Trump 2. Ed ora?

Le elezioni americane hanno fornito un risultato chiaro (fortunatamente). Una vittoria così netta di Trump e del partito Repubblicano non deve stupire se torniamo con il pensiero alla sconfitta otto anni fa di un’altra donna, Hillary Clinton. Entrambe non hanno perso (solo) per l’appartenenza al genere femminile, ma perché espressione di un sistema politico e sociale che, pur evolvendosi negli ultimi sessant’anni dopo la vittoria di John Kennedy, esce sconfitto e oramai al tramonto. Il partito Repubblicano affidandosi con successo due volte su tre a Trump ha intercettato il segno del cambiamento di una America trasformatasi in un mondo che non è più lo stesso che si è affermato alla fine di quarant’anni di Guerra fredda, che non crede più nella globalizzazione quale meta predestinata dei nostri sistemi economici e non vede nella combinazione tra liberismo e democrazia la formula perfetta da applicare ovunque nel mondo.

L’America da anni si è ritratta dal ruolo che ha svolto dopo la fine della Seconda guerra mondiale. In parallelo l’asse mondiale degli equilibri economici si è spostato e questo porta Trump a vedere due grandi concorrenti (se non rivali) Cina ed Europa cui pur con la sua notevole supremazia tecnologica non può che far fronte con lo strumento della politica basata sui dazi.

Si tratta di un fattore che pone all’Unione Europea una minaccia esistenziale perché Trump ricorrerà a tale strumento in maniera da stimolare antagonismi tra noi Europei. L’America che ha vinto ci vuole piccoli e divisi quindi più deboli. Come la Russia putiniana. Con Harris alla Casa Bianca non sarebbe stato molto diverso; solamente più sfumato, ma la tendenza è oramai segnata. Il tutto si staglia in una fase in cui molti valori ci allontanano dagli Stati Uniti.

Nell’insieme siamo in una situazione che non ci deve sorprendere ma che deve risvegliare tutte le coscienze del Vecchio continente, quel che ci unisce deve sopravanzare le forze centrifughe. Il lungo percorso compiuto dopo i Trattati di Roma, l’affermarsi della libertà di circolazione, l’allargamento dell’Unione, la realizzazione di un Mercato Unico con oltre 500 milioni di consumatori, l’Euro devono essere consolidati e spingerci verso nuovi traguardi. Il primo la realizzazione di una Comunità di difesa che metta a fattor comune le varie forze armate e che così permetta di rendere efficace e priva di inefficienze la spesa militare che dovrà diventare comune.

All’America non conviene vederci preda dell’espansionismo russo, ma la molteplicità delle minacce di oggi non le consente la presa in carico della nostra tutela se non dimostriamo al suo popolo di essere noi i primi a prenderci le nostre responsabilità. Kiev è oggi minacciata più che mai. Che giunga alla resa o continui a resistere dobbiamo dimostrare a Mosca che oltre non è possibile avanzare senza affrontare un avversario unito e capace di rivaleggiare alla pari con l’aggressività del risorto Orso russo.

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