Cronache dai Palazzi

Il deficit di quest’anno potrebbe scendere molto sotto le previsioni. I numeri del Piano strutturale di bilancio confermerebbero un disavanzo del 3,7% contro il 4,3% emerso nel Def di aprile. La crescita invece passerebbe dall’1% all’1,2% nei prossimi due anni.

Il deficit scenderebbe sotto il 3% del Pil già a partire dal 2026, nello specifico di 0,5 punti di Pil nel ’25 e nel ’26, assestandosi nel 2027. Il Piano strutturale suddetto prevede inoltre un tetto massimo per la crescita della spesa pubblica dell’1,5% l’anno. Nel 2026 il deficit potrebbe scendere intorno al 2,7% del Pil. Il gettito strutturale più consistente accumulato nel 2024 assumerebbe un significato strutturale e servirebbe per il taglio del cuneo fiscale e degli sgravi Irpef. Per il 2025 la “prima inderogabile decisione” è la conferma del taglio dei contributi per i redditi dei lavoratori dipendenti fino a 35 mila euro e degli sgravi Irpef fino a 28 mila euro. Si tratta di due misure che nel momento attuale sono finanziate anno per anno e che ora il Mef intende rendere strutturali attraverso delle coperture stabili. La linea d’esecuzione rimane comunque sempre quella della “prudenza”. In sostanza l’esecutivo mira ad una copertura stabile di queste due misure per un periodo di almeno cinque anni che sarebbe la durata del Piano.

Tale Piano dovrà essere sottoposto al parere del Parlamento per poi essere inviato alla Commissione europea che avrà sei settimane di tempo per proporre al Consiglio una raccomandazione sul Piano, positiva o negativa. Il Consiglio avrà anch’esso sei settimane per approvare o modificare la proposta della Commissione europea.

La manovra confermerà gli sgravi per le imprese che assumono, la rivalutazione delle pensioni e diverse misure per favorire le mamme che lavorano. Sarebbe inoltre garantito il recupero dell’inflazione per i contratti pubblici attraverso un aumento del 2 per cento, ossia con l’impegno “a recuperare i valori dell’inflazione, circa il 2% annuo”. Mentre si valuta la permanenza a lavoro su base volontaria per i pubblici che hanno raggiunto i requisiti per ottenere la pensione, sembrano confermate le misure sulle pensioni per il 2024, la rivalutazione degli assegni e gli impegni sulla sanità senza gravare in alcun modo sul tetto generale della crescita della spesa. Per far sì che ciò avvenga “altre spese dovranno essere ridotte” affermano in via XX Settembre. In particolare i tagli, a partire dalla revisione delle detrazioni fiscali da cui deriveranno la maggior parte delle risorse che servono per il bilancio 2025, circa 20 miliardi oltre i 13 che occorrono per la riduzione del deficit. Il contributo straordinario, inoltre, non sarà la base della manovra o tanto meno la fonte primaria delle risorse che servono. Garantiti fondi più consistenti anche per il Sistema sanitario nazionale potenziando il Fondo sanitario per circa un miliardo nella cui cifra non sarebbero comprese le somme per i rinnovi contrattuali.

Il Consiglio dei ministri ha inoltre varato il decreto legge che introduce “Misure urgenti per contrastare i fenomeni di violenza nei confronti dei professionisti sanitari nell’esercizio delle loro funzioni nonché di danneggiamento dei beni destinati all’assistenza sanitaria”, un decreto contro le aggressioni nei confronti dei sanitari. Per le aggressioni in ospedale è già previsto l’arresto in flagranza prevedendo anche uno stato di “quasi flagranza” nell’ambito delle 48 ore successive. “Impegno mantenuto”, afferma il ministro della Salute Schillaci.

“Per le aggressioni in ospedale è già previsto l’arresto in flagranza. Ma in questo caso la flagranza è estesa come una sorta di ‘quasi flagranza’ nell’ambito delle 48 ore successive”, ha spiegato il Guardasigilli Carlo Nordio, convinto che il dl “abbia una generale condivisione” e ringraziando il ministro Orazio Schillaci per una “iniziativa arrivata dal Ministero della Salute che ha trovato subito concordia con il Ministero della Giustizia”.

Il suddetto decreto legge modificherebbe gli articoli del codice di procedura penale 380 (arresto obbligatorio in flagranza) e 382 bis (arresto in flagranza differita): esteso l’arresto obbligatorio in flagranza anche agli atti di violenza che causano lesioni personali ai professionisti sanitari o che producono danni ai beni mobili e immobili destinati all’assistenza sanitaria, determinando la conseguente compromissione del servizio pubblico erogato dalle strutture sanitarie. Si applica in sostanza l’arresto obbligatorio in flagranza anche “differito”, ossia nelle quarantotto ore successive alla condotta delittuosa, che deve essere provato in maniera inequivocabile attraverso una documentazione video fotografica.

