Le Idi di marzo, anticipate
Con un mese di anticipo rispetto alla storica data (15 marzo del 44 a.C.) abbiamo assistito alle Idi di marzo all’interno del Pd contro Enrico Letta. Non voglio entrare nelle polemiche che sono esplose dentro e fuori quel partito intorno a questa vicenda. Ne prendo atto e basta, tengo per me ogni giudizio personale.
Si tratta di vedere cosa farà ora Renzi in termini di programma e di composizione del nuovo esecutivo. Inutile dire che le cancellerie europee guardano con attenzione e apprensione allo sviluppo del quadro politico italiano, alla sua stabilità e autorevolezza quale condizione primaria per l’uscita dalla crisi di uno dei più importanti stati dell’Ue.
Aggiungo, però, che anche le forze che hanno sostenuto il Governo Letta attendono di capire le vere ragioni di questo repentino cambio di guida del Pd al Governo, dei contenuti che ne seguiranno, degli obiettivi da raggiungere in tempi rapidi, con quali apporti e quali confini politici dell’esecutivo.
Ogni giorno che passa i problemi si acuiscono, la crisi diventa sempre più insopportabile, i poteri forti continuano, attraverso i loro mezzi d’informazione, a screditare e indebolire la classe politica per meglio perseguire i loro interessi, mentre le elezioni europee sono alle porte e sono caratterizzate da un’inusitata ventata di populismo anti Strasburgo che avvolge tutti i Paesi del Vecchio Continente.
E’ bene inoltre ricordare che la presidenza italiana dell’Ue deve avere chiaro il suo ruolo di rilancio dell’apparato comunitario, dando vita a riforme strutturali, istituzionali e di revisione dei trattati, di difesa degli interessi del nostro Paese. Tutto ciò è facile a dirsi ma è difficile da realizzare se non si dà vita a un governo coeso.
In termini politici, poi, se la novità Renzi vuole davvero rompere con il passato anche recente, è bene che i Popolari italiani presenti all’interno dell’inedita maggioranza si decidano a dare vita a un corpo unico per meglio incidere da noi e nel PPE di Bruxelles. Presentarci disarticolati formalmente come siamo oggi, ci rende ininfluenti, con grave danno di quella porzione di società di fatto maggioritaria, moderata, liberal-riformista, rinchiusasi nell’astensionismo e che non si sente rappresentata da Berlusconi, Grillo e dallo stesso Renzi.
L’occasione è storica. Non lasciamocela sfuggire. Sarebbe per noi una grave responsabilità che pagheremmo a caro prezzo. Sono certo che il nuovo partito dei Popolari per l’Italia guidato da Mario Mauro saprà fare al meglio la sua parte.
©Futuro Europa®
[NdR – L’autore dell’articolo è eurodeputato del PPE e vicepresidente della delegazione Popolari per l’Europa al Parlamento europeo]