Italia delle Regioni

Salute urbana, compie 10 anni il progetto internazionale Cities Changing Diabetes. Fondamentale il ruolo giocato sin qui dall’Italia, con la partecipazione delle 14 Città metropolitane e di ben 1.300 comuni di ogni dimensione e il coinvolgimento di una larga fetta della popolazione: 23 milioni di persone, ovvero il 40 per cento dei cittadini italiani.

Dopo 10 anni, il progetto si rinnova e amplia, diventando Cities for Better Health. Con una visione olistica della salute, si propone di dare priorità alla prevenzione e all’equità sanitaria nelle città, con l’ambizione di risolvere le cause alla radice delle malattie croniche non trasmissibili.

La città di Roma è stata scelta come sede dell’evento celebrativo, svoltosi il 25 settembre scorso, alla presenza dell’Ambasciatore di Danimarca Anders Carsten Damsgaard e di autorevoli esponenti delle Istituzioni Italiane.

In 10 anni di attività – ripetiamo – l’Italia ha giocato un ruolo chiave con la partecipazione di 14 Città metropolitane e 1.300 comuni, con il coinvolgimento di ben 23 milioni di persone, ovvero il 40 per cento dei cittadini italiani, tanto che è stata scelta la città di Roma come sede dell’evento celebrativo.

Il programma si fonda su tre elementi interconnessi che consentono alle città di mappare i fattori associati a obesità e diabete, condividere approfondimenti e aspetti chiave e fornire strumenti in grado di accelerare l’azione locale territoriale.

Dal suo lancio nel 2014 con cinque città partner, le dimensioni e la portata della rete è cresciuta fino a raggiungere a livello globale oltre 200 partner in 46 città e in 24 Paesi, con una popolazione complessiva di quasi 250 milioni di abitanti coinvolti. In Italia, dove il progetto è coordinato dall’Health City Institute, in collaborazione con Anci – Associazione nazionale comuni italiani – e autorevoli rappresentanti delle Istituzioni e della comunità scientifica e supportato da Novo Nordisk, sono state coinvolte 8 città come partner (Bari, Bologna, Genova, Milano, Napoli, Roma, Torino, Venezia) 12 città advocate (Brindisi, Cagliari, Cremona, L’Aquila, Livorno, Novara, Palermo, Pescara, Ravenna, Reggio Calabria, Siena, Varese) sei città follower (Catania, Cremona, Empoli, Firenze, Messina, Varese, la rete dell’hinterland milanese e torinese) ed una regione: Le Marche.

«Una buona salute è alla base dello sviluppo sociale ed economico di un paese. Questa fondamentale correlazione implica che tutti gli Stati Europei dovranno presto ripensare ai servizi sanitari per renderli più sostenibili e durevoli, nonché alla necessità di creare collaborazioni trasversali tra pubblico e privato – necessarie per realizzare un sistema sanitario davvero virtuoso», afferma Anders Carsten Damsgaard, Ambasciatore di Danimarca in Italia.

«Ormai più della metà della popolazione mondiale è concentrata in ambienti urbani e, secondo le stime, questo numero è destinato a crescere ulteriormente. Se da un lato le città sono motore di crescita economica e innovazione, dall’altra sono alla base di disuguaglianze di salute, influenzando il modo in cui le persone vivono, mangiano, si muovono. Vivere in città spesso comporta lavori sedentari, scarsa attività fisica e alimentazione scorretta, tutti fattori che hanno un impatto sul rischio di sviluppare malattie croniche come diabete e obesità», spiega Andrea Lenzi, Presidente di Health City Institute e del Comitato nazionale per la biosicurezza, le biotecnologie e le scienze per la vita della Presidenza del Consiglio dei ministri.

«Il successo del Progetto Cities Changing Diabetes sta, innanzitutto, nel potente messaggio di consapevolezza che ha saputo radicare in tutti i comuni italiani, a partire dalle città partner, rispetto ai fattori di rischio presenti nei contesti urbani e nell’attuale tassonomia della popolazione e rispetto all’importanza che le politiche pubbliche messe in campo dai decisori locali rivestono», commenta Roberto Pella, Presidente ANCI, Deputato e Presidente Intergruppo “Qualità di Vita nelle Città”.

«Aver squarciato questo velo grazie al progetto e alle profonde sinergie attivate ha fatto sì che, in questi primi dieci anni, l’Italia abbia visto nascere piani di azioni e metodi di lavoro condivisi per promuovere la salute e il benessere dei cittadini. E di questo la nostra Associazione – conclude Pella – è molto orgogliosa, convinta che sia essenziale continuare a impegnarsi su questo fronte».

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