Agenzie di rating: bene crescita Italia, attenzione al debito

I giudizi espressi di recente dalle società di rating sull’Italia concordano sul miglioramento delle condizioni economiche e sulla stabilità politica del governo, ma confermano l’esistenza di un rischio legato ad un debito troppo alto.

I giudizi – Il 25 ottobre, S&P Global Ratings ha confermato il rating Tripla B sull’Italia, con previsione stabile, il cosiddetto outlook. Per la cronaca, un rating Tripla B è un buon rating, che evidenzia un’adeguata capacità del Paese di ripagare il proprio debito e, quindi, evidenzia un rischio nel complesso moderato. Più in particolare, S&P, da una parte, ha evidenziato le buone prospettive di crescita dell’Italia, definite addirittura rosee, ma dall’altro, ha richiamato l’attenzione sull’ammontare del nostro debito pubblico, che secondo il governo dovrebbe arrivare al 138% del PIL nel 2026, prima di iniziare un percorso discendente.

Parallelamente Fitch ha confermato un rating Tripla B, ma ha elevato l’outlook da stabile a positivo. Elevare l’Outlook vuol dire mettere in osservazione il rating per un eventuale miglioramento. Secondo Fitch, il miglioramento del giudizio è derivato dal fatto che la stabilità politica, l’impegno del governo a rispettare le regole di bilancio stabilite in sede europea e una crescita potenziale superiore alle aspettative, hanno ridotto i rischi connessi a livelli eccezionalmente elevati del debito pubblico.

Da ultimo, il 28 ottobre anche l’agenzia di rating canadese DBRS ha confermato il rating Tripla B sull’Italia, innalzando, come Fitch, l’outlook da stabile a positivo. In questo caso, il miglioramento dell’outlook è dovuto a una ripresa post-Covid oltre le attese, nonché all’impegno preso dal governo di attivare una traiettoria virtuosa dei conti pubblici, in grado di bilanciare i rischi associati a un rapporto debito/PIL ancora molto elevato.

Prima considerazione – A ben vedere tutti e tre i giudizi hanno un comune denominatore: bene la crescita, bene il comportamento del governo che, nella Manovra, non ha ceduto a tentazioni di finanza allegra, bene la previsione di una traiettoria dei conti pubblici credibile, ma attenzione al debito.

Seconda considerazione – I giudizi espressi dalle agenzie appaiono sostanzialmente equilibrati e condivisibili. Infatti, anche in presenza di una crescita del PIL italiano spesso superiore a quella dei partners europei – vedi Germania – un fardello di quasi 3.000 miliardi di debito pubblico limita comunque la sovranità economica e decisionale del Paese e lo rende più vulnerabile ad improvvisi shock esterni. Parallelamente, il secondo fardello, costituito da un’ottantina di miliardi di interessi sul debito, assorbe inutilmente risorse, che potrebbero invece essere destinate ad investimenti produttivi ed al rilancio dell’economia.

Terza considerazione – Di recente, il presidente Mattarella ha definito irragionevole il fatto che i progressi dell’economia italiana non siano notati dalla società di rating. Probabilmente, questa esternazione non va considerata come una censura al giudizio espresso dalle agenzie – cosa che sarebbe piuttosto strana visti i miglioramenti espressi – ma piuttosto potrebbe essere interpretata come un velato invito a Moody’s, in genere non tenera con l’Italia, a considerare con attenzione, nella prossima tornata del 22 novembre, i notevoli fattori positivi intervenuti quali la rabbiosa reazione della nostra economia nella fase post-Covid, la riduzione più rapida del deficit e la corretta e puntuale messa a terra del PNRR.

[NdR – Fonte Teleborsa.it che si ringrazia per la collaborazione – Andrea Ferretti è docente al corso di Gestione delle Imprese Familiari – Università di Verona]

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