Cronache dai Palazzi

Continua il dibattito sullo Ius scholae, la possibilità di concedere la cittadinanza italiana ai minori stranieri dopo un ciclo scolastico di dieci anni. “Essere cittadino italiano non è legato a sette generazioni”, sottolinea il leader di Forza Italia Antonio Tajani ma Tommaso Foti di Fratelli d’Italia ribadisce che “non è nel programma di governo”. Il vicepremier azzurro risponde per le rime: “Non è che se un tema non è nel programma di governo non se ne può parlare. Io non impongo niente a nessuno, ma non voglio neanche che nessuno imponga qualcosa a me, quindi sono libero di parlare”, ammonisce Tajani ribadendo la necessità di un ciclo di studi completo, ossia la scuola dell’obbligo fino a 16 anni con il raggiungimento del titolo. “Una linea che garantisce molta più integrazione di quella prevista dalla legge attuale”.

Il capogruppo di Fratelli d’Italia a Montecitorio, Tommaso Foti, a sua volta puntualizza: “È legittimo che un partito possa sottolineare una proposta che non è nel programma elettorale della maggioranza, né di FdI, né della Lega e nemmeno di FI. È legittimo che Tajani lo ritenga un argomento di discussione, ma lo è anche individuare delle priorità, che poi non toccherebbe certo all’opposizione decidere”.

Forza Italia vuole reperire in Parlamento i numeri per la legge anche attraverso un asse con l’opposizione, in primo luogo con il Pd. La Lega risulta contraria come Fratelli d’Italia. “L’insistenza di Tajani, visto che offre una sponda alle opposizioni su questa tematica rischia di minare seriamente la stabilità del governo. Sinceramente a che pro facciamo fatica a comprenderlo”, ha affermato il capogruppo dei senatori leghisti Massimiliano Romeo. In questo momento “il tema principale non può che essere il Piano strutturale di bilancio, che va inviato in Europa entro il 20 settembre”, ha aggiunto il capogruppo di FdI alla Camera ribadendo che la cittadinanza “non è una priorità” e sottolineando che “dal 2012 al 2022 hanno acquisito la cittadinanza italiana un milione e mezzo di stranieri, come l’intera città di Milano. E nel 2022 l’Italia è stata prima in Europa quanto a immigrati cui è stata data la cittadinanza, oltre 220 mila”.

Dal palcoscenico del Meeting di Comunione e Liberazione anche Matteo Salvini sottolinea che lo Ius scholae “non è nell’agenda del governo, non è nel programma, non è sul tavolo di nessuno. Prendo atto che hanno questa idea, rimarrà una loro idea”; di conseguenza la proposta di Forza Italia non risulta plausibile. “Con la legge attuale sulla cittadinanza, l’Italia è il Paese che, nel 2022, ha concesso più cittadinanza in tutta Europa, più della Francia, più della Spagna, più della Germania. La legge c’è, funziona, non capisco il motivo per cambiarla”, puntualizza Salvini. Altri studi rivelano invece che il nostro Paese è terzo in Europa per quanto riguarda la concessione della cittadinanza.

Secondo l’ultimo report del ministero dell’Istruzione, pubblicato a settembre dello scorso anno in vista dell’anno scolastico 2023/2024, nel nostro Paese sono quasi 870 mila gli studenti con cittadinanza non italiana che hanno frequentato le scuole statali. Il numero più elevato di ragazzi e ragazze privi della cittadinanza (219.275) in Lombardia, segue l’Emilia-Romagna (109.106) e il Veneto (92.471). Secondo le elaborazioni di Tuttoscuola potrebbero beneficiare dello Ius scholae circa 560 mila studenti, 300 mila nel primo anno di applicazione e i restanti nei successivi quattro anni. In definitiva, nelle classi 6 studenti su 10 potrebbero diventare cittadini italiani. Le stime di Tuttoscuola si basano sull’ipotesi che si avvalgano dello Ius scholae gli studenti che hanno frequentato il ciclo di studi fino alla terza media, ai quali si aggiungerebbero coloro che sono iscritti alle superiori (oltre 220 mila) che beneficerebbero della nuova norma “a ritroso”.

A Rimini sul tema della cittadinanza è intervenuto anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, con parole che sembrano mostrare il cuore della questione: “Bisogna porsi il problema di come rendiamo i migranti nostri cittadini”. Piantedosi ha presentato nel contempo una serie di dati che rendono chiara la linea del Viminale: nel 2023 gli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza sono stati quasi 200 mila; nel 2022 erano stati 213 mila ossia il 76% in più rispetto al 2021. “La nostra legislazione è quella che consente il maggior numero di concessioni in tutta Europa. L’Italia detiene il record nel 2015, 2016, 2017, 2020 e 2022”, ha spiegato Piantedosi sbarrando di fatto la strada allo Ius scholae. Chiara la chiusura di Matteo Salvini: “Penso di escludere che Forza Italia voti col Pd e con i 5 Stelle su temi legati all’immigrazione. Il programma per cui ci hanno votato gli italiani è leggermente diverso”.

Il vicepremier Salvini sfrutta la vetrina della convention ciellina anche per ribadire l’unità e la comunione di intenti del governo, elementi essenziali per governare fino alla fine della legislatura (2027): “Abbiamo ancora davanti tre anni e due mesi di lavoro. Ci hanno votato per 5 anni e noi per 5 anni andiamo avanti a governare perché questa è la missione che ci siamo imposti”. Salvini ribadisce inoltre l’accordo con la premier Giorgia Meloni mettendo a tacere le malelingue.

