Another End (Film, 2024)

Secondo lungometraggio di Piero Messina dopo L’attesa. Per l’occasione il regista siculo passa a tutt’altro genere e gira un convincente film di fantascienza dotato di una robusta sceneggiatura e interpretato da attori in buona forma.

L’azione si svolge in un non luogo di un futuro prossimo (siamo a Parigi ma non è importante), dove una nuova tecnologia concede la possibilità di rivedere una persona cara scomparsa e di salutarla per l’ultima volta, alleviando il dolore del distacco. Sal (Bernal) non riesce più a vivere da quando ha perso Zoe (Reinsve), quindi la sorella Ebe (Bejo) che lavora alla tecnologia Another End lo fa entrare in contatto – grazie al corpo di un’altra donna – con la compagna morta in un incidente stradale. Il problema è che Sal non riesce a staccarsi da Zoe, anche se il programma prevede un numero limitato di incontri, vuol vedere la ragazza locatrice del corpo con i ricordi di Zoe anche fuori dalle regole previste. Finale a sorpresa, che non svelo, perché non tutto è come sembra.

Piero Messina sceneggia a dovere – con Bendotti, Gaddi e Melloni – una storia complessa piena di rimandi e di situazioni in sospeso, dove alla fine tutto torna, niente resta inconcluso. Fotografia grigia e plumbea di una metropoli periferica notturna curata da Fabrizio La Palombara, scenografie alla Blade Runner, cieli piovosi, interni claustrofobici, piazzali immensi stile La decima vittima, non luoghi geometrici privi di cuore. Un film che dura ben 129 minuti e non te ne accorgi per come è ben fatto il montaggio di Paola Freddi, così come la colonna sonora di Bruno Falanga – con alcuni pezzi composti dal regista – è quella giusta, tra pianoforte e tromba, per accompagnare un crescendo di angoscia. Tecnica di regia matura, riprese originali, soggettive azzeccate, primi piani intensi, particolari inquadrati al punto giusto, come quando si affronta il tema delle scarpe nel ricordo del protagonista e sembra di rivivere un dialogo tratto da Bianca di Nanni Moretti.

Il messicano Gael García Bernal (Che Guevara ne I diari della motocicletta) ha il volto giusto per il ruolo maschile principale, affranto dal dolore e innamorato, così come è bravissima l’ex modella norvegese Renate Reinsve, che passa dalla parte di Zoe a quella della cinica prostituta Ava senza soluzione di continuità. Berenice Bejo è una convincente Ebe, la sorella amorosa che farebbe di tutto per compiacere Sal. Cinema teatrale, girato in interni freddi o in squallidi e poco rassicuranti esterni periferici, curato con perfezionismo maniacale, sia nei dialoghi che nelle sequenze di azione.

Un film sulla metabolizzazione del dolore e sull’amore che supera i confini della vita, scritto con i meccanismi della fantascienza, di fatto un dramma interiore compiuto e intenso. Fantascienza dei sentimenti, se mi passate l’espressione innovativa. Presentato al Festival del Cinema di Berlino, una rara perla nello sconfortante quadro del cinema italiano contemporaneo. Girato a Parigi (in parte a Roma), recitato in inglese e spagnolo da attori internazionali. Se lo trovate, anche su canali televisivi, vale davvero la pena. Ma come tutte le cose belle, non sarà facile.

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Regia: Piero Messina. Lingua Originale: inglese, spagnolo. Paese di Produzione: Italia, 2024. Durata: 129’. Genere: Fantascienza, Drammatico. Soggetto e Sceneggiatura: Piero Messina, Giacomo Bendotti, Valentina Gaddi, Sebastiano Melloni. Fotografia: Fabrizio La Palombara. Montaggio: Paola Freddi. Scenografia: Eugenia F. Di Napoli. Costumi: Mariano Tufano. Produttori: Nicola Giuliano, Francesca Cima, Carlotta Calori, Viola Prestieri, Paolo del Brocco. Case di Produzione: Indigo Film, Rai Cinema. Distribuzione (Italia): 01 Distribution. Interpreti: Gael García Bernal (Sal), Renate Reinsve (Zoe-Ava), Bérénice Bejo (Ebe), Olivia Williams (Juliette), Pal Aron (dottor Doyle), Michael Maggi (Man in white coat).

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[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog La Cineteca di Caino”]

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