Thatcher, Lady di ferro

Avrebbe compiuto proprio oggi novantanove anni Margareth Thatcher, la Lady di ferro che vanta ancora, tolto l’irraggiungibile sir Robert Walpol nel XVIII secolo, il mandato con la più lunga durata senza interruzione come premier del Regno Unito.

Margaret Thatcher, inizialmente nota come la “figlia del droghiere” a causa delle sue umili origini, e che venne successivamente soprannominata “The Iron Lady” dal giornalista sovietico Yuri Gavrilov, è probabilmente uno dei più influenti leader nella storia politica non solo britannica, con effetti visibili ancora oggi, oltre trent’anni dopo il suo addio al numero 10 di Downing Street.

Il suo premierato, che ha caratterizzato tutti gli anni Ottanta, è stato segnato da profonde riforme economiche e sociali. Attraverso una serie di politiche neoliberali, Thatcher ha promosso la privatizzazione di numerose industrie statali, riducendo il ruolo del settore pubblico nell’economia. Ha affrontato con fermezza i sindacati, riducendone significativamente il potere, come visto nello scontro con i minatori durante lo sciopero del 1984-1985. La deregolamentazione del settore finanziario ha trasformato Londra in uno dei principali centri globali della finanza. Tuttavia, queste politiche portarono anche ad un aumento delle disuguaglianze sociali, causando a un periodo di disordini sociali e proteste.

Sul fronte internazionale, Thatcher rafforzò l’alleanza con gli Stati Uniti di Ronald Reagan, anche in occasione del loro intervento in Libia e sostenne una linea dura contro l’Unione Sovietica, e ha mostrato tutta la sua determinazione durante la Guerra delle Falkland nel 1982.

Sono stati scritti non pochi libri sul suo operato e concentrare tutto in poche righe, o provare a darne un giudizio, è a dir poco limitativo e non mancano certo critiche e contestazioni. Già nota per avere abolito nel 1971, quando era Segretario di Stato per l’istruzione, il bicchiere di latte che veniva fornito a tutti i ragazzi delle scuole primarie, durante il suo premierato adottò politiche di austerità che cercavano di porre una maggiore enfasi sulla responsabilità individuale e sulla riduzione della dipendenza dallo Stato.

Ma sono stati altri gli effetti della sua attività da vero e proprio leader politico. Innanzitutto, ricordiamo che dopo i suoi undici anni di governo ne seguirono sei del suo erede, John Major; mai un partito aveva guidato il Regno Unito per un periodo così lungo e, anche oggi, è un record difficilmente attaccabile ma, come ebbe modo di dire lei stessa, il suo più grande successo è stato Tony Blair. Un suo successore eletto nel partito avversario. Suona come un controsenso e, invece, è probabilmente vero.

Eppure, in quegli anni, grazie a lei e a Reagan, terminò la guerra fredda e crollò il Muro di Berlino. Si dovrebbe considerare questa la sua più grande soddisfazione; in molti ricordano ancora la fermezza delle sue parole negli incontri con il leader sovietico Gorbaciov.

Invece la sua vittoria, forse ancora non ben compresa, è stata quella di imporre al Partito Laburista un radicale cambio di rotta e di politiche. E, infatti, il successo di Blair era in parte dovuto al risultato delle sue stesse politiche e delle trasformazioni che aveva imposto nel Partito Conservatore. Blair e il suo “New Labour” si trovarono costretti ad adottare molte delle riforme economiche e sociali che Thatcher aveva promosso, cercando di modernizzare il Partito Laburista allontanandolo da posizioni che possiamo definire di estrema sinistra già all’epoca obsolete o programmi irrealizzabili nella moderna economia.

Obbligare un partito a rivedere le proprie politiche, andando a mettere in dubbio anche la propria ideologia, è una vittoria di strategie, di progetti a lungo termine e di una pianificazione che ha toccato il profondo del sistema.

Già sotto la guida di Tony Blair e Gordon Brown, il Labour Party adottò politiche centriste e di mercato libero con un forte allontanamento dalle posizioni più radicali della sinistra tradizionale del partito. La successiva leadership di Corbyn, che prevedeva un ritorno a posizioni più radicali e socialiste ma gli elettori non lo hanno sicuramente premiato. Un successo con l’onda lunga della Lady di Ferro.

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