A proposito della legge di Bilancio alle porte Salvini afferma: “La priorità è riuscire a mantenere la grande operazione di taglio delle tasse per i lavoratori dipendenti fatta l’anno scorso, che ha fruttato aumenti netti in busta paga anche di 100 euro al mese. Confermare questi aumenti di stipendi e il taglio di tasse per chi ha redditi fino a 35 mila euro è la priorità del governo”. Salvini mette in conto, inoltre, il superamento della legge Fornero entro la fine della legislatura mentre un obiettivo più a breve termine è l’apertura dei cantieri per la realizzazione del ponte sullo Stretto entro l’anno.

“Dobbiamo concentrarci sul taglio del cuneo, diminuire le tasse e mantenere le agevolazioni che servono alle famiglie con figli, per dare una qualche scossa all’andamento demografico. Non è che la curva la si inverte in dieci giorni, servono due o tre lustri”, puntualizza Tommaso Foti di FdI.

Nello specifico il dibattito sulle pensioni entrerà nel vivo dalla prossima settimana con il riprendere delle attività all’interno dei Palazzi e con lo sguardo proiettato sulla prossima legge di Bilancio. Per il momento appare probabile la proroga per il 2025 dell’Ape sociale e di Opzione donna, due canali di uscita anticipata dal mondo del lavoro. Quota 103 (in pensione a 62 anni con 41 anni di contributi) dovrebbe invece essere sostituita da Quota 41 (senza il paletto dei 62 anni d’età) applicando un calcolo contributivo. Non si prevede comunque un gran numero di richieste di pensioni anticipate in quanto calcolando l’assegno interamente con il contributivo lo stesso subirebbe un calo del 15-30%. In primo luogo per questo motivo, difficilmente si raggiungeranno le 17mila domande stimate inizialmente da Palazzo Chigi per tutto il 2024. In definitiva nel 2025 Quota 103 non dovrebbe essere prorogata. Per andare in pensione saranno quindi sufficienti 41 anni di contributi con Quota 41. Infine, oltre al calcolo dell’assegno tutto con il contributivo, potrebbe essere richiesto un anno di versamenti prima del diciannovesimo anno di età. Occorre inoltre sottolineare che sia Quota 41 semplice sia Quota 41 con paletti rappresentano dei segnali verso lo smantellamento della legge Fornero, ossia uno dei punti fermi del programma elettorale della Lega.

Per quanto riguarda il sistema pensionistico, infine, le novità dovrebbero riguardare le pensioni dei giovani cioè coloro che hanno iniziato dopo il 1995 per i quali vale il sistema contributivo. Al Meeting di Rimini la ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone ha auspicato un nuovo semestre di silenzio-assenso per far sì che il Tfr confluisca nei fondi integrativi. Il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, ha inoltre ipotizzato che il 25% del medesimo Tfr venga assegnato obbligatoriamente ai fondi e la rendita in essi possa essere sommata con quella Inps, tanto da consentire ai giovani di superare la soglia di 3 volte l’assegno sociale (circa 1.600 euro al mese) per poter accedere alla pensione anticipata a 64 anni. Proposte sostenute anche dal presidente dell’Inps, Gabriele Fava.

Allargando la visione il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, nel corso del suo intervento al Meeting di Comunione e Liberazione ha sottolineato che “il progetto europeo si trova di fronte a sfide che mettono alla prova la solidità e la coesione”. Panetta ha messo in evidenza “l’indebolimento della crescita economica”, la “frammentazione del tessuto sociale”, le “difficoltà di integrazione” degli immigrati, i “divari di sviluppo tra le diverse aree”. Una serie di fattori che praticamente “hanno eroso la fiducia nel progetto europeo”. Nel corso degli ultimi anni le guerre hanno inoltre potenziato “le spinte protezionistiche preesistenti” determinando “rischi significativi per l’economia europea”. Circa 20 anni fa “sia la Ue sia gli Stati Uniti producevano un quarto del reddito mondiale”, in questo periodo storico l’Unione europea detiene appena il 18% mentre il peso degli Usa sembra essere rimasto stabile.

Di fronte ad uno scenario così incerto “è fondamentale proseguire il cammino di integrazione”, osserva Panetta riflettendo anche sul termine ormai prossimo del Next Generation Ue nel 2026, “un orizzonte non lontano”, per cui “è necessario avviare una riflessione sui prossimi passi”, I governi, da parte loro, “hanno il compito di non disperdere” lo “slancio” determinato dal programma di finanziamenti comuni che ha permesso al sistema economico di risollevarsi in seguito alla crisi pandemica. Per quanto riguarda il nostro Paese i “segnali di vitalità” permettono di “guardare al futuro con fiducia”, senza eccedere con l’ottimismo. Occorre però fondarsi su tali segnali positivi “per costruire uno sviluppo sostenuto, duraturo e inclusivo”. Per realizzare tutto ciò occorre affrontare “con decisione i problemi strutturali irrisolti”: ridurre il debito pubblico in relazione al Prodotto interno lordo. Oggi con un livello vicino al 140% del Pil, il debito genera quasi 97 miliardi di spesa per interessi, una questione che non può essere addebitata per intera all’attuale governo ma, di certo, occorre affrontarla. Gli interessi sul debito non favoriscono a loro volta una legge finanziaria effervescente. Occorre inoltre aumentare la concorrenza, il capitale umano, l’occupazione di giovani e donne, la produttività e, in definitiva, collegandosi alla questione della cittadinanza, “definire politiche migratorie adeguate”. La strada maestra consiste in una politica di bilancio prudente e orientata alla stabilità, di conseguenza è necessaria una gestione oculata dei conti pubblici che sia però parallela ad un andamento sicuro della produttività e della crescita. È questo il clima in cui dovrà essere strutturata la manovra al rientro dalle ferie di agosto, già dalla prossima settimana.

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