Auguri Mafalda!
Oggi devono essere fatti gli auguri ad una carissima amica, ad una compagna di viaggio di tutti noi, ad una vera primadonna, ad un simbolo non solo dell’infanzia di una intera generazione, quella dei boomers, ma anche di quelle successive: la cattiva coscienza di un mondo che stava iniziando a prendere una brutta direzione. E quindi, Auguri Mafalda!
Compare per la prima volta il 29 settembre 1964 ed oggi sono esattamente sessant’anni che questo personaggio del fumetto, che ha avuto una vita editoriale abbastanza breve, solo nove anni, è ancora protagonista sui social non solo con meme e citazioni messe a caso sulla sua faccia da eterna bambina, ma anche con le sue frasi originali dell’epoca ancora attuali, segno evidente del genio del suo papà grafico: Quino, al secolo Joaquín Salvador Lavado.
Mafalda è ancora molto popolare in America Latina e in alcuni paesi europei: Spagna, Portogallo, Francia, Grecia e Italia. È stata tradotta in più di trenta lingue e Umberto Eco, che ha scritto l’introduzione alla prima edizione italiana, ha detto non solo che amava il personaggio ma che riteneva importante leggerla per capire l’Argentina all’epoca ma anche, aggiungiamo, il mondo attuale.
Mafalda è ancora attuale con la sua capacità di riflettere su questioni complesse in modo semplice ma profondo. Contestatrice, ambientalista, ma anche eterna bambina che vive la più assoluta normalità di una famiglia piccolo borghese: madre casalinga, padre impiegato che porta a casa l’unico stipendio; ma di entrambi i quali non ci è dato conoscere il nome. Un fratellino più piccolo, Nando e tanti amici, diversi tra loro che caratterizzano e rappresentano tutti i nostri compagni di scuola, e qualcuno attuale, con i suoi pregi, difetti, manie, vizi e virtù.
Nel 1962 Quino era già un umorista grafico affermato da quasi un decennio e gli venne chiesto dal suo amico Miguel Brascó, comico e scrittore per conto di un’agenzia di pubblicità di creare un fumetto per il marchio di elettrodomestici “Mansfield”. La striscia doveva fungere da pubblicità occulta sulla stampa. Brascó ricordava che Quino gli aveva detto “che voleva disegnare una striscia con i ragazzi” e pensava di realizzare un fumetto che combinasse “Peanuts con Blondie”. La società aveva posto delle condizioni affinché alcuni elettrodomestici comparissero nel fumetto e che i nomi dei personaggi iniziassero con la lettera “M”. Il nome Mafalda venne tratto da un film argentino, Dar la cara (1962) dove una bambina che portava proprio quel nome e che Quino trovava felice.
Il fumetto venne offerto al quotidiano Clarín, ma lo stratagemma pubblicitario fu scoperto e la campagna non fu realizzata. Successivamente, Miguel Brascó pubblicò tre delle strisce disegnate per la campagna fallita nel supplemento umoristico “Gregorio” della rivista Leoplán, di cui era direttore.
Solo nel 1964, Julián Delgado, direttore della rivista Primera Plana, si accordò con Quino per iniziare a pubblicare Mafalda come striscia slegata da scopi pubblicitari. Quino disegnò quindi nuove strisce alle quali inizialmente partecipano solo Mafalda e i suoi genitori. Col passare del tempo, Quino aggiungeva personaggi, evidenziando tra loro gli amici di Mafalda: Felipe, Manolito, Susanita, Miguelito e Libertad. Insieme vivono anche i profondi e violenti cambiamenti politici dell’Argentina di quegli anni, tra Peron e la dittatura dei generali.
L’influenza globale di Mafalda è stata ulteriormente amplificata con l’adattamento in serie animata negli anni ’70. Questa trasposizione ha portato Mafalda e i suoi amici in TV, rendendo il personaggio ancora più accessibile e amato. I cartoni animati hanno preservato lo spirito dei fumetti, aggiungendo il movimento e la voce ai dialoghi già brillanti di Quino.
Oggi, Mafalda rimane una figura iconica non solo nella storia del fumetto, ma anche nel panorama culturale mondiale. Le sue vignette sono ancora lette e studiate, le sue citazioni sono usate e ricitate, e la sua immagine è usata per promuovere cause sociali e per i diritti umani in tutto il mondo.
Mafalda non è solo un personaggio di carta; è un simbolo di idealismo, di critica costruttiva e di speranza. Il suo messaggio di giustizia sociale e di speranza per un mondo migliore continua a risuonare, garantendo che il suo impatto culturale e sociale rimarrà vivo per molti anni a venire.
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