Cronache dai Palazzi
Ultima settimana per la manovra. Montecitorio ha approvato la manovra 2025 con 204 sì e 110 no. La legge di Bilancio passerà ora a Palazzo Madama, prima in Commissione Bilancio lunedì 23 e poi il via libera definitivo previsto tra il 27 e il 28 dicembre.
Oltre 300 emendamenti approvati nell’arco di una seduta di 44 ore in Commissione allegando la relazione tecnica della Ragioneria con cui accertare la copertura delle misure di spesa. Dal taglio delle tasse in busta paga per oltre 14 milioni di lavoratori all’Ires premiale per le imprese, dai vari bonus per i figli al bonus elettrodomestici.
Una manovra da circa 28 miliardi, nella quale con il passaggio alla Camera sono entrate diverse misure in più rispetto al testo originario. Circa la metà dei 28 miliardi della manovra 2025 sono utilizzati per rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale monetizzando gli aumenti in busta paga per i redditi fino a 40 mila euro. A proposito di Ires premiale per le imprese alla Camera hanno trovato spazio 4 punti in meno per coloro che assumono e reinvestono l’80% degli utili – anche in virtù di un nuovo prelievo su banche e assicurazioni (oltre 3,4 miliardi) -, la mini decontribuzione al Sud e le modifiche agli incentivi di Transizione 5.0. Accorpati inoltre i primi due scaglioni Irpef con il passaggio definitivo a tre aliquote: del 23% per i redditi fino a 28 mila, del 35% per i redditi superiori a 28 mila euro e fino a 50 mila e del 43% per i redditi che superano 50 mila euro. Si tratta di provvedimenti che assorbono circa 18 miliardi, due terzi delle risorse a disposizione per l’intero provvedimento.
Confermata inoltre la norma “anti Renzi” per cui ministri, presidenti di Regione e Province, parlamentari italiani ed europei non possono accettare incarichi che generino un compenso da Stati extra Ue. Gli esponenti del governo sono esclusi anche dalla possibilità, prevista invece per i parlamentari, di ottenere fino ad un massimo di 100 mila euro l’anno di compenso che dovrebbe essere comunque autorizzato.
Per quanto riguarda le misure a favore dei nuclei familiari, il congedo parentale retribuito all’80 per cento dello stipendio diventa di 3 mesi e potranno usufruirne i neogenitori lavoratori dipendenti, fino al sesto anno di età dei figli. Sono invece sempre 10 i giorni di paternità obbligatoria. Confermato il bonus bebé e il bonus psicologo viene rifinanziato nel 2025 e nel 2026 con 8,5 milioni di euro, 9 milioni dal 2027. Previsto anche un Fondo di sostegno psicologico per gli studenti, da attivare in via sperimentale in strutture di riferimento per le scuole. Le scuole paritarie che accoglieranno studenti con disabilità potranno a loro volta ricevere un contributo (50 milioni stanziati). Per l’area sanitaria si prevede invece un fondo pari a 30 milioni di euro nel 2025 e altrettanti nel 2026 per sbloccare la retribuzione dei tirocini per gli specializzandi quali biologi, psicologi, chimici, fisici, odontoiatri, veterinari e farmacisti.
Per sostenere le attività sportive ed extrascolastiche, per i figli tra i 6 e i 14 anni, arriva il Fondo Dote (30 milioni di euro) per le famiglie con Isee inferiore a 15 mila euro. Per il 2025 viene confermato inoltre il bonus nido per i figli fino ai 3 anni, in strutture pubbliche o private o per l’assistenza a casa, bonus comunque modulato in base all’Isee: il contributo è di 3 mila euro annui per Isee fino a 25 mila euro; 2.500 euro per redditi Isee fino a 40 mila euro; 1.500 euro per Isee al di sopra dei 40 mila euro. Nel 2024 verrà escluso nel calcolo Isee l’importo dell’assegno unico.
