Diversamente Italiani
Presentato nella sede romana dell’Università eCampus il libro Diversamente Italiani (Armando Curcio Editore), una raccolta di interviste – quelle che i sociologi chiamano storie di vita – di italiani, sopratutto donne, che hanno abbracciato la fede islamica.
L’autrice del libro è Silvia Layla Olivetti, da tempo ormai fedele all’Islam, che ha voluto documentare e portare a conoscenza dell’opinione pubblica questa crescente realtà. Per lei si tratta di una richiesta di rispetto verso chi ha fatto questa scelta, ma anche il desiderio di uscire allo scoperto e poter professare senza vergogna, cercando di sconfiggere i pregiudizi che accompagnano questa religione.
Purtroppo l’autrice non è potuta rimanere a lungo, in quanto sottoposta a rigidi orari dopo aver ricevuto minacce di morte per il lavoro che sta svolgendo presso l’Associazione donne Musulmane d’Italia, ma il dibattito è stato portato avanti dal giornalista Lorenzo Scheggi Merlini che, subito dopo i saluti del ministro Cecile Kienge letti per l’occasione dal suo consigliere Marco Marrone, ha passato la parola al presidente dell’Associazione donne Musulmane d’Italia Souheir Katkhouda.
La signora Katkhouda, facendo riferimento alle storie descritte nel libro, ha parlato del lavoro svolto dall’associazione e di come sia difficile per gli italiani accettare l’uso del burca da parte delle donne come una loro libera scelta, si è lamentata di quanto poco ancora si conosca la religione musulmana. Dopo di lei ha preso la parola il professore Martin Nkafu Nkemnkia, direttore del dipartimento di Scienze Umane e Sociali-Area Internazionale di Ricerca Sviluppo Cultura Africana della Pontificia Università Lateranense.
Il professore ha parlato in termini filosofici della tendenza odierna di cambiare il proprio orientamento religioso; banalizzando forse un po’ ha rintracciato la causa nel bisogno dell’individuo di sentirsi parte di una comunità, ma ha anche aggiunto che molto peso ha il bagaglio culturale che ciascuno di noi porta con sé nella scelta del credo. Ha ribadito anche la necessità del rispetto da parte di chiunque nei confronti di tutte le religioni, dell’altro da noi e sopratutto che non c’è religione se non c’è libertà.
A concludere il dibattito è intervenuto Abdellah Redouane direttore del Centro Islamico della Moschea di Roma che ha posto l’attenzione sulle differenze tra cultura e religione, soffermandosi poi su come nel Corano sia prevista l’accoglienza di chi vuole tornare, cosi sono definiti coloro che si convertono, alla fede Islamica perché Dio accetta tutti.
Tanti i temi caldi rimasti esclusi da questo incontro, molte le domande che non hanno trovato risposta: come viene vissuto l’estremismo islamico dai neo convertiti all’Islam? Qual è il contributo che loro apportano entrando in questa religione?
Certo, l’argomento è molto complesso e non può essere circoscritto alla sola lettura del libro o ad un solo dibattito, ma va approfondito e compreso attraverso lo studio e – dove possibile – l’ascolto di chi vive questa realtà sotto ogni aspetto.
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