La norma modifica per di più l’articolo 365 del codice penale prevedendo una pena aggravata per chi danneggia beni mobili o immobili all’interno o nelle pertinenze di strutture sanitarie o sociosanitarie residenziali o semiresidenziali, pubbliche o private, compresi beni di medici e personale sanitario. Prevista la reclusione da uno a cinque anni e multa fino a 10.000 euro; la pena risulta inoltre aumentata se il fatto è commesso da più persone riunite.

Il decreto legge che introduce l’arresto differito in caso di aggressioni a medici e infermieri “è un provvedimento molto importante: siamo certi che avrà forte effetto deterrente”, ha affermato il ministro della Giustizia Carlo Nordio.

“Abbiamo mantenuto un impegno preso con chi ogni giorno si dedica con competenza e dedizione alla cura dei cittadini e non merita di essere oggetto di violenza”, ha sottolineato a sua volta il ministro della Salute, Orazio Schillaci. “Il decreto inoltre – aggiunge Schillaci – inasprisce la pena per chi danneggia beni all’interno o all’esterno di una struttura sanitaria. Non vogliamo più assistere a violenze nei confronti di donne e uomini del servizio sanitario ma neanche alla distruzione di pronto soccorso o reparti. Queste misure si aggiungono alle altre già approvate lo scorso anno, a scopo preventivo e di deterrenza: sono aumentate le pene per gli aggressori, è già prevista la procedibilità d’ufficio, indipendentemente dalla denuncia di chi viene aggredito, e sono stati potenziati i presidi di polizia negli ospedali. Vogliamo che nelle strutture sanitarie e sociosanitarie si lavori in sicurezza”, ha ammonito il ministro della Salute, aggiungendo: “Sappiamo che accanto a questi doverosi e necessari interventi occorre uno sforzo ancora maggiore sul piano culturale. Per questo continueremo a promuovere, insieme alle categorie, campagne per sensibilizzare i cittadini e rinsaldare il rapporto di fiducia tra paziente e medico”.

Palazzo Chigi ha inoltre esaminato un decreto legge sui flussi dei lavoratori immigrati e sulla tutela alle vittime di caporalato, ed ancora un disegno di legge in materia di sicurezza delle vittime subacquee. Altro nodo al pettine l’Autonomia differenziata per cui è stata depositata in Cassazione la richiesta di referendum: un milione e trecentomila elettori hanno sottoscritto il quesito per abolire la legge sull’Autonomia differenziata. Per le opposizioni promotrici dell’iniziativa referendaria si tratta di una “risposta forte e chiara della gente”.

In ballo anche una eventuale tassa che via XX Settembre non definisce una tassa sugli extraprofitti. “Noi chiediamo un contributo a carico di chi ha maggiormente beneficiato di condizioni particolarmente favorevoli, cercando insieme la strada per raggiungere gli obiettivi”, chiarisce il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, escludendo prelievi fiscali sugli utili, chiedendo però alle imprese di offrire un sostegno all’economia. “Auspico un accordo e condivisione per un contributo di tutti quelli che se lo possono permettere”, ha spiegando Giorgetti incontrando i sindacati e le associazioni imprenditoriali a Palazzo Chigi per illustrare il Piano strutturale di bilancio e le linee principali della manovra d’autunno. Le imprese dovranno in pratica fornire un contributo straordinario. I settori interessati sarebbero banche, assicurazioni, imprese farmaceutiche e società energetiche.

Il diritto di cittadinanza, oltre a polarizzare lo scenario politico, crea scompiglio anche all’interno dei singoli schieramenti. Nel Centrodestra, in particolare, Forza Italia ribadisce la proposta di legge sullo ius scholae, ossia la cittadinanza per coloro che abbiano studiato in Italia per almeno dieci anni, ma i leghisti e il partito della premier non sembrano condividere l’iniziativa. Identica questione a proposito dell’Autonomia delle Regioni con Forza Italia e Fratelli d’Italia che frenano a proposito delle materie da includere nei Lep, mentre i governatori si preparano all’incontro con il ministro Calderoli per poter avviare un percorso di dialogo, in particolare per quanto riguarda i Lep.

I dem rivendicano a loro volta la proposta referendaria contro l’Autonomia depositata in Cassazione. Raccolta firme anche per quanto riguarda un eventuale referendum sul diritto di cittadinanza, con l’obiettivo di dimezzare il periodo di 10 anni necessario per raggiungere tale diritto. Nel Centrosinistra potrebbe quindi maturarsi una proposta referendaria congiunta da concretizzare durante la prossima primavera con un election day referendario in cui votare sia per la cittadinanza sia contro l’Autonomia e, in seguito ai confronti tra sindacati e governo, potrebbero subentrare i quesiti contro il Jobs acts.

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