Teresa Anjinho eletta nuova Mediatrice europea
Istituito nel 1995, l’ufficio del Mediatore europeo indaga su casi di cattiva amministrazione all’interno di istituzioni, organi, uffici e agenzie dell’UE, agendo di propria iniziativa o in risposta a denunce di cittadini dell’UE. Lo scorso 17 dicembre, il Parlamento ha eletto la portoghese Teresa Anjinho come Mediatrice europea per un mandato quinquennale che inizierà ufficialmente il 27 febbraio 2025, con il sostegno di 344 deputati in una votazione a scrutinio segreto. Dopo due turni di votazione, Teresa Anjinho ha ottenuto la maggioranza necessaria dei voti espressi, come stabilito dall’articolo 237 del Regolamento del Parlamento. Al primo e al secondo scrutinio hanno partecipato sei candidati: Teresa Anjinho (Portogallo), Emilio De Capitani (Italia), Marino Fardelli (Italia), Julia Laffranque (Estonia), Claudia Mahler (Austria) e Reinier van Zutphen (Paesi Bassi). Sostituisce la Mediatrice europea uscente, l’irlandese Emily O’Reilly, che ha assunto la carica per la prima volta nel luglio 2013 e ha avuto il suo mandato rinnovato per un secondo mandato nel dicembre 2019; a sua volta era stata preceduta dal greco Paraskevas Nikiforos Diamandouros (2003-2013) e dal finlandese Jacob Söderman (1995-2003).
Teresa Anjinho è una figura di spicco nel campo dei diritti umani, con una solida esperienza accademica e professionale. Il suo curriculum include l’essere un’esperta indipendente di diritti umani che ha dedicato la sua carriera alla promozione e alla difesa dei diritti fondamentali. La nuova mediatrice è una ricercatrice accademica che ha contribuito alla ricerca e alla divulgazione in materia di diritti umani. È stata membro del Comitato di vigilanza dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) e ha maturato esperienza nel controllo e nella trasparenza delle istituzioni europee. In precedenza, ha ricoperto il ruolo di Vice Mediatrice del Portogallo, figura chiave nella gestione delle relazioni tra cittadini e pubblica amministrazione in Portogallo. E’ stata ex-segretaria di Stato per la Giustizia ed ex vice procuratore generale della Giustizia in Portogallo e ha avuto un ruolo attivo nel sistema giudiziario portoghese.
Il Mediatore europeo è un organo indipendente che indaga sulle denunce di cattiva amministrazione da parte delle istituzioni, degli organi e degli organismi dell’UE. Il suo obiettivo è garantire che i cittadini europei godano dei più alti standard di buona amministrazione e che i loro diritti siano rispettati. Il Mediatore può avviare indagini di propria iniziativa o a seguito di denunce presentate da cittadini, imprese o associazioni.
L’elezione di Teresa Anjinho suscita grandi aspettative per la sua comprovata esperienza nel campo dei diritti umani, la sua conoscenza del funzionamento delle istituzioni pubbliche fanno ben sperare in un mandato all’insegna della trasparenza, dell’efficienza e della tutela dei diritti dei cittadini. Anjinho dovrà affrontare sfide importanti, tra cui il fatto che molti cittadini europei non conoscono ancora appieno i loro diritti e le possibilità di ricorso al Mediatore. Per mantenere la sua credibilità, il Mediatore deve operare in piena autonomia per garantire la sua indipendenza e l’efficacia del suo lavoro e deve lavorare a stretto contatto con le istituzioni per prevenire casi di cattiva amministrazione e promuovere standard elevati di etica pubblica.
L’elezione di Teresa Anjinho a Mediatrice europea rappresenta una notizia positiva per tutti i cittadini dell’UE. La sua competenza e la sua esperienza sono una garanzia per la tutela dei diritti e per una maggiore trasparenza e responsabilità delle istituzioni europee. Durante l’audizione pubblica nella commissione per le petizioni del 3 dicembre 2024, Anjinho si è impegnata a rafforzare la fiducia tra l’UE e i suoi cittadini e a sostenere i più alti standard di integrità, responsabilità e reattività: “Il mondo di oggi non comprende l’indecisione dovuta a formalità o burocrazie inutili, né accetta ritardi ingiustificati. Dobbiamo sempre rispettare il giusto processo, le regole e i procedimenti formali essenziali, ma dobbiamo anche fare i conti con la realtà. È una questione di fiducia nell’istituzione, ma anche, alla fine, nell’Unione europea nel suo complesso”.
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