Spagna, manifestazioni per la casa e contro il turismo di massa

L’articolo 47 della Costituzione Spagnola afferma che «tutti gli spagnoli hanno diritto a beneficiare di un alloggio dignitoso ed adeguato». Ed è proprio questo il punto di partenza delle numerose manifestazioni iniziate da quasi un mese in tutta la Penisola iberica a causa di un grave problema di emergenza sociale, quello relativo all’alloggio ed alla crisi generata dal turismo di massa. Fino ad oggi sono stati migliaia gli spagnoli scesi in piazza a Madrid e Valencia, e sono previste ulteriori mobilitazioni durante il mese di novembre a Barcellona, Malaga e Siviglia.

El movimiento por la vivienda en España” è in realtà un movimento che nasce a Barcellona negli anni trenta del secolo passato, alimentato prima di tutto dalle comunità di vicinato che durante il periodo del Franchismo sono scese in piazza per protestare contro la mancanza di una pianificazione urbanistica dignitosa. A causa della mancanza di quest’ultima, il più delle volte si è sfociato infatti in un degrado non indifferente localizzato soprattutto nei quartieri periferici di molte città spagnole, dove vivono le classi sociali meno abbienti sprovviste di alloggi alternativi e per l’appunto “dignitosi”. Ma non solo, la degenerazione delle condizioni abitative si può notare tutt’oggi anche attraverso l’installazione di baraccopoli (le così dette “chabolas”, baracche) che sono purtroppo anche una minaccia alla sicurezza cittadina per via della loro precarietà.

Ma qual è più esattamente la ragione delle proteste più recenti? La principale è quella relativa all’evidente impossibilità da parte della popolazione di pagare gli affitti poiché i prezzi sono diventati ormai inaccessibili e fuori portata per la maggioranza dei cittadini affittuari. Gli spagnoli oggi rivendicano quindi quello che gli è stato promesso “un alloggio dignitoso ed accessibile”. Un esempio concreto. Una casa in periferia a Madrid nel quartiere Carabanchel, il cui affitto mensile oggi si attesta sui 1.400 euro, dieci anni fa ne costava appena 500. Diventa dunque un costo insostenibile per qualsiasi persona, figuriamoci per una famiglia dal reddito medio-basso.

Un altro motivo della protesta è l’allarmante turismo di massa, arrivato ormai alle stelle, poiché molti appartamenti che potrebbero essere destinati agli abitanti locali vengono invece trasformati in macchine da soldi e destinati al turismo. Un locatario, in questo caso, preferisce mettere in affitto il suo immobile per periodi brevi generando un beneficio economico altamente superiore rispetto ad un affitto di “lungo termine”, togliendo così l’alloggio dalla disponibilità di potenziali inquilini che lo affitterebbero per viverci.

Il problema però è a monte, non deriva dai proprietari degli immobili, che guardano ai loro interessi in base all’andamento del mercato immobiliare e quindi a seconda delle loro esigenze, poiché soggetti anche ad un incremento delle tasse da pagare. Il problema è principalmente causato dalla legislazione inefficiente ed inadatta all’attuale momento storico poiché non più idonea al benessere di entrambe le parti (affittuari e locatari).

La prima mobilitazione è stata organizzata nella capitale spagnola domenica 13 ottobre, dove ventiduemila persone sono scese in piazza per protestare pacificamente contro l’eccessivo aumento dei prezzi degli affitti e per reclamare che “la casa non è un business”. Un dato interessante è che l’affluenza a questa manifestazione ha dimostrato di essere di gran lunga maggiore rispetto alle ultime manifestazioni tenutesi in Spagna (ad esempio quelle per la sanità pubblica o pro Palestina). Probabilmente perché si tratta di uno dei pochi temi che interessano gran parte degli strati sociali. Non tutti ovviamente. Il suono delle chiavi agitate in aria dai manifestanti rappresenta il rumore della protesta e dell’indignazione cittadina.

Valencia invece è scesa in piazza il 19 ottobre percorrendo il centro della città con un corteo che ha visto partecipare una grandissima maggioranza dei cittadini, soprattutto giovani, studenti o lavoratori, dai 20 ai 30 anni che rappresentano la parte della popolazione più colpita dagli affitti inaccessibili. Al termine della manifestazione decine di giovani si sono accampati nella piazza del Comune (dove appunto terminava il corteo) ed hanno dichiarato di voler occupare la piazza fino a che non verranno presi dei provvedimenti “concreti” in termini di legge. “Si no tenemos casa, ocuparemos la plaza” (“Se non abbiamo una casa, occuperemo la piazza”).

La risposta del governo socialista alla prima manifestazione avvenuta nella capitale è stata innanzitutto quella di solidarietà verso i cittadini, seguita poi da riunioni e provvedimenti. La ministra dell’Edilizia e dell’Agenda Urbana, Isabel Rodriguez, ha dichiarato che il governo non si fermerà fino a che non risolverà un problema che riguarda tantissime persone.

Le soluzioni proposte del governo finora sono state le seguenti:

Introdurre un Buono affitto per i giovani affinché ogni regione possa offrire sussidi economici ai minori di 35 anni. L’aiuto sarebbe di 250 euro al mese ma bisogna comunque rispettare alcuni requisiti (un affitto inferiore ad una certa cifra, un reddito che non superi una certa soglia, ecc.). Si potrebbe definire più che altro un “aiuto”, ma che comunque non risolve definitivamente il problema del rialzo degli affitti ed inoltre, riguarda solo una minoranza della popolazione.

Codice identificativo unico per affitti turistici. Secondo le normative europee, infatti, tutti i paesi comunitari dovrebbero attenersi alla seguente normativa, secondo la quale, senza un numero di identificazione turistica (concesso solamente a chi ne fa richiesta) non sarà possibile mettere l’immobile in affitto turistico. Inoltre, come già fatto a Barcellona, le licenze saranno limitate con l’intento di contenere il turismo di massa. Questo cambiamento in concreto permetterà l’ampliamento dell’offerta di locazioni per alloggi permanenti.

Oltre a questi provvedimenti, già ampiamente conosciuti dai cittadini, martedì 21 ottobre, il governo si è riunito presso il Palazzo della Moncloa per stabilire ulteriori misure a riguardo, visto che le attuali non sembrano essere molto risolutive. Sono innumerevoli le pressioni da parte dell’opposizione ma anche di Podemos e Sumar, che invitano il governo ad un cambiamento immediato e radicale della legge sull’abitazione poiché quanto fatto finora non è sufficiente. Il capo del governo Pedro Sánchez: “Non voglio una Spagna con proprietari ricchi ed inquilini poveri, per questo il governo ha dato priorità assoluta al problema delle abitazioni”.

Se davvero i giovani sono considerati il futuro del Paese, c’è da domandarsi come possano esserlo se non hanno nemmeno una casa degna d’essere chiamata tale.

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