Per redditi molto bassi nel 2025 è previsto inoltre il finanziamento della social card ‘Dedicata a te’, 500 euro una tantum da spendere per beni di prima necessità, titoli di trasporto pubblico e carburante; destinatarie della social card sono le famiglie con Isee inferiore a 15 mila euro composte da almeno tre persone residenti in Italia; in generale le famiglie più numerose saranno favorite da detrazioni fiscali più consistenti. Nello specifico il bonus per l’acquisto di elettrodomestici di elevata efficienza energetica non inferiore alla nuova classe B, prodotti in Europa, con contestuale smaltimento del vecchio, non dovrà superare il 30% del costo dell’elettrodomestico e comunque potrà essere al massimo di 100 euro, elevato a 200 euro per le famiglie con Isee al di sotto dei 25 mila euro.
Stanziati anche 50 milioni per il Fondo distribuzione derrate alimentari per gli indigenti e viene istituito il Fondo per il contrasto della povertà alimentare, per supportare coloro che non possono sostenere le rette delle mense scolastiche della scuola primaria: 500 mila euro per il 2025 e il 2026; 1 milione dal 2027. Tra interventi diretti e indiretti sarebbero circa 16 miliardi di euro da destinare ai nuclei familiari con redditi bassi. Rifinanziato anche il Fondo (10 milioni) per supportare coloro che non possono pagare l’affitto ma raddoppia il contributo amministrativo necessario per avere la cittadinanza italiana raggiungendo quota 600 euro.
A proposito di lavoro in particolare del Mezzogiorno si confermano gli incentivi destinati all’occupazione dei giovani e delle donne, in riferimento ai rapporti di lavoro attivati nel biennio 2026-2027. Confermata inoltre la Zes, una forma di decontribuzione in favore delle imprese, e gli incentivi all’autoimpiego nei settori del digitale e del green. Per il triennio 2025-2027 confermata anche la tassazione agevolata al 5% dei premi di produttività e con gli emendamenti approvati si introdurrà l’Ires premiale al 5% per le imprese che investono e assumono.
Per ciò che concerne il sistema pensionistico sono confermate le misure della legge di Bilancio 2024 potenziando quelle destinate ai lavoratori pubblici e privati che, pur avendo raggiunto un’età pensionabile, vogliono continuare a lavorare. Introdotta inoltre la possibilità di andare in pensione in anticipo, a 64 anni, cumulando la previdenza obbligatoria e quella complementare. In definitiva chi andrà in pensione a 64 anni utilizzando la rendita maturata nella previdenza complementare non potrà accumulare l’assegno con altri redditi; un emendamento approvato alla Camera introduce infatti il divieto di cumulo tra la pensione così raggiunta e i “redditi da lavoro dipendente o autonomo, ad eccezione di quelli derivanti da lavoro autonomo occasionale, nel limite di 5 mila euro lordi annui”.
Saltata invece nell’esame in Parlamento la stretta fiscale su Bitcoin e simili, introdotta dal governo. Nulla di fatto anche per quanto riguarda la web tax applicata per ora solo alle grandi società, che realizzano ricavi da servizi digitali non inferiori a 750 milioni l’anno, mentre nella versione iniziale dell’esecutivo era prevista l’applicazione della web tax anche alle PMI. Saltata inoltre la proposta di Palazzo Chigi a proposito dell’eventuale intervento di revisori del Mef nelle società che beneficiano di contributi pubblici; sarà sufficiente inviare al Mef una relazione annuale che renda conto dell’uso delle risorse sulla base di una verifica effettuata dagli organi di controllo già costituiti. Stop infine al rialzo degli stipendi dei ministri non eletti per allinearli a quelli dei colleghi parlamentari, previsti solo dei rimborsi per le spese di trasferta per l’espletamento delle proprie funzioni.
In definitiva, essendo sotto procedura Ue, la manovra italiana è condizionata dal piano strutturale di bilancio e quindi dagli accordi presi con Bruxelles: occorre impegnarsi a coprire le spese senza gravare sul disavanzo appesantendo il debito. È necessario in pratica tenere sotto controllo i conti e mettere in atto delle strategie per recuperare eventuali risorse utili, come il contributo richiesto a banche e assicurazioni (3,4 miliardi) e una spending review da circa 3 miliardi di euro.
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