Rapporto Prometeia 09.24

Rallentamento, ma non recessione, rivedimento dello scenario al ribasso, nel Rapporto di previsione di Prometeia settembre 2024, con il consueto panel di esperti di altissimo profilo: Lorenzo Forni, Segretario Generale di Prometeia Associazione; Stefania Tomasini, Senior Partner; Lorena Vincenzi, Associate Partner; Fabio Natalucci, Andersen Institute for Finance and Economics.

Il Rapporto di Previsione di Prometeia di settembre 2024 evidenzia un quadro di crescita economica lenta ma stabile per l’Italia, con previsioni di aumento del PIL dello 0,8% sia per il 2024 che per il 2025. Questa crescita, pur positiva, risulta modesta rispetto alla media dell’Eurozona, stimata all’1%. Prometeia sottolinea che l’Italia non dovrà più fare affidamento sulle politiche fiscali espansive che hanno caratterizzato gli anni recenti e che, di conseguenza, non ci saranno balzi significativi nello sviluppo economico, ma neppure si prospetta una recessione. Tuttavia, il rapporto mette in luce le difficoltà legate alla preparazione della manovra finanziaria: l’Italia dovrà affrontare limitazioni significative nelle spese, senza riuscire a ridurre il debito pubblico, che si stima arriverà al 141% del PIL entro il 2027. A livello internazionale, Prometeia prevede un possibile abbassamento dei tassi d’interesse sia da parte della Fed negli Stati Uniti che della BCE, il che potrebbe evitare un drastico rallentamento dell’economia globale, favorendo un “atterraggio morbido” per entrambe le aree economiche​.

Proprio la presentazione del prof. Lorenzo Forni spiega come l’inflazione sia stata domata, anche se la core non cala ancora come sarebbe desiderato. L’occupazione continua ad avere buoni numeri e il calo dell’inflazione ha ridato fiato alle famiglie, godendo anche dell’iniziato calo dei tassi da parte della BCE, in vista di una soft landing. In effetti, l’inflazione è calata, ma la core è ancora al 2,2% in Europa e al 3,3% negli USA, notoriamente il calo dell’inflazione al consumo e della core porta alla sovrapposizione dei due indici, ma se questo avviene attorno al 3% diventa un problema. I prezzi delle materie prime sono calati, ma restano sensibilmente più alti rispetto il 2020; lo stesso trend discendente si vede anche nella curva del baltic dry index per quanto attiene i noli. I tassi del mercato del lavoro vedono una continua crescita del tasso di attività e della forza lavoro occupata, ma in calo rispetto il periodo precedente. Il mark-up del deflatore è ciclico e si nota come, sia negli USA che nella UE, fosse preponderante la parte relativa a i profitti nel picco inflattivo fra il 3° trimestre 2022 e il 1° trimestre 2023, riducendosi in maniera rilevante a inizio anno in corso. Il rientro naturale dell’inflazione porta ad aspettarsi due tagli dei tassi FED a novembre e dicembre per portare il tasso reale attualmente al 2,5% fino al 1,5% a metà 2025. Ci si aspetta un taglio anche della BCE a dicembre per arrivare a un terminal rate del 2,50% a giugno 2025, che secondo gli analisti Prometeia è quello di equilibrio. Tutti questi movimenti non dovrebbero influire sostanzialmente sul cambio euro-dollaro, in quanto il differenziale tra i treasury bond e i Bund tedeschi resta in una forbice tra l’1 e l’1,5% secondo l’analisi del prof. Lorenzo Forni. Il dollaro tenderà a deprezzarsi, ma per via dei fondamentali, gli Stati Uniti dovranno probabilmente svalutare leggermente il dollaro per continuare a finanziare il loro colossale debito pubblico. Inflazione e aumento del pil hanno riportato lo stock di debito pubblico ai livelli pre-crisi, il minor valore del denaro conseguente all’inflazione fa sì che lo stato debba rimborsare meno di quanto preso a prestito in termini reali. Se non ci si aspetta un rientro del debito da parte degli USA, in Europa si sta tornando sotto il 3%, dipenderà anche dalle politiche della nuova Commissione Europea. E’ interessante notare come il debito pubblico detenuto dai non residenti sia al 40% per la UEM e il 27% per gli USA.

