Cronache dai Palazzi

In questi giorni di pausa estiva il governo mette a punto le prossime questioni da affrontare al rientro, prima dell’autunno caldo in cui occorrerà necessariamente affrontare la manovra economica anche se non “non sarà lacrime e sangue”, come ha preannunciato il ministro dell’Economia Giorgetti, ma non sarà nemmeno una passeggiata.

Tra le questioni più o meno urgenti da risolvere vi sono le concessioni balneari che tra l’altro rappresentano una delle 70 procedure di infrazione aperte dalle istituzioni europee nei confronti del nostro Paese (la media Ue è di 59); si tratta di una questione piuttosto “rumorosa” e piuttosto datata – va avanti da 15 anni – che al ritorno a Palazzo Chigi occorrerà affrontare. L’Italia ha prorogato le concessioni balneari di anno in anno e non ha indetto nuove gare per assegnare le spiagge di proprietà del demanio pubblico, ossia dello Stato, a nuovi concorrenti, da qui il deferimento dell’Italia alla Corte di Giustizia dell’Unione per non aver rispettato le norme prescritte dalla Direttiva Bolkestein a proposito della concorrenza. Approvata nel 2006, la Direttiva Bolkestein – prendendo il nome dal commissario che la propose – ha l’obiettivo di promuovere la parità delle imprese nell’accesso ai mercati dell’Ue. Le concessioni pubbliche possono essere in pratica affidate ai privati esclusivamente con gare aperte a tutti gli operatori presenti sul territorio europeo. Una mancata risoluzione della situazione si tradurrebbe in una sanzione da decine di milioni di euro l’anno, dato che non è stato ancora finalizzato un testo normativo per mettere a tacere la questione e ovviamente per evitare ulteriori danni alla reputazione e alla credibilità dell’Italia.

Il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, è a lavoro per trovare una soluzione “d’intesa” con l’Europa così come è emerso dall’ultimo Consiglio dei ministri, in linea con la Commissione europea i cui portavoce hanno ribadito i “contatti con Roma per discutere possibili soluzioni”. L’obiettivo è evitare lo scontro con le istituzioni europee perseguendo un percorso di “confronto e dialogo” che il ministro per gli Affari europei e per la coesione predilige, in quanto potrebbe aprire a Raffaele Fitto la strada verso Bruxelles e la Commissione per un ruolo da commissario. Bilancio con deleghe al Pnrr risulta essere la posizione di primo piano.

Nella pratica Meloni e Fitto stanno mettendo nero su bianco un decreto Salva-Infrazioni sulla linea di quello approvato circa un anno fa per porre fine ad una serie di infrazioni tra cui le norme per superare la questione dei balneari senza proroghe, ipotizzando indennizzi e riconoscimenti degli investimenti fatti e prevedendo solo in alcuni casi specifici lo slittamento dell’avvio delle gare per riassegnare le concessioni scadute a fine 2024. Si tratterebbe dell’ultimo step per risolvere una situazione che va avanti ormai da troppo tempo. Una nuova proroga provocherebbe un richiamo da parte della Corte di Giustizia generando tensioni in Europa e anche in Italia, in quanto il Capo dello Stato molto probabilmente non sarebbe disposto a firmare l’ennesimo rinvio. In definitiva il dialogo con la Commissione, non solo a proposito dei balneari, è la via preferibile da perseguire. Gli stessi imprenditori balneari riconoscono il rischio di una condanna Ue, in particolar modo dopo la richiesta dell’Antitrust di avviare nuove gare subito, e chiedono alla Commissione Ue “una riforma che manca da 15 anni”.

Su un altro fronte la questione del sovraffollamento degli istituti penitenziari e un decreto che la Sinistra definisce vuoto e inutile, mentre i forzisti ribadiscono che non si tratta un decreto svuota carceri. Dopo aver visitato il carcere femminile della Giudecca, a Venezia, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha chiarito che il primo obiettivo del governo è “ampliare l’edilizia carceraria”, anche se “non è una cosa facile” dato che “in Italia ci sono molti vincoli”. Nonostante tutto “con la nomina del commissario straordinario e lo stanziamento di fondi contiamo di raggiugere obiettivi importanti che però non possono essere conseguiti nell’arco di una mattinata”. Tra gli altri obiettivi previsti dal decreto far scontare la pena ai detenuti tossicodipendenti presso le comunità, per gli stranieri presso i Paesi di origine, ed ancora intervenire sulla carcerazione preventiva che incide per il venti per cento sulla popolazione carceraria. Ha dichiarato Nordio: “Penso che sia con la nomina del commissario straordinario sia con l’attuazione del nuovo decreto Carceri che è stato approvato entro i prossimi 2 o 3 mesi cominceremo già a vedere i risultati”.

