Omicidi poco noti, i fratelli Vaccaro Notte

Esistono omicidi che, fin dal primo giorno, si accaparrano le prime pagine dei giornali e che suscitano clamore mediatico per i più svariati motivi. Altre vicende non assurgono a tanta notorietà della quale, tuttavia sarebbero degni. In quest’ultima categoria possiamo annoverare quello dei fratelli Vincenzo e Salvatore Vaccaro notte, vittime di mafia.

Oggi ricorre il venticinquesimo anniversario dall’assassinio di Vincenzo; il maggiore dei due fratelli. Salvatore lo seguì pochi mesi dopo, il 5 febbraio 2000. La città dove nacquero, Sant’Angelo Muxaro è oggi un comune in provincia di Agrigento con meno di 1.500 abitanti e le scarne notizie riportate da Wikipedia sulla sua economia si limitano a informare che si trova nell’area di coltivazione del pistacchio di Raffadali.

Immaginabile e giustificata la scelta dei due fratelli che, prima di compiere vent’anni emigrarono a cercare lavoro in Germania dove lavorarono come pizzaioli per tornare nella loro terra di origine e investire quanto guadagnato in un’attività di pompe funebri.

Sul sito del Ministero dell’Interno che li ricorda viene chiaramente specificato che, all’epoca, in una realtà con poche prospettive di lavoro se non quelle offerte dall’agricoltura e dall’allevamento, l’alternativa era quella dell’arruolamento da parte delle locali cosche.

Ma proprio con una di queste si scontrarono quando, dopo il loro ritorno, iniziarono la loro attività. Impiegarono sei anni per ottenere il necessario Nulla osta ed i permessi, ma finalmente l’impresa poté partire e, dalle informazioni che è dato rinvenire, sembrò avviarsi bene. Tuttavia, a Sant’Angelo, un’altra famiglia si occupava dello stesso business. Era quella dei fratelli Angelo ed Alfonso Milioto, ritenuti vicini alla famiglia dei Fragapane, di Santa Elisabetta.

Questi ultimi sembra non fossero in regola con permessi ed autorizzazioni ma, nel tentativo di mantenere la loro posizione dominante, cercarono di far intimidire i due fratelli Vaccaro Notte da una locale cosca detta “Cosca dei Pidocchi”. Tentativo inutile; i Vaccaro Notte addirittura si vantarono di questo loro rifiuto che portò anche una certa pubblicità ma, dall’altro lato, fu sicuramente considerato un gesto di sfida.

Il risultato, forse immaginabile, fu che Vincenzo Vaccaro Notte venne ucciso il 3 novembre 1999. Prima ferito gravemente, sembra a tradimento, con due colpi di calibro 38 alla spalla che lo immobilizzarono, venne poi freddarlo con tre colpi di pistola a distanza ravvicinata al volto. Rimasto solo a gestire l’attività, il fratello Salvatore non si dichiarò certo sconfitto e, anzi, continuò non solo a gestire l’impresa ma iniziò anche a indagare personalmente sull’omicidio del fratello. Si premurò anche di redigere una ricostruzione della vicenda in un suo memoriale. Il successivo 5 febbraio 2000, a due mesi dalla morte del fratello e dopo aver pubblicamente dichiarato in piazza a Sant’Angelo di sapere chi fossero stati gli assassini di Vincenzo e per non essersi ulteriormente piegato al ricatto, anche lui viene ucciso, con un colpo di lupara alla testa.

La vicenda giudiziaria che ne seguì fu, come molte altre, lunga e fu necessaria la collaborazione non solo di pentiti ma anche del terzo fratello, Angelo Vaccaro Notte che raccontò i retroscena di cui era a conoscenza agli investigatori e venne inserito in un programma di protezione testimoni di giustizia.

Nel 2006, in una più ampia indagine che fece emergere altri reati quali traffico di stupefacenti e di armi, appalti truccati e corruzione, vennero indicati quali possibili assassini Giuseppe Vaccaro, che confessò divenendo collaboratore di giustizia e Pietro Mongiovi, successivamente suicida in carcere. Il presunto mandante, Salvatore Fragapane, capo mandamento di Agrigento, è stato condannato all’ergastolo nel 1999.

Una vicenda poco nota e con scarne notizie anche online; ai due fratelli è dedicata una strada in una frazione del comune dove vissero, lavorarono e persero la vita.

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