Ungheria 1944: Miklós Horthy e una strana decisione
Poteva essere diverso l’esito del secondo conflitto mondiale quantomeno sui successivi scenari della Guerra fredda? Il 23 agosto 1944, in piena Seconda Guerra Mondiale e con lo sbarco angloamericano già avvenuto in Normandia, e con l’Italia spaccata in due, la Romania annunciò il suo ritiro dall’Asse e dichiarò guerra alla Germania nazista. Questo evento ebbe un impatto significativo sull’Ungheria, poiché la Romania era originariamente alleata dell’Asse e l’Ungheria era coinvolta in questioni e conflitti territoriali con la Romania, in particolare riguardo alla Transilvania settentrionale.
La decisione del governo ungherese, pur a fronte dell’evidente fine del conflitto, aveva un senso e le sue ragioni. L’Ungheria aveva infatti ottenuto alcuni vantaggi territoriali e l’appoggio tedesco durante la guerra, come ad esempio l’annessione della Transilvania settentrionale dalla Romania nel 1940 e l’occupazione della parte settentrionale della Jugoslavia nel 1941. Mantenere il sostegno tedesco significava proteggere questi interessi territoriali.
Oltre a ciò, nel 1941 insieme a Germania, Italia, Romania e Bulgaria, l’Ungheria aveva invaso la Jugoslavia, ottenendo la Bačka, parte della Vojvodina (dove si trovava una maggioranza relativa ungherese), e le regioni del Prekmurje e Medjimurje, che erano invece abitate in prevalenza da sloveni e croati. La situazione si complicò, quando il Führer firmò l’alleanza con la Romania, per la successiva invasione dell’Unione Sovietica; il governo ungherese decise di dichiarare guerra alla Russia, nella paura che la Romania tramasse pretese, soprattutto territoriali. Al paese però l’Operazione Barbarossa costò molto, infatti la 2ª Armata venne completamente annientata, durante la battaglia di Stalingrado.
Inoltre, a partire dal 1943, l’Unione Sovietica aveva iniziato a ottenere vittorie significative sul fronte orientale, avanzando sempre più verso l’Europa orientale. L’Ungheria, temendo l’espansione sovietica e cercando di preservare la propria indipendenza, considerava l’alleanza con la Germania come un modo per contrastare questa minaccia.
Non ultima ragione, il reggente dell’Ungheria, Miklós Horthy, era preoccupato per la possibilità di un colpo di stato interno o di un’occupazione sovietica se avesse abbandonato l’alleanza con la Germania. Mantenere un’alleanza con la Germania nazista sembrava un modo per mantenere il controllo del paese e proteggere il regime.
Tuttavia, ben presto, il quadro iniziò a mutare e Horthy iniziò a temere che l’alleato tedesco potesse attaccare la stessa Ungheria per proteggere i suoi interessi territoriali in Romania. Per evitare una possibile invasione tedesca e per cercare di proteggere la sua nazione dai pericoli dell’espansione sovietica, Horthy decise di intraprendere azioni che avrebbero potuto favorire un avvicinamento all’Alleanza alleata. Erano del resto evidente le mire di Stalin sul territorio magiaro e le truppe dell’Armata Rossa stavano avanzando.
Il 15 ottobre 1944, Horthy tentò di negoziare un armistizio separato con l’Unione Sovietica. Tuttavia, mentre le trattative erano in corso, i nazisti, preoccupati proprio da una possibile defezione dell’Ungheria, che avrebbe ripetuto il quadro verificatosi l’anno prima in Italia, lanciarono l’Operazione Panzerfaust, un colpo di stato orchestrato da Adolf Hitler stesso.
Le forze naziste, insieme ai membri del Partito delle Croci Frecciate ungherese, arrestarono Horthy e il suo governo. Successivamente, sotto la minaccia di violenza e con la vita di suo figlio in pericolo, Horthy firmò una dichiarazione di armistizio con i tedeschi il 16 ottobre 1944. I nazisti installarono un nuovo governo filo-nazista guidato da Ferenc Szálasi, che continuò la guerra al fianco della Germania nazista fino alla fine del conflitto.
Prima arrestato, Horthy venne liberato dopo il 1945 su pressioni degli Stati Uniti, fu risparmiato dalle accuse di crimini contro l’umanità e riparò in esilio in Portogallo. Negli ultimi suoi anni di vita difese sempre la propria politica estera revisionista e dichiarò di aver solamente agito per il bene della sua patria. Secondo quanto scrisse nelle sue memorie, fu turbato dal fallimento della rivoluzione ungherese del 1956.
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