Germania, economia in stallo
La locomotiva tedesca sta rallentando, in buona parte a causa della crisi dell’auto, che frena gli investimenti, pesa sul sentiment dei consumatori e si riflette nel resto d’Europa, non ultima l’Italia che è il principale partner commerciale della Germania.
La situazione – La situazione dell’economia tedesca, che aveva già dato segni di un certo affaticamento nella ripresa post-Covid, è decisamente peggiorata nel 2023, quando la Germania è stata l’unica, tra i principali Paesi europei, a chiudere l’anno con un PIL in territorio negativo (-0,3%) contro una crescita dell’Eurozona dello 0,4%. Il problema è che anche i dati del 2024 non evidenziano segno di ripresa: nel secondo trimestre 2024 il PIL tedesco è scivolato nuovamente in territorio negativo (-0,1%) e, a luglio, la produzione industriale è scesa del 2,4%rispetto al mese precedente. In questo scenario, tutti i principali osservatori istituzionali prevedono un PIL 2024 a crescita zero o poco più.
I motivi – I motivi della stagnazione tedesca sono essenzialmente tre. Il primo motivo riguarda il lato dei costi: la guerra in Ucraina e le misure di embargo prese dall’Europa nei confronti della Russia, hanno fatto schizzare i costi energetici dell’industria pesante tedesca, particolarmente energivora, perché sono venuti meno quei contratti particolarmente privilegiati che la Germania aveva stipulato con la Russia proprio per le forniture di petrolio e gas.
Il secondo motivo riguarda la crisi del settore automotive. Il punto è che questo comparto, particolarmente importante nell’economia tedesca, è come un panzer, temibilissimo, ma molto pesante e poco agile nei movimenti bruschi. Il problema è che il panzer automotive, proprio mentre procedeva faticosamente verso una transizione all’elettrico imposta dall’alto e poco sostenibile, si è trovato, da una parte impantanato nella crisi del settore automobilistico europeo. Dall’altra, sottoposto ad attacchi sempre più incisivi da parte dei concorrenti cinesi, abbondantemente foraggiati dal governo e molto più agili nella transizione verso i motori green. E anche i dazi europei sulle auto cinesi non aiuterebbero particolarmente le case tedesche, in quanto le ritorsioni cinesi a questi dazi andrebbero a colpire proprio le auto di alta gamma provenienti dalla Germania. Il 25% delle Porsche ed il 36% delle Mercedes sono appunto vendute in Cina.
Il terzo motivo riguarda invece i consumi interni: la stagnazione dell’industria in Germania ha innescato una crisi di sfiducia generalizzata. Il problema è che questa crisi di sfiducia, alimentata anche dall’incertezza politica, da una parte ha portato le industrie e ridurre gli investimenti e l’occupazione, ma dall’altra ha portato i lavoratori-consumatori a ridurre precauzionalmente i consumi interni, innescando così un pericoloso circolo vizioso; emblematica a questo proposito la minacciata chiusura di uno stabilimento della Volkswagen, con conseguente messa in cassa integrazione di migliaia di operai.
E, ovviamente, tutto questo non ci può lasciare indifferenti, posto che la Germania è il nostro principale partner commerciale con 74miliardi di export, di cui ben 26 miliardi destinati al comparto dell’automotive tedesco.
[NdR – Fonte Teleborsa.it che si ringrazia per la collaborazione – Andrea Ferretti è docente al Master in Scienze economiche e bancarie europee LUISS Guido Carli]
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