Chi sarà il prossimo Benshi?

Circa un secolo fa, in Giappone, esisteva la figura del Benshi, un lavoro di grande utilità pubblica nato a seguito di un’importantissima novità portata dalla più moderna tecnologia dell’epoca: il cinema muto, allora dilagante.

I benshi erano narratori che accompagnavano le proiezioni cinematografiche mute. Il loro ruolo era quello di fornire al pubblico una narrazione dal vivo e commenti durante la proiezione dei film, aggiungendo spiegazioni sul contesto e dettagli alla trama, interpretando i dialoghi dei personaggi e spiegando elementi della cultura occidentale da cui provenivano e anche dettagli tecnici, come ad esempio, il funzionamento del proiettore. I benshi erano spesso considerati una parte fondamentale dell’esperienza cinematografica, contribuendo a interpretare e arricchire le scene del film per il pubblico.

La loro presenza era così influente che molti spettatori andavano al cinema principalmente per ascoltare il benshi piuttosto che per vedere il film stesso e i manifesti promozionali spesso includevano il nome e una foto di colui che annunciava il film. Il benshi era una figura importantissima, che doveva addirittura possedere una apposita licenza per poter svolgere il proprio lavoro. Spulciando online si scopre che nel 1927 c’erano 6.818 benshi, incluse 180 donne.

L’importanza di questa figura emerge chiaramente se consideriamo che, all’epoca, l’analfabetismo era ancora molto diffuso. Si racconta che anche nei cinematografi italiani vi fosse sempre qualche volontario che, nel momento in cui appariva una didascalia di dialogo, la declamava ad alta voce a beneficio degli allora moltissimi che non sapevano leggere.

Oggi resistono ancora alcuni attori che si ritagliano questo ruolo ma, come intuibile, è diventato un lavoro di nicchia per pochi artisti. Così come aveva creato questo nuovo mestiere, la stessa tecnologia lo rese in pochissimo tempo superato, obsoleto, inutile. L’avvento del sonoro creò nuovi lavori come quello dei doppiatori, dei tecnici del suono, dei microfonisti e, sicuramente, molti altri ancora. Ma il benshi scomparve.

Nel mondo del lavoro odierno, esistono troppi potenziali benshi. E non ce ne rendiamo conto, anche se è un fenomeno che, quotidianamente, è sotto i nostri occhi e al quale ci siamo gradatamente e, aggiungerei, piacevolmente abituati.

Quando arrivarono i bancomat in molti furono sicuramente felici di non dover fare più la fila allo sportello per un pagamento o a ritirare i contanti per fare la spesa. Allo stesso modo l’home banking ci permette di fare bonifici comodamente dal divano o dalla spiaggia.

Non è stata certo tutta colpa del covid, che comunque ha dato un’importante accelerata, ma poter ordinare praticamente tutto online e farcelo portare a casa ci ha facilitato la vita. Ma non ci siamo immediatamente resi conto di qualche piccolo particolare non proprio positivo.

Il personale di sportello in banca e la cassiera del supermercato sono stati sostituiti non da giovani volenterosi, ma da macchine più o meno parlanti così come il benshi venne rimpiazzato dai film sonori. Gli agenti di viaggio resistono ancora ma il numero dei viaggi prenotati online è in aumento costante e, possiamo esserne certi, il loro lavoro come biglietteria è notevolmente diminuito.

L’automazione continuerà a portare profondi cambiamenti che già toccano il lavoro nelle fabbriche dove sempre più processi produttivi vedranno la sostituzione dell’elemento umano con l’ultimo prodotto di un sistema di intelligenza artificiale. Il mondo della scuola e della formazione deve iniziare a porsi il problema molte delle competenze insegnate oggi saranno superate probabilmente già al termine dei percorsi di studi.

L’obsolescenza dei lavoratori è una questione globale da affrontare a stretto giro altrimenti potrebbe allargarsi ancora di più il gap tra chi è in grado di utilizzare le più moderne tecnologie e coloro che, invece, hanno difficoltà ad accedervi.

Il cinema, nella sua storia poco più che centenaria, è sempre stato in costante innovazione, ma, già nei suoi primi trent’anni, ha visto la nascita e la scomparsa di figure come, appunto il benshi. L’aviazione ha avuto uno sviluppo ugualmente rapido se pensiamo che il primo volo dei fratelli Wright è del 1903 e solo quindici anni dopo la Prima guerra mondiale veniva combattuta nei cieli mentre il primo volo commerciale transatlantico è del 1959.

Progressi velocissimi, ma mai così rapidi come quelli della rivoluzione digitale che da un lato crea enormi opportunità ma, dall’altro, ci impone di porre costante attenzione ai suoi progressi per evitare, proprio a noi stessi, di diventare obsoleti come un benshi.

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