Cronache dai Palazzi

Una manovra da 30 miliardi della quale la premier si ritiene “molto soddisfatta” e “molto contenta della compattezza della maggioranza e della velocità con la quale è stata approvata”. Palazzo Chigi rimarca: È una manovra seria, di buon senso, che concentra le non molte risorse che abbiamo a disposizione in quelle che noi consideriamo essere le priorità di questa nazione”.

Da Bruxelles, rivolgendosi alla stampa Giorgia Meloni ha spiegato: “Ci concentriamo sui redditi, sui salari, sul lavoro, sul sostegno alle imprese, sulla salute dei cittadini, sulla famiglia, senza aumentare le tasse per i cittadini, tenendo i conti in ordine”. Banche, assicurazioni e ministeri pagheranno sostanzialmente i conti, come ha ricordato il ministro Giorgetti. Dalle opposizioni salgono le polemiche dato che per la segretaria dem, Elly Schlein, si tratta meramente di un anticipo di imposte che poi verranno recuperate. Giuseppe Conte del M5S parla di “imbroglio”, altri addirittura di “truffa”.

Nonostante le polemiche il governo sottolinea inoltre che ci sono più fondi per la sanità, al contrario di ciò che dicono le opposizioni e di fronte ai medici che protestano. Ma Palazzo Chigi ribadisce che la sanità è una delle priorità del governo e i soldi sono stati messi a disposizione: “Il fondo sanitario arriverà nel 2025 alla cifra record di 136,5 miliardi di euro e 140 miliardi di euro nel 2026”. Il Mef ha inoltre previsto un miliardo e 366 milioni aggiuntivi. Altri 900 milioni indicati dal Documento di bilancio inviato a Bruxelles dovrebbero servire per rinnovare il contratto dei dipendenti pubblici.

L’esecutivo sottolinea che la manovra si concentra su redditi bassi e famiglia; il taglio del cuneo fiscale in busta paga che diventerà strutturale, sarà fiscale e non più contributivo “come chiedevano i sindacati”; sarà strutturale anche lo sgravio Irpef con tre aliquote, sui redditi più bassi. Nel prossimo triennio si prevede inoltre la stabilizzazione della superdeduzione del 120% del costo del lavoro per le imprese che assumono a tempo indeterminato.

“Ci siamo occupati della famiglia – ribadisce Meloni -. Aggiungiamo un terzo mese di congedo parentale retributivo all’80 per cento. Abbiamo istituito un fondo perché il nostro obiettivo è quello di allargare i benefici che avevamo immaginato per le lavoratrici dipendenti anche alle lavoratrici autonome. Interveniamo togliendo la detrazione a carico dei figli che hanno più di 30 anni e utilizziamo quelle risorse per dare un contributo di 1000 euro per nuovi nati, per le famiglie che hanno redditi fino a 40 mila euro”.

Il contributo di 1000 euro di cui parla la premier Giorgia Meloni si chiamerà “Carta per i nuovi nati” e sostituirà il precedente bonus bebé. Si tratta di un sostegno annuo per i bambini che nasceranno nel 2025: 1000 euro da spendere per le spese nel primo anno di vita ma potranno usufruirne solo le famiglie con un Isee fino a 40.000 euro. La “Carta per i nuovi nati” rappresenta una delle novità contenute nella prossima manovra economica che prevede di destinare circa 1,5-1,7 miliardi al sostegno delle famiglie e per incentivare la natalità. Tale Carta per ora sarà attiva solo nel 2025. Negli anni scorsi il sussidio era il cosiddetto Assegno di natalità sostituito dall’Assegno unico nel 2022 prevedendo un sostegno annuo di 1.680 euro per i redditi fino a 40.000 euro, per i redditi superiori l’assegno diventava di 980 euro l’anno.

Per quanto riguarda i congedi parentali vengono rafforzati in quanto si passa da 2 a 3 mesi di congedo per i neogenitori che siano lavoratori dipendenti e che potranno fruirne alternativamente entro il sesto anno di vita del bambino. Tali 3 mesi di congedo verranno retribuiti all’80%. Nella scorsa manovra erano 2 mesi di congedo ma il contributo era già passato dal 60% all’80% dello stipendio. I giorni di paternità obbligatoria per i neopapà restano 10. Nel contempo vengono confermate delle misure introdotte in precedenza nel 2024, tra cui il bonus mamme, ossia l’esonero contributivo per le lavoratrici sia del settore pubblico sia del privato con contratto a tempo indeterminato e con almeno due figli fino a 10 anni di età. Confermato anche l’Assegno unico per i figli a carico escluso dal calcolo dell’Isee per l’accesso a misure come il bonus nido confermato anche per il 2025, come anche la carta sociale “Dedicata a te” per redditi Isee fino a 15 mila euro per l’acquisto di alimenti e beni di prima necessità.

Nel complesso Palazzo Chigi assicura che nessuno avrà nuove tasse fatta eccezione dei contribuenti più benestanti che si ritroveranno tasse maggiorate a causa della riforma delle detrazioni, oltre alle banche alle quali si chiede un “sacrificio” pari a 2,6 miliardi di euro nel prossimo biennio e alle assicurazioni sulle quali ci sarà un’imposta di bollo da un miliardo l’anno sui premi relativi alle polizze a vita a capitalizzazione.

Il nuovo sistema delle detrazioni mira nello specifico a far risparmiare allo Stato più di un miliardo di euro ogni anno e i penalizzati sarebbero single e famiglie senza figli a carico con redditi medio alti. In pratica coloro che hanno una famiglia numerosa e un reddito inferiore a 50 mila euro lordi potranno detrarre il massimo delle spese – più figli si hanno più spese si potranno detrarre – mentre i single con un reddito che supera i 100 mila euro potranno detrarre il minimo per spese effettuate dal 2025 in poi. Via XX Settembre invita comunque alla cautela per quanto riguarda i resoconti in quanto la riforma delle detrazioni è stata approvata nel Consiglio dei ministri che ha dato il via libera al disegno di legge di Bilancio per il 2025 ma “ancora si sta lavorando sui testi” della manovra che arriverà in Parlamento lunedì prossimo.

Per il governo la manovra è nel contempo perfettibile in quanto vi sono dei margini di miglioramento. Oltre ai 3,6 miliardi di nuove risorse che arriveranno dai tagli nei ministeri (oltre ai 2 già preventivati), vi sono circa 350 milioni che dovrebbero provenire da un riordino finanziario degli enti locali ed inoltre si potrà sfruttare anche il gettito del concordato fiscale in scadenza a fine mese per alzare la soglia della flat tax e per ridurre l’aliquota Irpef del 35% a favore del ceto medio. Anche la stretta all’evasione produrrebbe nuove entrate ancora non quotate; previsti infine Pos collegabili ai registratori di cassa e spese deducibili sono se tracciabili.

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