Unicredit-Commerzbank: i tedeschi alzano le barricate

Cerchiamo di mettere in luce i retroscena ed i passaggi critici dell’intrigante vicenda dell’aggregazione fra Unicredit e Commerzbank, che ha creato una certa maretta nell’ambito del governo tedesco.

La vicenda – FASE A – Tutto inizia il 10 settembre con Unicredit che acquisisce dal governo tedesco una quota del 4,50% del capitale di Commerzbank: l’operazione viene salutata come un esempio di sana integrazione fra banche europee. FASE B – Unicredit acquista sul mercato un’ulteriore quota del 4.50%, salendo così al 9% dell’Istituto tedesco. FASE C – Unicredit richiede alla BCE l’autorizzazione a salire fino al 29,9% di Commerzbank: istruttoria attualmente in corso che ha una durata, in genere, tra i 60 ed i 90 giorni. FASE D – Nel frattempo Unicredit compera sul mercato uno strumento finanziario che le consentirebbe, qualora utilizzato, di acquisire un ulteriore 11,5% del capitale di Commerzbank, arrivando così a possedere oltre il 20% delle azioni dell’Istituto tedesco. Ovviamente, questa opzione di acquisto potrà essere esercitata da Unicredit solo una volta acquisita l’autorizzazione da parte della BCE.

La reazione tedesca – Improvvisamente, per i tedeschi, la sana operazione di rafforzamento di due gruppi bancari europei si è trasformata in un reato di lesa maestà. Il governo sospende a tempo indeterminato la vendita di un ulteriore 12% del capitale di Commerzbank, per timore che venga acquisito da Unicredit, e dichiara che, poiché Commerzbank ha scelto la via dell’indipendenza, il governo starà al suo fianco. Dunque, la politica entra a gamba tesa in una vicenda che dovrebbe essere del tutto aziendale e scendono in campo anche i sindacati Verdi tedeschi: “Non abbiamo bisogno che gli italiani entrino e facciano fallire le banche tradizionali tedesche”. A questo proposito, bisognerebbe ricordare ai sindacati tedeschi che, nel 2009, è stata Commerzbank e non Unicredit ad essere salvata dal fondo governativo tedesco Soffin, visto che derivati di dubbio realizzo avevano minato la solidità patrimoniale della banca tedesca.

Le vere motivazioni delle barricate teutoniche – Ovviamente, qui non si tratta di sostenere le scelte economiche di indipendenza di Commerzbank, ma entrano in ballo ben altre questioni: 1) il 2025 è anno di elezioni in Germania e la compagine al governo è sempre più esposta agli attacchi della Destra vincitrice nei Lander: la conquista della seconda banca tedesca da parte di una banca italiana non piacerebbe affatto all’elettore tedesco, da sempre educato a considerare il nostro sistema bancario inaffidabile e pericoloso. In realtà, attualmente, grazie a un imponente sforzo di riduzione del credito deteriorato, iniziato nel 2015, il nostro sistema bancario può tranquillamente essere considerato ben più solido di quello tedesco. 2) La Germania sta attraversando un periodo economico difficilissimo che trascinerà il PIL tedesco in territorio negativo per il secondo anno consecutivo. Ora, a fronte di stabilimenti Volkswagen a rischio chiusura, di ritorsioni cinesi ai dazi europei che colpirebbero Porsche e Mercedes, aprire un nuovo fronte bancario, che potrebbe comportare una ristrutturazione di Commerzbank con conseguenti ricadute occupazionali, è un rischio elettorale che il governo tedesco verosimilmente non intende correre.

Conclusioni – Dunque, nonostante il progetto di fusione Unicredit-Commerzbank sia considerato un ottimo progetto dal punto di vista squisitamente aziendale, politicamente è molto più conveniente per il governo tedesco trovare una soluzione interna. Il tutto ovviamente con buona pace dell’Unione Europea, della libera concorrenza e del libero mercato.

[NdR – Fonte Teleborsa.it che si ringrazia per la collaborazione – Andrea Ferretti è docente al corso di Gestione delle Imprese Familiari – Università di Verona]

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