Da quando il decreto Carceri è diventato legge le opposizioni attaccano il provvedimento continuamente ritenendo che non sia la soluzione per migliorare le condizioni degli istituti penitenziari, tra sovraffollamento e un drammatico numero crescente di suicidi. “Fuffa spaziale” afferma Matteo Renzi a proposito del decreto Carceri e in particolare per quanto riguarda il sovraffollamento. Renzi in visita al carcere di Sollicciano nel giorno di Ferragosto scrive su X che tale struttura “andrebbe distrutta e rifatta da capo anche per agevolare il lavoro delle donne e degli uomini della polizia penitenziaria oltre che per garantire una condizione civile ai detenuti”. Renzi sottolinea inoltre che quasi la metà della popolazione del carcere di Sollicciano è ancora in attesa di giudizio definitivo, “questo dato dovrebbe interrogare profondamente la politica e tutto il mondo della giustizia”, ha affermato Renzi sottolineando: “Penso che una politica che non si occupa del disagio, della salute mentale, delle dipendenze e naturalmente del carcere non è una politica seria”. In sostanza “chi sbaglia deve pagare ma le condizioni di un carcere devono essere umane, altrimenti è lo Stato a violare la legalità”.

Altro dibattito in corso in questi giorni di agosto riguarda la cittadinanza. Il Pd rilancia lo ius soli e Forza Italia propone un testo sulla cittadinanza basato sugli anni di studio, mentre dai social del Carroccio si apprende che per la Lega “non c’è nessun bisogno di ius soli o scorciatoie”. A proposito dello ius scholae “noi siamo coerenti” aggiungono i forzisti, è una “posizione storica di Forza Italia con Silvio Berlusconi” e, soprattutto, “noi non attacchiamo mai gli alleati, perché farlo significa attaccare la coalizione e se stessi”.

In sostanza i forzisti sottolineano che “sul tema della cittadinanza c’è un dibattito aperto da anni, ognuno ha le sue posizioni. Noi siamo possibilisti sulla questione dello ius scholae”. Lo ius scholae non fa parte del programma di governo di Forza Italia ma occorre rispettare le posizioni degli altri. Ammonisce Maurizio Gasparri: “Non ci sono polemiche da fare nella nostra coalizione e non ci sono lezioni da imparare da parte della sinistra”.

Il dibattito però è acceso. Il segretario di +Europa, Riccardo Magi, proprio sullo ius soli sta preparando un quesito referendario: “Che in Italia si sia riaperto il dibattito sulla cittadinanza è una buona notizia. Che la Lega si dica contraria allo ius soli, invece, non è una notizia”. Dal Pd Graziano Delrio si esprime a proposito dello ius scholae: “È un’apertura molto positiva quella di Forza Italia”. Si tratta di “una soluzione intermedia” ma rappresenta comunque “un passo avanti”. Delrio auspica: “Speriamo quindi ci sia il modo di discuterne, non in termini di contraddizione radicale ma di ragionamento serio”. Segnali di apertura al dialogo anche da parte di Azione e Italia viva, in definitiva si tratta di una questione di civiltà per garantire a tutti diritti e integrazione nel nostro Paese.

Lo ius soli, il diritto del suolo, ossia l’acquisizione della cittadinanza sul luogo di nascita a prescindere da quella dei genitori, non è previsto da nessun Paese europeo. L’Irlanda lo prevedeva fino al 2004 optando successivamente per uno ius soli temperato come in Belgio, in Germania e in Portogallo. Lo ius soli vige invece negli Usa, in Canada, in Centro e Sud America.

Per quanto riguarda l’Autonomia differenziata, infine, il ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Roberto Calderoli ha puntualizzato che “prima di parlare di referendum aspettiamo la Cassazione che dovrà verificare non solo il numero delle firme valide ma anche l’accompagnamento del certificato elettorale di ogni cittadino”. Per di più “essendo l’autonomia complessa e quindi disomogenea e collegata alla legge di Bilancio, non dovrebbe essere ammissibile il referendum abrogativo”, afferma Calderoli prevedendo un possibile stop da parte della Corte costituzionale alla quale spetta la seconda delle verifiche di ammissibilità. All’interno della società civile e di una parte del mondo politico non si arrestano comunque le pressioni per l’abrogazione della legge, in sostanza per scongiurare una brexit italiana sul suolo nazionale.

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