UE, costo della vita prima preoccupazione

Il Parlamento europeo ha pubblicato lo scorso 3 ottobre il sondaggio Eurobarometro post-elezioni europee condotto dall’agenzia di ricerca Verian (precedentemente Kantar Public) tra il 13 giugno e l’8 luglio 2024 in tutti i 27 Stati membri dell’UE. Il sondaggio è stato condotto faccia a faccia, con interviste video (CAVI) utilizzate in Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia e Malta. In totale sono state condotte 26.349 interviste. I risultati dell’UE sono stati ponderati in base alle dimensioni della popolazione di ciascun Paese. Oltre alla procedura di ponderazione basata su variabili sociodemografiche (post-stratificazione su sesso ed età, regione e livello di urbanizzazione), i risultati per tutte le domande relative alle elezioni europee in questo sondaggio sono stati ponderati in base all’affluenza nazionale.

Il sondaggio ha evidenziato come la principale preoccupazione dei cittadini dell’Unione Europea (UE) sia il crescente costo della vita. Le elezioni recenti hanno visto un coinvolgimento significativo dei cittadini, l’affluenza alle urne è stata del 50,74%, la più alta degli ultimi trenta anni, ed è in aumento in 16 Paesi su 27 rispetto alle elezioni del 2019. L’analisi del sondaggio suggerisce che il voto alle elezioni europee sia diventato un’abitudine per molti cittadini: alla domanda sul perché hanno votato, il 46% degli elettori afferma di farlo sempre. ma i dati mostrano che, indipendentemente dall’esito politico, l’aspetto che unisce le persone da un capo all’altro del continente è il timore per l’aumento dei prezzi e la difficoltà a far fronte alle spese quotidiane. Questo sentimento attraversa tutte le fasce d’età e i gruppi sociali, riflettendo una preoccupazione diffusa e condivisa. Il sondaggio, che ha coinvolto cittadini di tutti i 27 Stati membri, ha rivelato che oltre il 70% degli intervistati considera il costo della vita la loro preoccupazione principale. L’inflazione, l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità e delle utenze, così come la precarietà del lavoro, contribuiscono a rendere le finanze personali una questione di interesse primario per molte famiglie europee.

I dati mostrano che i Paesi più colpiti dal problema sono quelli dell’Europa dell’Est e del Sud, dove redditi medi e stipendi spesso faticano a tenere il passo con l’inflazione. Tuttavia, anche nei paesi dell’Europa centrale e occidentale, noti per il loro livello di benessere più elevato, il timore per l’aumento dei costi ha portato un ampio consenso su questa problematica. Due dei fattori che più incidono sul costo della vita sono l’aumento dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari. Il conflitto in Ucraina ha scatenato un’impennata dei prezzi del gas e dell’elettricità, portando molte famiglie a ridurre i consumi e cercare soluzioni alternative per il riscaldamento e l’energia domestica. La crisi energetica ha, inoltre, avuto ripercussioni dirette su altri settori produttivi, causando un aumento dei prezzi lungo tutta la catena di approvvigionamento, compresi i beni alimentari di base come pane, latte e carne.

Gli intervistati del sondaggio hanno espresso frustrazione per la scarsa capacità dei governi di contenere questi costi. In particolare, molti cittadini auspicano maggiori interventi dell’UE per calmierare i prezzi e sviluppare una politica energetica comune che possa ridurre la dipendenza dalle fonti energetiche esterne, a favore di soluzioni rinnovabili. Secondo i dati del sondaggio, la fascia di popolazione maggiormente preoccupata per il costo della vita è quella dei giovani e delle famiglie. I giovani, già colpiti da un mercato del lavoro poco stabile, vedono diminuire il loro potere d’acquisto, rendendo difficile l’accesso all’abitazione e la progettazione del futuro. Le famiglie, d’altro canto, devono fare i conti con l’aumento delle spese quotidiane, che grava sempre più sui budget familiari.

Questa situazione sta avendo un impatto sociale significativo: oltre a limitare i consumi, molte famiglie stanno modificando abitudini e stili di vita, rinunciando a svaghi, vacanze e, in alcuni casi, anche a cure mediche non essenziali. Anche l’accesso all’istruzione universitaria e a corsi di formazione risulta compromesso, con alcuni giovani costretti a rinunciare agli studi o a optare per percorsi meno onerosi. I cittadini chiedono a gran voce misure concrete e immediate da parte delle istituzioni europee e nazionali. Tra le proposte emerse nel sondaggio, spiccano quelle legate alla riduzione delle tasse sui beni di prima necessità, all’introduzione di sussidi per le famiglie a basso reddito e all’aumento dei salari minimi nei paesi dell’UE, per contrastare l’erosione del potere d’acquisto.

Anche la transizione ecologica rappresenta una priorità, non solo per contrastare i cambiamenti climatici, ma anche per rendere l’Europa più autosufficiente e meno dipendente dalle fluttuazioni dei mercati internazionali. Tuttavia, i cittadini sottolineano come una transizione energetica sostenibile debba essere accompagnata da misure di sostegno per chi attualmente fatica a sostenere i costi dell’energia. Per quanto attiene alla situazione italiana, la maggior preoccupazione arriva dalla incerta situazione economica (51%) e dal costo della vita sempre più alto (48%); a questi due temi seguono la situazione internazionale (35%) e la difesa della democrazia e dello Stato di diritto (29%). Il voto per gli italiani è in primis un dovere (46%) e quindi un’abitudine: il 40% afferma infatti di votare sempre. Più della metà degli elettori (52%) ha scelto chi votare perché solitamente segue quel partito, quindi per affinità alle proposte sulle questioni europee (44%) o nazionali (41%).

Il sondaggio mette in luce un quadro chiaro: il costo della vita è il tema che più influenza la quotidianità dei cittadini europei, con ripercussioni su stabilità economica, benessere sociale e possibilità future. Le istituzioni europee sono chiamate ad affrontare questa sfida attraverso politiche di supporto al reddito, controllo dei prezzi e innovazione energetica. I cittadini sono comunque ottimisti sul futuro dell’Ue (65%) e continuano ad averne un’immagine positiva (48%, ma solo il 16% che dichiara di avere un’immagine negativa). Noi italiani siamo più ottimisti del resto dei cittadini europei: il 70% si dichiara infatti sereno sul futuro dell’Ue (4 punti in più rispetto al sondaggio di febbraio/marzo scorso) mentre il 47% ha un’immagine positiva dell’Unione, in linea con la media continentale. Resta il fatto che per affrontare in modo sostenibile questa crisi, l’UE dovrà coniugare misure di emergenza con una visione di lungo termine, che miri a costruire un’economia più equa, resiliente e sostenibile per tutti i cittadini europei.

La Presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, commentando i risultati del sondaggio, ha detto: “Lo scorso giugno, i cittadini di tutta Europa hanno fatto sentire la loro voce, registrando la più alta affluenza alle elezioni del Parlamento europeo degli ultimi 30 anni. Ci hanno dato il mandato di agire, di fornire risposte e soluzioni e di avere un impatto positivo nella loro vita quotidiana. Faremo la nostra parte. Nelle prossime settimane, il Parlamento europeo esaminerà la nuova Commissione europea per garantire che affronti le questioni prioritarie per i cittadini: il costo della vita, lo stato della nostra economia, la democrazia, lo Stato di diritto, la migrazione e la sicurezza. Il Parlamento europeo continuerà a lavorare per far sì che la voce dei cittadini conti nell’UE”.

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