Nella presentazione dei dati da parte di Lorena Vincenzi possiamo vedere come l’attività economica mondiale sia in rallentamento, ma con gradualità. Uno dei motivi è la lenta ripresa del commercio mondiale che stenta a riprendersi dalle politiche restrittive applicate durante la pandemia. La Cina sconta un forte rallentamento, ma nella disaggregazione dei dati delle principali voci di spesa cinesi si nota un forte aumento degli investimenti e un deciso calo dei consumi, sono soprattutto le famiglie cinesi a patire l’andamento dell’economia. Pechino vuole destinare fino al 1,6% del pil a favore delle famiglie, si è in presenza di un drastico taglio dei tassi che però vanno a inficiare la redditività delle banche, che però vengono assoggettate a minori obblighi a riserva. Ma tutte queste mosse non pare riescano a dare un efficace contributo, come ci si aspetterebbe. Anche il total social financing delle imprese, ovvero l’aggregato di tutti i finanziamenti comprese le obbligazioni, ad esempio, è nel 2024 molto inferiore al 2023 e gli investimenti privati appaiono fermi da due anni, con i noti problemi sul versante immobiliare, ma anche quelli destinati all’automotive sono in calo. L’inflazione cinese è in deciso calo, ma anche domanda, per cui si rifletterà sull’intero commercio mondiale, prosegue l’installazione di siti produttivi cinesi fuori dai confini, come si vede nei vari impianti costruiti o in programma all’interno della UE. Se questo rassicura per l’occupazione dei lavoratori europei, inciderebbe in negativo sulla produzione globale cinese, considerando anche che la forza lavoro occupata nell’agricoltura è pari al 20% contro la media del 5% dei paesi industrializzati. Guardando agli Stati Uniti notiamo un buon andamento dell’economia, tralasciando la negatività degli investimenti immobiliari. La forbice del mercato del lavoro tende ad azzerarsi, ma cala anche il tasso dei lavoratori che hanno la possibilità di cambiare impiego per uno migliore. L’Unione Europea sconta un deciso calo dei consumi e soprattutto degli investimenti, spesso si guarda solo alla Germania in quanto prima economia della UE, ma il problema è condiviso da molti paesi dell’Unione. L’industria manifatturiera se è stabile negli USA, è in caso nella UE, e non varia nemmeno il basso tasso nel clima di fiducia, che è fermo in attesa dell’esito delle elezioni statunitensi. Le due maggiori economie europee, Germania e Francia, scontano anche un pesante clima di incertezza politica, difficilmente si vedrà una ripresa economica, anzi è probabile un ulteriore calo del pil e un possibile rialzo dell’inflazione. Riassumendo i dati presentati. Pil mondiale dal 3,2% del 2024 al 2,9% del 2027; commercio mondiale dal 1,9% del 2024 al 3% del 2027; inflazione mondiale dal 3,8% del 2024 al 3,1% del 2027.

La dott.ssa Stefania Tomasini ha presentato la parte relativa all’Italia, non appaiono cambiamenti particolari nella situazione nazionale, il pil mostra la buona uscita del paese dalla crisi pandemica, il rapporto debito/pil non è cambiato, migliorando per l’aumento del pil, ma ora arriveranno ad aggiungersi i 150 miliardi dei crediti edilizi derivanti dal super-bonus. Si dovrà rientrare dai debiti contratti dal pubblico per sostenere l’economia durante la pandemia, i consumi delle famiglie, depurati della parte edilizia sono fermi e l’inflazione è in calo. Quello che è potente è il calo delle esportazioni che, per la metà, è colpa del rallentamento tedesco. L’Italia è il paese europeo che ha visto il maggiore calo della produzione industriale, il manifatturiero è particolarmente in crisi a causa della debolezza di domanda e dell’aumento della competitività. Il calo del manifatturiero è compensato da un aumento del comparto dei servizi, ma i consumi delle famiglie sono penalizzati da un aumento dei prezzi che è ancora il 20% superiore il periodo pre-inflattivo e i redditi non hanno tenuto il passo, un trend che non ha inciso solo sulle famiglie a basso reddito come avviene di consueto, ma anche quelle a medio reddito che hanno visto depauperarsi anche il patrimonio, inducendo a una stasi dei consumi, che si prevede continuerà anche nei prossimi trimestri.

L’ultimo intervento è stato tenuto dal dott. Fabio Natalucci con interessantissimo excursus mondo finanziario con approfondimenti a stampo di elevata professionalità dedicata, per i temi e i termini usati, al piacere degli addetti i lavori più addentro le dinamiche macro-economiche.

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