XIX Emendamento, il voto alle donne
Il 18 agosto 1920, lo Stato americano Tennessee approvò di misura il diciannovesimo emendamento, con 50 membri su 99 della Camera dei rappresentanti che votarono Sì divenendo il trentaseiesimo Stato a ratificarlo e raggiungere così la necessaria maggioranza per l’adozione a livello federale.
Ciò dette il via libera alla ratifica finale necessaria per aggiungere l’emendamento alla Costituzione, rendendo gli Stati Uniti il ventisettesimo paese al mondo a dare alle donne il diritto di voto. Dopo aver firmato il certificato di ratifica, il governatore del Tennessee lo inviò tramite posta raccomandata al Segretario di Stato americano Bainbridge Colby, il cui ufficio lo ricevette alle 4:00 del mattino del 26 agosto 1920. Una volta certificato che era corretto, Colby firmò la Proclamazione della Emendamento sul suffragio femminile alla Costituzione degli Stati Uniti solo alla presenza del suo segretario.
La strada verso il XIX emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti, che garantiva il diritto di voto alle donne, fu lunga e complessa, caratterizzata da decenni di attivismo e sforzi da parte dei movimenti per i diritti delle donne. Il movimento per il suffragio femminile iniziò nel XIX secolo, con le prime convenzioni per i diritti delle donne tenutesi negli anni 1840. Nel corso degli anni successivi, le attiviste per il suffragio organizzarono petizioni, manifestazioni, e raccolsero fondi per promuovere la loro causa.
Tra le figure più influenti di questo movimento vi furono Susan B. Anthony e Elizabeth Cady Stanton, che fondarono l’Associazione per il Suffragio Femminile nel 1869. Nel 1890, le organizzazioni per il suffragio femminile si unirono per formare la National American Woman Suffrage Association (NAWSA), guidata da Carrie Chapman Catt.
Nonostante gli sforzi, il suffragio femminile incontrò resistenza da parte di molti settori della società. Tuttavia, la partecipazione delle donne durante la Prima guerra mondiale e il loro contributo alla società durante questo periodo portarono ad un cambiamento di atteggiamento.
Non mancarono i tentativi di attaccare questo diritto e dovette intervenire la Corte Suprema con la sentenza Leser v. Garnett dove viene sancito che l’emendamento sul suffragio femminile era valido e vincolante anche per gli Stati che non lo avevano ratificato.
In Maryland le signore Mary D. Randolph, “una cittadina di colore” e Cecilia Street Waters, “una donna bianca”, avevano richiesto e ottenuto l’iscrizione come elettori qualificati. Per far rimuovere i loro nomi dall’elenco degli elettori qualificati, Oscar Leser e altri avviarono una causa contro le due donne sostenendo che non idonee a votare perché la Costituzione del Maryland limitava il diritto di voto agli uomini e il legislatore del Maryland aveva rifiutato di ratificare il XIX emendamento.
Sono stati vari e differenti in tutto il mondo i motivi che hanno ostacolato il suffragio femminile nel corso della storia, e la Chiesa cattolica ha avuto un ruolo significativo nel frapporre proprio alcuni di questi ostacoli.
Nella società tradizionale, le donne erano spesso considerate inferiori agli uomini e il loro ruolo principale era visto come quello di mogli e madri. Questa visione limitata del ruolo delle donne ha portato molti a credere che non dovessero partecipare attivamente alla politica o al processo decisionale.
Alcuni temevano che concedere il diritto di voto alle donne avrebbe potuto destabilizzare l’ordine sociale esistente. Si pensava che le donne potessero portare idee radicali o influenzare negativamente il processo politico. In tal senso, settori della società, tra cui alcuni della Chiesa cattolica, hanno contrastato attivamente il suffragio femminile, sostenendo che era addirittura contrario alla tradizione e alla volontà divina.
Addirittura, in Svizzera le donne hanno raggiunto il diritto di voto dopo un lungo processo. Il diritto di voto femminile non è stato garantito a livello nazionale fino al 1971, quando gli elettori svizzeri hanno approvato un emendamento costituzionale che garantiva il diritto di voto alle donne a livello federale.
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