Google, ora anche domotica e intelligenza artificiale
Esattamente un mese fa, Google ha raggiunto l’accordo con Nest Labs, aggiudicandosi l’azienda di domotica ad una cifra di 3,2 miliardi di dollari. A che cosa ispira Mountain View con quest’operazione commerciale? Che cosa c’entra il motore di ricerca numero uno con la startup californiana famosa per i suoi termostati intelligenti?
Secondo l’ultimo studio di Juniper Research dal titolo “Smart Home Ecosystems & the Internet of Things”, i servizi e le tecnologie per rendere più efficiente l’ambiente domestico determineranno un giro d’affari complessivo di 12 miliardi di dollari. Una cifra che evidenzia i crescenti investimenti nel settore e che da sola basta a spiegare l’interessamento di Google per Nest Labs.
L’acquisto di Nest Labs fa però parte di un preciso disegno con cui Google ambisce a conquistare lo spazio dell’Internet of Things (“internet delle cose”, in italiano), andando al di là dei confini della ricerca web e dell’advertising online. Quest’intenzione va letta anche alla luce della più recente acquisizione di Deepmind, un’altra azienda specializzata nello sviluppo di soluzioni d’intelligenza artificiale, che potrà aiutare il colosso hi-tech a creare un network di oggetti e robot fra di loro interconnessi capaci di migliorare la vita di tutti i giorni.
“Big G” non si accontenta più dei tradizionali dispositivi informatici (smartphone e tablet inclusi, in quanto costantemente connessi a internet), ma vuole evidentemente espandere il suo core business, diventando la “General Electric dell’Internet of Things”. La domotica rappresenta una grande opportunità non solo perché gli elettrodomestici costituiscono un’importante parte della nostra quotidianità (proviamo a pensare ad una vita senza dispositivi tecnologici ed elettronici: praticamente impossibile), ma anche perché è ovvio che in un futuro quanto prossimo i device (siano essi frigoriferi, telefonini, computer o gli stessi complementi d’arredo) raggiungeranno un grado di sofisticatezza tale da poter comunicare fra di loro e generare insight convertibili in dati.
Il potenziale a livello di mole di informazioni è enorme: immaginiamo quante volte interagiamo nell’arco della giornata con elettrodomestici o simili e quanto questi possano rivelarci di noi. D’altro canto, è opportuno ricordarlo, la mission di Google è proprio quella di organizzare le informazioni disponibili nel mondo (non solo nel web) per renderle utili e ugualmente accessibili a tutti. Mountain View arriverà insomma a conoscere tutto (o quasi) di noi e perfino a prevedere in anticipo le nostre azioni, grazie all’intelligenza artificiale.
Fra le ipotesi si fa largo anche quella che vorrebbe Google sfruttare le ultime acquisizioni per fornire ulteriore profondità ai suoi servizi di punta (dal motore di ricerca a Knowledge Graph e Google Now), migliorandone il grado di precisione e attendibilità. Una cosa è certa: l’ecosistema di Mountain View è destinato a diventare nei prossimi anni sempre più integrato e interconnesso. Nel futuro si parla anche di robot umanoidi; non resta che attendere e vedere quale sarà la prossima mossa di “Big G”.
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