Cronache dai Palazzi

No a nuove tasse ma la legge di Bilancio che sta per essere approvata “chiederà i sacrifici di tutti”, ha dichiarato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti puntualizzando comunque che quest’anno i conti “andranno meglio del previsto”, pur non nascondendo le difficoltà della manovra per il 2025. A proposito della tassa sugli extraprofitti Giorgetti ha detto: “Non è corretto parlare di extraprofitti, ma di tassare i profitti a chi li ha fatti: è uno sforzo che l’intero Paese deve sostenere, ovvero individui, ma anche società piccole, medie e grandi”. Il ministro dell’Economia ha inoltre lanciato un messaggio alle partite Iva per quanto riguarda il concordato preventivo biennale per il 2024-25: “Le categorie interessate devono accettare l’idea di dichiarare di più del passato”.

A ridosso delle dichiarazioni di via XX Settembre la Borsa di Milano scende dell’1,5% e le opposizioni accusano Palazzo Chigi per aver strutturato una manovra “lacrime e sangue che colpirà pensioni, sanità, enti locali, imprese e lavoratori”, ma le forze di governo negano qualsiasi ulteriore sacrificio a carico degli italiani, bensì “il governo è nato per ridurre le tasse” e “non aumenterà le tasse alle persone normali”. Come spiega il Tesoro “la linea guida sarà l’articolo 53 della Costituzione” in quanto tutti i cittadini sono tenuti a concorrere alle spese in ragione della loro capacità contributiva. “Per le entrate si chiederà uno sforzo alle imprese più grandi che operano in determinati settori in cui l’utile ha beneficiato di condizioni favorevoli affinché contribuiscano con modalità sulle quali è in corso un confronto. Non è allo studio nessuna nuova tassazione per gli individui mentre le aziende più piccole sono già interessate al concordato biennale. Altre interpretazioni delle parole del ministro sono da considerarsi forzature”, puntualizzano da via XX Settembre.

Tornando all’articolo 53 della nostra Costituzione è essenziale ribadire che tutti i cittadini sono tenuti a contribuire alle spese della Repubblica in funzione della loro capacità contributiva. Un’opera necessaria per ridurre la spesa e il disavanzo pubblico nell’arco di circa due anni. Nella prossima manovra di Bilancio dovrebbero comunque essere a disposizioni maggiori entrate. Un pacchetto articolato di misure ancora da definire per cui servono circa 22 miliardi: conferma del cuneo fiscale; deduzioni per le imprese che assumono; decontribuzione delle mamme che lavorano; sgravi Irpef per i redditi più bassi; alzare la flat tax; sostenere le misure per favorire la natalità.

Per il prossimo anno occorre in pratica recuperare tra i 5 e i 10 miliardi per poter concretizzare le misure necessarie; i tagli della spesa pubblica non sono sufficienti. Parte delle risorse dovrebbero provenire dalle imprese che traggono maggiori profitti in virtù di condizioni di mercato favorevoli, che possono essere banche, assicurazioni, armamenti. Anche le piccole imprese dovranno “pagare un po’ di tasse in più”, puntualizza il ministro Giorgetti. Si prevede una riforma delle detrazioni fiscali e per le ristrutturazioni edilizie si prefigura lo stop ai bonus sulle seconde case e un ridimensionamento dell’ecobonus. A proposito di agevolazioni si profilano dei tetti di spesa massima individuali basati sul reddito. La sforbiciata ai ministeri sarà comunque limitata.

In un altro ambito via libera al decreto flussi sui migranti, che in precedenza era stato rinviato dal Consiglio dei ministri, con l’obiettivo di “semplificare il più possibile, abbattere i tempi e dare regole certe, aggirabili con maggiore difficoltà”, dopo il confronto tra governo, Anac e direzione antimafia. Il provvedimento prevede la possibilità di controllare il cellulare dei richiedenti asilo senza documenti. Come spiega il vicepremier Antonio Tajani, la “visione” del telefonino “ha un unico scopo: garantire l’identificazione del migrante o la provenienza geografica”. Nel contempo “ispezioni più approfondite dovranno essere autorizzate dall’autorità giudiziaria”.

