La crescita europea e i dazi di Trump
La crescita in Europa alla luce delle recenti elezioni americane.
Il terzo trimestre nell’Eurozona e in Italia – A livello di Eurozona i dati preliminari del PIL relativi al terzo trimestre confermano una crescita ancora piuttosto modesta, pari al +0,4% rispetto al trimestre precedente. In particolare, il PIL è cresciuto dello 0,4% in Francia, dello 0,8% in Spagna e dello 0,2% in Germania. A livello italiano i dati del terzo trimestre mostrano un PIL sostanzialmente fermo rispetto al trimestre precedente. Dunque, al momento, la crescita acquisita per il 2024 è dello 0,4%. Un dato che, verosimilmente, consentirà all’Italia di chiudere il 2024 con una crescita dello 0,7-0,8% sostanzialmente in linea con la crescita media dell’Eurozona.
Le conseguenze sull’economia europea dell’era Trump – La preoccupazione maggiore riguarda sicuramente la questione dei dazi. Come è noto, esistono già delle forti tensioni commerciali tra l’Unione europea e la Cina. In particolare, per quanto riguarda il settore dell’auto, l’Unione Europea da fine ottobre ha previsto l’applicazione di dazi fino al 45% sulle vetture a batteria esportate a basso costo dalle filiere cinesi grazie ad abbondanti sovvenzioni concesse dal governo in modalità decisamente anticoncorrenziale. Ora, ovviamente, si è in attesa delle ritorsioni cinesi che non solo potrebbero colpire il cognac francese, status symbol in Cina, non solo i prodotti caseari italiani, ma anche – ad esempio – le auto di lusso tedesche esportate in Cina. Cosa che preoccupa non poco la Germania considerando che il 26% delle Porsche e il 32% delle Mercedes sono destinate al paese asiatico.
È evidente che in questo scenario già delicatissimo il progetto di Trump di gravare le importazioni, in generale con dazi compresi tra il 10 e il 20%, e le importazioni dalla Cina con dazi compresi tra il 60 e il 100%, trasformerebbe le attuali guerre commerciali “regionali” in un’unica guerra commerciale globale molto più aggressiva.
Bloomberg stima che, se gli USA applicassero dazi del 10% all’importazione di Porsche e Mercedes, le due case registrerebbero minori introiti per 2,4 miliardi di euro. Ovviamente con ulteriori danni all’arrancante locomotiva tedesca e quindi alla crescita europea. Da evidenziare, inoltre, che i nuovi dazi si innesterebbero in uno scenario già caratterizzato da gravi situazioni riconducibili all’amministrazione Biden. Ad esempio, a dicembre, a seguito del reclamo presentato dalla US Alluminium Coalition, la Commissione Industria americana si pronuncerà sull’applicazione di dazi di oltre il 10% sull’import di alluminio italiano, e, quindi, sull’import di centinaia di prodotti del Made in Italy che lo contengono: mobili, edilizia, oggetti di design eccetera. E, poiché in Europa l’unico paese colpito sarebbe l’Italia, il rischio è che, oltre ai colossi americani, anche gli altri produttori di alluminio europei, approfittando della situazione, possano sottrarre quote di mercato al nostro made in Italy.
[NdR – Fonte Teleborsa.it che si ringrazia per la collaborazione – Andrea Ferretti è docente al corso di Gestione delle Imprese Familiari – Università di Verona]
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