L’otto settembre e la fuga dei Savoia

“I tedeschi si sono alleati con gli americani!” è forse una delle più belle battute della storia del cinema italiano. La pronuncia Alberto Sordi nella commedia drammatica Tutti a casa, film indimenticabile di Mario Monicelli che ripercorre i giorni in cui gli italiani si illusero che la guerra potesse essere finita e, invece, si trovarono coinvolti nel proseguimento del conflitto non certo alleati con le forze comandate da Eisenhower e Montgomery bensì a combattere le truppe di Kesselring e Von Kessel oltre a schierarsi in una fratricida guerra civile che ancora oggi porta i suoi strascichi.

Ma tornando al film di Monicelli e alla frase di Sordi, possiamo comprendere in quale situazione vennero lasciati gli italiani in quei giorni. Quella frase rappresenta alla perfezione l’immagine di quel giorno e del caos che ne scaturì.

Il maresciallo Pietro Badoglio, capo del governo italiano, annunciò l’armistizio con un messaggio radio alle 19:42, dichiarando che le ostilità contro gli Alleati erano cessate e che le forze italiane dovevano opporsi a eventuali attacchi provenienti da altre direzioni, vale a dire dai tedeschi; impensabile che un voltafaccia così repentino sarebbe stato tollerato anche per le implicazioni a livello militare. Non dimentichiamo che nel 1940 Hitler era intervenuto in Grecia di fronte alle difficoltà italiane distogliendo non poche truppe da altri obiettivi. Secondo alcune opinioni quell’episodio fu il primo a indirizzare l’esito della guerra verso la vittoria degli alleati.

L’armistizio era stato firmato in segreto il 3 settembre, ma la sua pubblicazione fu improvvisa e senza un piano dettagliato di esecuzione per le truppe italiane. Le forze armate italiane, sia sul territorio nazionale che all’estero, erano completamente impreparate. Molti comandanti locali non ricevettero ordini chiari su come procedere e le truppe italiane non sapevano se dovessero combattere i tedeschi, ritirarsi, o aspettare ulteriori istruzioni.

Viceversa, i tedeschi, che dopo la caduta di Mussolini avevano intuito il rischio che correvano e, di conseguenza, avevano previsto la possibilità di un armistizio e avevano già predisposto piani per disarmare e occupare l’Italia (Operazione Achse). Le truppe tedesche reagirono infatti rapidamente, prendendo il controllo di molte aree strategiche e disarmando le forze italiane senza incontrare una resistenza organizzata.

Molti soldati italiani furono catturati dai tedeschi e inviati nei campi di prigionia. Si stima che circa 600.000 militari italiani furono internati in Germania. Stragi, attentati e rappresaglie iniziarono a susseguirsi. In alcune aree, specialmente nel sud, i soldati riuscirono a unirsi agli Alleati o a formare unità di resistenza partigiana.

In tutto ciò si inserì la decisione del Re di lasciare Roma insieme alla sua famiglia. Vittorio Emanuele III e Badoglio, insieme a non pochi militari di alto grado, fuggirono da Roma verso Brindisi, abbandonando di fatto la capitale senza una guida chiara.

Questo esodo contribuì ulteriormente al caos e al sentimento di tradimento tra i militari e la popolazione civile. Molto probabilmente il voto del 2 giugno 1946, quando gli italiani vennero chiamati a scegliere tra monarchia e repubblica è stato sicuramente influenzato anche da questo episodio.

La fuga dei Savoia venne giustificata da un lato nella necessità di proteggere la figura del Re, evitare la paralisi del Governo e una possibile cattura da parte delle forze germaniche. Ma le voci contrarie furono impietose. E tra i più critici, con motivazioni che sono anche un’attenta analisi dei fatti, troviamo Indro Montanelli che, nella sua “Storia d’Italia”, esprime chiaramente le sue opinioni sul comportamento del Re e di Badoglio.

“L’8 settembre rappresentò per l’Italia non solo una disfatta militare, ma soprattutto una disfatta morale. La fuga del re Vittorio Emanuele III e del maresciallo Badoglio a Brindisi segnò uno degli atti più vili della nostra storia. In un momento in cui il paese aveva bisogno di una guida forte e determinata, i suoi leader scelsero la via dell’auto-preservazione, abbandonando il popolo e le forze armate al loro destino”.

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