La ministra del Lavoro Marina Calderone ha annunciato “uno speciale permesso di soggiorno della durata di 6 mesi, rinnovabile per un ulteriore anno e prorogabile” per assicurare protezione alle “vittime di sfruttamento che collaborano con la giustizia”, in pratica le vittime di caporalato. Per le opposizioni tale decreto è “acqua fresca. Non è la vera riforma della legge Bossi-Fini che serve alle imprese italiane e ai lavoratori stranieri regolari”, ammonisce Riccardo Magi di +Europa, puntualizzando che “non avremo un numero maggiore di ingressi regolari finché ci sarà questa legge”. Nel frattempo, a proposito di cittadinanza, i forzisti propongono una combinazione tra Ius soli e Ius scholae coniando lo Ius Italiae ossia il diritto di essere italiani che prevede: il riconoscimento della cittadinanza per le ragazze e i ragazzi che hanno completato il ciclo della scuola dell’obbligo e la restrizione dello ius sanguinis a due generazioni. Il testo dovrà comunque superare l’esame del Parlamento ed essere approvato.

Il provvedimento bandiera dei leghisti, l’Autonomia differenziata, muove invece i primi passi partendo dal negoziato tra il governo e le Regioni che hanno chiesto il riconoscimento di alcune funzioni: il Veneto nove materie; la Lombardia otto; il Piemonte e la Liguria sei. “Renderemo pubbliche le richieste delle Regioni, che non riguardano intere materie ma solo funzioni”, spiega il ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Roberto Calderoli, specificando: “Così ci si renderà conto che l’autonomia è un’operazione di buonsenso per fare meglio quel che si può fare sui territori, lasciando invece allo Stato ciò che è giusto. Nell’interesse di tutto il Paese”. Si parte dalla Protezione civile ed “è stata una decisione unanime”. Le materie che non necessitano dei relativi Lep sono 9, mentre per 14 devono essere necessariamente definiti i livelli essenziali delle prestazioni (Lep). Lo Stato ha 24 mesi di tempo per definire tali standard minimi.

Tra le novità del mese di ottobre vi è infine il primo G7-Inclusione e Disabilità, proposto dalla ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli, che si svolgerà in Umbria dal 14 al 16 ottobre. Per la prima volta in assoluto i grandi della Terra si riuniranno per parlare di disabilità, per individuare obiettivi comuni a riguardo, per strutturare politiche e strategie comuni, per ascoltare famiglie e associazioni. Il primo obiettivo della manifestazione è esplicitare il “diritto di tutti alla piena partecipazione alla vita civile, sociale e politica”. La Carta di Solfagnano dimostra la leadership italiana in questo campo, un documento sul quale stanno lavorando i tecnici e gli uffici dei Paesi interessati per migliorare e implementare le diverse sfere della vita quotidiana delle persone diversamente abili: dall’inclusione lavorativa alla vita indipendente, servizi, sport, fino all’Intelligenza Artificiale.

Nuovi fondi a disposizione permetteranno di mettere a terra la Riforma sulla Disabilità (400 milioni) che partirà in via sperimentale in 9 Province. “Abbiamo ripartito 50 milioni per il turismo accessibile, 217 milioni per l’autonomia e la comunicazione e a partire dal prossimo anno 50 milioni per il trasporto degli studenti con disabilità”, spiega la ministra Locatelli. In programma due Bandi: il primo da circa 300 milioni per gli Enti del Terzo Settore fondato sull’inclusione lavorativa e la valorizzazione delle persone con disabilità; il secondo Bando dedicato alle periferie inclusive che partirà in dieci Comuni pilota. La missione è la presa in carico totale delle persone diversamente abili per sostenere persone e famiglie.

Sul fronte europeo la Commissione ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia dell’Ue in quanto “in violazione del diritto dell’Ue non ha adottato provvedimenti efficaci per prevenire l’utilizzo abusivo di una successione di contratti a tempo determinato ai danni del personale amministrativo, tecnico e ausiliario nelle scuole pubbliche”. Bruxelles ha aperto la procedura di infrazione nel 2019. La Commissione europea mette in evidenza che nel nostro Paese la retribuzione dei docenti a tempo determinato nella scuola pubblica non prevede una progressione salariale incrementale basata sui periodi di servizio precedenti e tutto ciò rappresenta una discriminazione rispetto a coloro che sono di ruolo e che hanno diritto agli scatti di anzianità. Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha per ora “preso atto” della decisione di Bruxelles.

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