L’Europarlamento sulle armi all’Ucraina
Nella risoluzione, non vincolante, adottata giovedì 19 settembre dall’Europarlamento con 425 voti a favore, 131 contrari e 63 astensioni, si afferma che senza l’abolizione delle attuali restrizioni all’uso dei sistemi d’arma occidentali, l’Ucraina non può esercitare pienamente il suo diritto all’autodifesa e rimane esposta ad attacchi contro la popolazione e le infrastrutture. Il Parlamento sottolinea che le forniture insufficienti di munizioni e le restrizioni sul loro uso rischiano di annullare l’impatto degli sforzi compiuti finora e deplora la diminuzione del volume degli aiuti militari bilaterali all’Ucraina da parte dei Paesi dell’UE. I deputati ribadiscono l’invito agli Stati membri a rispettare l’impegno assunto nel marzo 2023 di consegnare un milione di munizioni all’Ucraina e ad accelerare la consegna di armi, sistemi di difesa aerea e munizioni, compresi i missili TAURUS. Ribadiscono inoltre la loro posizione secondo cui tutti i Paesi UE e gli alleati della NATO dovrebbero impegnarsi collettivamente e individualmente a fornire all’Ucraina un sostegno militare annuale non inferiore allo 0,25% del loro PIL.
Nella risoluzione si chiede agli Stati membri di mantenere ed estendere la politica di sanzioni UE contro la Russia, la Bielorussia e i Paesi e le entità non appartenenti all’UE che forniscono alla Russia tecnologie militari e a doppio uso. I deputati condannano il recente trasferimento di missili balistici dall’Iran alla Russia e chiedono un rafforzamento delle sanzioni contro Teheran e la Corea del Nord per il loro coinvolgimento nel sostegno alla guerra della Russia contro l’Ucraina. Inoltre, auspicano l’aggiunta di un maggior numero di individui ed entità cinesi all’elenco delle sanzioni dell’UE, nonché misure più severe per affrontare sistematicamente la questione dell’elusione delle sanzioni da parte di società con sede nell’UE, di terzi e di Paesi non UE. I deputati hanno chiesto all’UE e ai partner che condividono la stessa posizione di stabilire un regime giuridico per la confisca dei beni statali russi congelati dall’UE come parte degli sforzi per compensare l’Ucraina per gli ingenti danni subiti.
Si apre quindi la possibilità per l’Ucraina di utilizzare armi fornite dall’Unione Europea anche sul suolo russo. Questa decisione ha suscitato un dibattito acceso all’interno della comunità internazionale, segnando un momento cruciale nell’evoluzione della politica estera dell’UE nel conflitto in corso tra Ucraina e Russia. Dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022, l’Unione Europea ha progressivamente intensificato il suo sostegno militare a Kiev. Il pacchetto di aiuti comprende non solo assistenza umanitaria e finanziaria, ma anche la fornitura di armamenti avanzati, inclusi sistemi di difesa aerea, munizioni e veicoli blindati. Tuttavia, fino a poco tempo fa, l’uso di tali armi era circoscritto al territorio ucraino, in linea con una politica di contenimento che mirava a evitare un’escalation diretta con Mosca. Essa, infatti, afferma che l’Ucraina, nel difendere la sua sovranità e integrità territoriale, dovrebbe poter rispondere a minacce che provengono anche da territori fuori dai suoi confini, compreso il suolo russo. Questo significa che l’uso di armi fornite dall’Europa potrebbe essere giustificato in attacchi preventivi o di ritorsione contro obiettivi militari russi.
Uno dei punti centrali del dibattito è se questa risoluzione sia conforme al diritto internazionale. Il principio della difesa preventiva è generalmente accettato, ma attaccare il territorio di un’altra nazione solleva questioni delicate. Alcuni critici sostengono che autorizzare l’Ucraina a utilizzare armi europee per attacchi oltre i propri confini potrebbe essere interpretato come un atto di aggressione, rischiando di coinvolgere direttamente l’Unione Europea nel conflitto. D’altro canto, i sostenitori della risoluzione affermano che la Russia ha continuamente violato la sovranità ucraina, bombardando infrastrutture civili e militari da basi sul proprio territorio. In questo contesto, consentire all’Ucraina di colpire questi obiettivi potrebbe essere considerato una legittima azione di autodifesa.
Mosca ha reagito con forte indignazione alla risoluzione del Parlamento Europeo. Funzionari russi hanno accusato l’UE di adottare una politica aggressiva che rischia di intensificare ulteriormente il conflitto. Alcuni esponenti del governo russo hanno avvertito che l’uso di armi europee contro la Russia potrebbe portare a gravi conseguenze, con la minaccia di una possibile escalation militare che potrebbe coinvolgere anche paesi membri della NATO.
L’approvazione di questa risoluzione segna un nuovo capitolo nella politica estera dell’Unione Europea. In passato, l’UE ha cercato di mantenere un delicato equilibrio, sostenendo l’Ucraina senza però superare certe “linee rosse” che avrebbero potuto provocare una reazione militare diretta da parte della Russia. Questa risoluzione, invece, suggerisce che l’UE potrebbe essere pronta ad adottare una linea più dura contro Mosca, con tutte le implicazioni che ciò comporta. Inoltre, il sostegno esplicito del Parlamento Europeo all’uso di armi sul territorio russo potrebbe modificare il calcolo strategico di altri attori internazionali, come gli Stati Uniti e la NATO, che hanno finora cercato di evitare un conflitto aperto con la Russia. Tuttavia, non è chiaro se tutti i membri dell’UE appoggino questa mossa. Alcuni paesi europei, come la Germania e la Francia, hanno espresso riserve sulla possibilità di intensificare il coinvolgimento militare, preferendo soluzioni diplomatiche.
La risoluzione del Parlamento Europeo rappresenta una svolta significativa nella gestione del conflitto ucraino e potrebbe avere profonde conseguenze sia per l’UE che per l’intera architettura di sicurezza europea. Sebbene essa non abbia un valore vincolante, indica chiaramente l’orientamento politico di una parte significativa delle istituzioni europee. La domanda che rimane è se questa risoluzione contribuirà alla fine del conflitto o se, al contrario, potrebbe portare a un’escalation delle tensioni. Le prossime settimane e mesi saranno cruciali per valutare gli effetti di questa decisione sul corso della guerra.
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