all’interrogatorio dell’indagato prima di disporre la misura cautelare. L’indagato potrà a sua volta avere la possibilità di una difesa preventiva, prima di eventuali misure come la custodia cautelare in carcere. Viene introdotto inoltre un organo collegiale, formato da 3 giudici, per l’adozione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere che attualmente è invece disposta in ogni modo dal giudice monocratico (per consentire le necessarie assunzioni, l’entrata in vigore è differita di due anni). La collegialità è prevista solo in fase di indagini ed è estesa anche alle pronunce di aggravamento della misura cautelare e all’applicazione provvisoria delle misure di sicurezza detentive ma non nel caso in cui la misura è adottata durante le procedure di convalida di arresto o fermo. Limitata per il Pm la possibilità di proporre appello contro le sentenze di assoluzione di primo grado. Il provvedimento non riguarda però i reati più gravi. Ed infine, per i giudici popolari in Corte D’Assise il requisito massimo è fissato a 65 anni e deve sussistere soltanto al momento della nomina.
A proposito di sovraffollamento “il governo vuole che scoppino rivolte per intervenire con azioni repressive”, ha ammonito Roberto Giacchetti di Iv considerando gli ultimi disordini negli istituti penitenziari e il conseguente aumento del numero dei suicidi; “probabili ulteriori pericoli che incombono sulla comunità penitenziaria” si legge in un esposto depositato nei confronti del ministro della Giustizia “a fronte della gravità della situazione nelle carceri”.
Dal fronte della Destra, Andrea Delmastro risponde alacremente: “A soffiare sul fuoco sono loro, non noi. La Sinistra non ci intimorisce, non cederemo a misure svuotacarceri”. L’opposizione nella totalità ribadisce comunque le critiche nei confronti di un provvedimento ritenuto insufficiente: “È un pannicello caldo – afferma Riccardo Magi di +Europa – con cui Nordio ha tradito le aspettative di tutti i detenuti”.
Il ministro della Giustizia porta a sua volta avanti la propria road map con l’obiettivo di presentarla all’attenzione del presidente Mattarella dopo la pausa estiva, non prima di settembre. Il ministro Nordio sottolinea che il maggior numero di agenti di polizia penitenziaria che il dl Carceri prevede è un importante tassello della strategia complessiva. Altri elementi fondamentali del decreto sono ad esempio un intervento sui tribunali di sorveglianza ricolmi di pratiche e la riforma della custodia cautelare che è tra gli argomenti maggiormente divisivi, per cui maggioranza e opposizioni sono assolutamente in disaccordo. Matteo Renzi specifica: “È giusto che per reati minimi non ci siano restrizioni preventive alla libertà personale. Ma a uno scudo per i governatori sono contrario”. Il timore è che si tenga fuori la corruzione ma Fratelli d’Italia frena: “Non c’è ancora un testo su cui confrontarsi”. Una riforma che i penalisti definiscono “non più rinviabile”.
Proiettati verso l’autunno e quindi verso la prossima legge di Bilancio, nel corso dell’ultima conferenza stampa di Palazzo Chigi prima della pausa estiva, a proposito del cosiddetto “tesoretto”, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha puntualizzato: “Aspettiamo le scadenze e poi tireremo le somme”. Giorgetti continua a seguire la linea della prudenza anche di fronte ad un surplus di entrate fiscali. “Non si proclama vittoria a cento metri dal traguardo” ha affermato il ministro dell’Economia durante la conferenza stampa di mercoledì 7 agosto. È stato comunque illustrato che l’ultimo Cdm prima della chiusura estiva ha approvato un consistente pacchetto di misure, dal raddoppio della flat tax per gli stranieri, alle assunzioni nel mondo della scuola; la riforma dei contratti di ricerca nel mondo universitario, provvedimento con cui si ampliano gli strumenti delle Università, degli enti pubblici di ricerca e delle istituzioni Afam per inquadrare professionalmente le diverse figure all’interno del sistema della ricerca con tutele crescenti. Con il contratto “postdoc” viene inoltre introdotta la figura del professore aggiunto. Dichiarata poi la nomina di Daria Perrotta, prima donna Ragioniere generale dello Stato. Rifinanziato infine, con 150 milioni di euro per il 2024, anche il Fondo nazionale per le emergenze.
Nel prossimo Consiglio dei ministri a fine agosto si dovrà necessariamente mettere a punto il Piano di risanamento dei conti atteso dalla Unione europea entro il 20 settembre. Il quadro si preannuncia comunque migliore delle previsioni, il gettito tributario risulta in aumento e si assicura che “non ci saranno tasse straordinarie. Quelle sui profitti però si”, ha affermato il titolare del Mef. In sostanza solo a inizio settembre potranno essere visibili i versamenti dell’autoliquidazione Irpef e dell’Ires delle imprese avvenuti il primo luglio. Escluse le ipotesi di una nuova eventuale tassa sugli extraprofitti di banche, assicurazioni, società energetiche.
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